Gli allievi del Conservatorio Frescobaldi in concerto a Ferrara

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I solisti e l’orchestra del Conservatorio Girolamo Frescobaldi di Ferrara saranno i protagonisti dell’attesissimo concerto in programma mercoledì 16 maggio alle ore 21 presso il Teatro Comunale.

PROGRAMMA 
 
F. Mendelssohn
Concerto per Violino ed Orchestra op. 64, I tempo
Solista: Gabriele Ceci.

 

G. Rossini
Overture del Guglielmo Tell

 

P.M. Dubois
Concerto per quattro Sassofoni ed Orchestra
Solisti: Andrea Agostini, Diana Pagotto, Francesco Righini, Carlo Bravin. 
 

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R. Schumann
Concerto per Pianoforte ed orchestra op. 54, I tempo
Solista: Matteo Cardelli.

 

G. Bizet
Entra’Acte n° 3 e 4 dall’opera “Carmen”

 

Orchestra del Conservatorio di Ferrara
Direttore: M° Luisa Russo

 

Il Concerto per violino e orchestra in Mi minore op. 64 di Felix Mendelssohn resta a tutt’oggi tra i capisaldi della letteratura violinistica; successo garantito dall’affascinante inventiva melodica, dal brillante rilievo della parte solistica supportato da un’orchestrazione di raffinato equilibrio. La lunga gestazione del Concerto (1838-1844) vide la stretta collaborazione tra l’autore e l’interprete e dedicatario, Ferdinand David: fondamentale fu il suo apporto nella stesura della parte solistica, in particolare della complessa cadenza del primo movimento. Il Concerto per violino op. 64 conobbe la sua prima esecuzione il 13 marzo 1845 al Gewandhaus di Lipsia con David solista e la direzione di Niels Cade, essendo Mendelssohn indisposto. Audace e suggestivo l’incipit dell’Allegro molto appassionato, affidato al solista che introduce il primo tema subito ripreso dall’orchestra; segue un secondo tema, icastico nella semplicità di corale, ed il dialogo tra violino e orchestra procede nel complesso sviluppo, fino alla lunga ed articolata cadenza che, con programmatica libertà formale, precede la ripresa, con uno straordinario effetto di sospensione. Amabile e brillante la coda, a suggello dello slancio lirico che percorre senza sosta l’intero movimento. Carmen, opéra-comique di Georges Bizet, esordì sulle scene parigine il 3 marzo 1875. Il carattere spagnoleggiante della partitura, nell’ottica di una definizione ambientale realistica e caratterizzante, emerge evidente nell’Entr’acte sinfonico tra atto terzo e quarto: ritmi e movenze di danza desunti dal folklore iberico si coniugano con le vivaci e solari melodie, l’appassionata ricchezza del linguaggio armonico, l’orchestrazione ricca e smagliante tipiche dello stile di Bizet, all’insegna di un esotismo sobrio ed essenziale. Dalla tradizione musicale d’oltralpe anche il Concerto per quartetto di sassofoni ed orchestra di Pierre Max Dubois. Allievo di Darius Milhaud, Dubois tramandò l’estetica del Gruppo dei Sei, di cui Milhaud fu fondatore, alla contemporaneità: la freschezza delle melodie, all’insegna della libertà d’espressione, si basa su un’approfondita ricerca armonica e timbrica, stemperata da un atteggiamento di ironico distacco; caratteristiche evidenti anche nel Concerto in programma, nell’immediatezza dei temi supportata da inedite soluzioni armoniche e da una raffinata indagine sugli impasti sonori.

In apertura della seconda parte l’Allegro affettuoso, primo tempo del Concerto per pianoforte e orchestra in La minore op. 54 di Robert Schumann. Il periodo creativo dell’Op. 54 (1841-1845) si colloca in uno dei momenti più distesi della tormentata vita del compositore: nel 1841 aveva potuto, dopo tante avversità, sposare Clara Wieck, prima interprete del Concerto a Lipsia nel gennaio 1846 con la direzione di Felix Mendelssohn. Si è di fronte ad una delle espressioni più rappresentative del Romanticismo musicale, per la profondità e l’inesauribile varietà delle declinazioni emotive. Nell’Allegro affettuoso la forma-sonata è sottoposta ad una lettura personale ed innovativa nelle sovrapposizioni tematiche, negli accostamenti timbrici e nella condotta del dialogo tra solista ed orchestra. A suggello di uno sviluppo complesso e turbinoso l’ammaliante fascino della cadenza, che si dissolve in una coda di vivace e coinvolgente musicalità. In chiusura la trascinante Ouverture da Guillaume Tell (Parigi, 3 agosto 1829), grandioso congedo di Gioacchino Rossini dall’agone teatrale. In quattro episodi senza soluzione di continuità l’Ouverture compendia i motivi salienti dell’opera, che sembra anticipare l’estetica romantica con il ricorso a tematiche nazional-patriottiche e con la puntuale caratterizzazione del “colore locale” elvetico. Al sensuale Preludio, affidato a violoncelli e contrabbassi, segue l’energica Tempesta a piena orchestra che si dissolve in una parentesi distesa, ove la bucolica serenità è evocata dal dialogo tra corno inglese e flauto; gli spunti tematici provengono dai Ranz des vaches, i tradizionali richiami dei mandriani. Infine la travolgente Marcia, raffigurazione dell’avanzata dell’esercito attraverso un sapiente gioco di dinamiche in crescendo, che culmina nel fragoroso e scintillante finale.

Annalisa Lo Piccolo