Intervista a Pasquale Coviello: la musica che parla al cuore

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pasquale covielloInsegnante, fisarmonicista e amante della musica. Pasquale Coviello si è innamorato della fisarmonica quando era un ragazzo e da allora, studia, approfondisce, impara… Oggi, per prima cosa, Pasquale Coviello insegna ai suoi studenti ad amare la musica.

1. Come è nata in lei la passione per la fisarmonica e che tipo di percorso formativo ha avuto?

Mio padre, che ho perso quando avevo solo 5 anni, era un operaio e aveva la passione per il canto e, a detta di molti che lo conoscevano, era veramente bravo. Mi avrà geneticamente trasmesso qualcosa, non so!

Comunque ricordo che quando avevo 11 anni mia madre ascoltava spesso musicassette di musiche romagnole in cui la fisarmonica aveva un ruolo predominante, ma anche sax, clarinetto e via dicendo. Un giorno chiese a me e ai miei quattro fratelli chi volesse intraprendere lo studio di uno strumento musicale e io, per passare il tempo o per curiosità, accettai. Nel paese in cui vivevo l’unica opportunità era la banda musicale presso la quale si insegnava  solfeggio e gli strumenti a fiato. Mia madre mi fece frequentare i corsi, ma sentivo che quegli strumenti non mi ispiravano più di tanto, così mi dedicai solamente allo studio del solfeggio e della teoria musicale.

Un giorno chiamammo un amico di famiglia che suonava la fisarmonica per hobby e non a livello accademico. Gli chiesi se volesse farmi sentire qualcosa e, dopo aver ascoltato qualche piccolo brano e il suono della fisarmonica, rimasi folgorato e me ne innamorai a prima vista! Questo ragazzo in 3 mesi mi insegnò tutto quello che era in grado di insegnarmi. Successivamente andai a chiedere informazioni al Conservatorio ma 28 anni fa nei Conservatori non era previsto l’insegnamento di questo strumento. Il giorno che mi presentai in segreteria mi dissero. “Vuoi studiare la fisarmonica qui? Purtroppo insegniamo solo strumenti nobili, accademici… La fisarmonica non credo che verrà introdotta nei Conservatori”. Me ne andai rammaricato e deluso! A quel punto decisi di contare solo sul mio istinto e le mie capacità, infatti da alcuni mesi a 3 anni riuscii da solo a raffinare varie tecniche e a raggiungere risultati sorprendenti, mi rendevo conto che riuscivo ad imparare brani difficili con una certa facilità. Successivamente mi iscrissi in una accademia fuori dal mio paese dove studiai in modo più approfondito teoria, solfeggio e composizione.

A 15 anni me ne andai per 2 anni lontano da casa per guadagnarmi i miei primi soldini e per cominciare a fare le mie prime “serate”. Suonai con vari gruppi misti, folk, musica napoletana poi con cantanti neomelodici e, in seguito anche con jazzisti… E proprio questo percorso credo abbia influito notevolmente sulla mia formazione musicale!

Successivamente mi appassionai anche del jazz e da li cominciai ad ascoltare i dischi di grandi musicisti come Oscar Peterson, Bil Evans, Telonius Monk, Duke Ellington e in contemporanea, provavo ad “emularne” le sonorità  insieme ad alcuni amici jazzisti residenti nei vari paesi!

Dai 15 ai 20 anni credo di aver suonato in più di 500 serate e concertini; per non farmi mancare nulla ho anche partecipato ad alcuni concorsi per fisarmonica regionali che ho vinto brillantemente. Dopo qualche anno iniziai a dedicarmi alla musica classica e cominciai a suonare la fisarmonica a bassi sciolti che mi diede ulteriori soddisfazioni. Detto della fisarmonica, potrei citare l’altra mia grande passione, il pianoforte… Attualmente sto per laurearmi in Pianoforte Jazz presso il Conservatorio di musica di Potenza. Ci sarebbe ancora molto da raccontare ma per ora mi fermo qui!

2. Cos’è per lei la musica?

Sento dire spesso da alcuni musicisti al termine della scrittura di una loro composizione, che non sono soddisfatti e spesso sono autocritici con se stessi. Se ciò accade vuol dire che qualcosa è andato storto. Per dirla breve, non si piacciono quando si ascoltano, hanno sempre timore del parere altrui, vedono ciò come una forma di esame, questo è negativo e non è musicale. Penso che se un compositore prova certi “ioni negativi”, l’obbiettivo di trasmettere emozioni dalla propria musica agli altri non verrà raggiunto e a quel punto tanto vale non comporre nulla.

I movimenti del nostro corpo, i nostri gesti, il nostro cuore, i nostri pensieri… Tutto questo è musica! Se non si arriva ad una pace o ad una positività interiore, come si può pensare di riuscire a trasmettere emozioni ad un pubblico che ci ascolta? Quindi, credo, che pur trovandoci in un periodo grigio bisognerebbe cercare di essere positivi quando si compone e riuscire a calibrare meglio le proprie negatività. Io amo molto quello che scrivo, amo riascoltarmi e mi piace ciò che la mia musica può trasmettere alla gente. Molti fan mi scrivono che le mie composizioni prendono diritti al cuore… Ecco a me basta questo, l’obbiettivo è stato raggiunto!

3. Napoli è la sua città natale. Quanto è presente nei suoi pezzi e nelle sue esibizioni?

Napoli è molto presente nelle mie composizioni, anche per il fatto che ho suonato spesso con cantanti neomelodici e frequentato artisti dal cuore grande come i napoletani. Ho avuto il piacere di suonare come turnista anche con cantanti napoletani di fama internazionale; la musica napoletana è piena di passione e genuinità. Tengo a precisare però che nei miei pezzi è presente un mix di tutto, da Napoli al Brasile, dall’ America alla Basilicata, nonché la musica etnica. In ciò che scrivo c’è la mia infanzia, il mio vissuto, gli odori del passato, i ricordi, i miei pensieri, la vita quotidiana, anche un poco di malinconia che non guasta e la gioia di vivere… Di tutto insomma. Oltre alla logica della composizione c’è molto istinto e spontaneità in ciò che scrivo.

4. Si è recentemente conclusa l’edizione 2013 di Musikmesse. Cosa pensa di questo evento del quale è stato protagonista?

È vero, in passato ero protagonista della Musikmesse, ci andavo ad ogni edizione e dopo 10 anni ho deciso di tornarci, non solo per esibirmi, ma anche per salutare tanti amici che non vedevo da tempo.

Io sono un testimonial dell’azienda Beltuna e sono onorato di promuovere e suonare i loro strumenti. Nando Mengascini, il direttore e fondatore, è colui che cura ogni dettaglio delle fisarmoniche che costruisce e ascolta con grande umiltà i consigli miei e di altri colleghi musicisti, per innalzare il livello qualitativo di uno strumento che io ritengo tra i migliori sul mercato oggi. Musikmesