Musicista “non specialista”. Intervista al francese Vincent Peirani

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Vincent PeiraniDopo aver studiato fisarmonica classica e clarinetto, Vincent Peirani si muove verso il jazz e la musica improvvisata, tenendo anche lezioni al Conservatorio di Parigi.

Si è esibito insieme a molti musicisti, tra i quali ricordiamo Marcel Azzolla, Jean Paul Celea, Denis Charolles, Bruno Chevillon, Manu Codjia, Renaud Garcia Fons, Fred Gastard, Yaron Herman, Stéphane Huchard, Daniel Humair, François Jeanneau, Sylvain Luc François Merville, Christopher Monniot, Youn Sun Nah, Emile Parisien, Dominique Pifarély, Michel Portal, Louis Sclavis. Mentre, nel mondo della canzone, della world music e della musica classica, ha invece collaborato con Roberto Alagna, Le Cirque des Mirages, Mireille Delunsch, Kiko Ruiz, Laurent Korcia, Lansana Kouyaté, Art Mengo, André Minvielle, Pier No. 5, François salquë, Foo Fighters, Cheikh Tidiane Seck, Les Yeux Noirs. Parallelamente a queste attività, Vincent Peirani produce e pubblica diversi progetti: un disco solista dal titolo “L’ébruiteur”, il suo duetto con Vincent Lê Quang (il disco “Gunung Sebatu”, pubblicato nel febbraio 2009 da Zig Zag Territories), l’altro duetto con François Salquë (il disco “IS”, pubblicato nel febbraio 2011 da Zig Zag Territories), “Living Being”, quintetto rock elettrico con Emile Parisien, Yoan Serra, Tony Paeleman & Julien Herne e il quintetto pop-world “Séjalan”, co-diretto con la cantante franco-indonesiana Serena Fisseau.

Cominciamo dall’inizio. Quando hai iniziato e come sta cambiando il mondo della fisarmonica in questi ultimi anni?

All’inizio volevo suonare la batteria, ma mio padre non voleva e ha scelto la fisarmonica per me. Da giovane è stato un musicista e ha suonato molti strumenti, come il sassofono, il clarinetto, la chitarra, il flauto… e anche la fisarmonica. Quindi, per me, è stato orribile! Tornando al ’90, nessuno, e tanto meno un adolescente voleva suonare la fisarmonica. Mi ricordo quando ogni giorno metteva la fisarmonica sulle mie ginocchia, e io piangevo…

Ma con il tempo e la musica, tutto è cambiato! Quando ho sentito per la prima volta la musica di Bach, è stato uno shock. E mio padre, che è un uomo intelligente, mi ha detto: “Ti piace questa musica? Sai che puoi suonarla con la tua fisarmonica?” Io non ci credevo, ma siamo andati a parlare con un nuovo insegnante e ho iniziato le mie lezioni classiche sulla fisarmonica, ed è così che è iniziata la mia “storia d’amore” con questo strumento!

Oggi vedo sempre di più la fisarmonica presente in diversi tipi di musica, ed è un buon segno per lo strumento. Penso che la gente sia meno impaurita dallo strumento, e le musiche sono sempre più miste, quindi la fisarmonica può andare bene in tutto il mondo! Questa è solo la mia opinione, per quanto riguarda le mie esperienze. Dobbiamo comunque continuare a promuovere la fisarmonica, e rifondere la grandezza di questo strumento.

Spesso hai suonato in Italia, sia in festival che in luoghi importanti come l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Pensi che la scena musicale italiana sia interessante per le musiche eseguite con fisarmonica?

Non posso ancora risponderti con esattezza, perché non è molto che frequento l’Italia, ma posso dire una cosa, e cioè che gli italiani conoscono la fisarmonica! E sono sicuro che piacerà sempre di più!

Ha mai lavorato con musicisti italiani?

Sì, perché ci sono molti musicisti italiani a Parigi. Parlo, ad esempio di Francesco Bearzatti, Federico Casagrande, Riccardo Del Fra, Mauro Gargano, Guido Zorn, Aldo Romano, Eric Legnini. Ho appena finito di registrare il nuovo progetto di Federico Casagrande (chitarra) con Michele Rabbia (laptop, percussioni) e Vincent Courtois (violoncello), per la CAM Jazz. Inoltre a volte suono, in duo con Francesco, un programma composto da composizioni e melodie rock. Quindi sì, sto lavorando con musicisti italiani e mi piace!

Hai esperienza nell’ambito dell’insegnamento?

Sì, ma ora non ho più tempo per l’insegnamento. A volte le persone mi chiamano per dei masterclass nelle scuole, e se riesco a conciliarlo con i miei impegni lo faccio volentieri, perché insegnare agli studenti mi insegna sempre qualcosa. Spero che tu capisca cosa voglio dire. Per questo per me è sempre un’esperienza nuova e molto emozionante.

Sei impegnato in progetti molto differenti tra loro. Di cosa si tratta, di ricerca, di sperimentazione, o della necessità di misurarti con linguaggi diversi?

Penso che sia tutto questo. La ricerca, perché sono sempre alla ricerca di qualcosa di diverso e cerco di estendere il mio linguaggio musicale. Quindi la ricerca è una parte importante del mio lavoro. Sperimentazione, perché è anche divertente provare qualcosa di nuovo sulla musica, i musicisti, gli strumenti, le forme. Mi piace anche viaggiare tra i diversi mondi musicali, mi piace la musica che non ha confini! E grazie a internet il mondo è aperto per le nostre orecchie! Quindi dobbiamo solo essere curiosi e guardare e ascoltare.

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Spesso la critica internazionale accosta il tuo nome a quello di importanti musicisti. Questo crea aspettative nel pubblico. Come vivi questa situazione? Crea aspettative anche in te, o riesci a ignorarla e a concentrarti sul tuo lavoro?

Sono molto sorpreso di tutto questo e non sono sicuro di esserne veramente consapevole. Penso che sia meglio in un certo senso. Per me la cosa più importante è rimanere concentrato su quello che devo fare, quello che voglio fare. Cerco di essere onesto con me stesso, con la musica e quindi con il pubblico. Questa è la cosa importante per me.

Puoi parlarci della tua esperienza con il grande chitarrista Ulf Wakenius?

Ci siamo incontrati nel quartetto di Youn Sun Nah. Questa era abituata a suonare in duo con lui e voleva provare qualcosa con me e il bassista Simon Tailleu. È stato tre anni fa. Dopo alcuni concerti Ulf mi ha chiesto di unirmi a lui nel suo prossimo album “Vagabond”, con Lars Danielsson. Ecco come è iniziato. Da quel momento abbiamo suonato come duo e anche in trio con Simon. È davvero incredibile suonare con lui, perché nella sua musica si possono sentire tante cose diverse. Sono un grande fan di Oscar Peterson e Pat Metheny, e questi sono due musicisti con cui Ulf ha suonato. Wow! Mi sento fortunato a condividere il palco con lui.

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È interessante notare che hai composto musica per i bambini. Come si concilia questa attività con le altre in cui sei coinvolto?

Per molti anni ho dovuto attraversare molti repertori: jazz il lunedì, canzone francese il martedì, free music il mercoledì, trash metal il giovedi, flamenco il venerdì. È difficile all’inizio, perché ci si può perdere in tutte queste musiche. Ma per me è stato molto interessante, perché si trattava “semplicemente” di musica. Così ho dovuto trovare un modo per essere me stesso in tutto ciò e rispettare ogni musica. Con la musica per i bambini era lo stesso, e ho avuto la fortuna di lavorare con persone che conoscono veramente il mondo di questi ragazzi, così è stato più facile per me. Io sono abituato a dire che la mia specialità è che io non sono uno specialista, e penso che sia una buona immagine per spiegare chi sono.

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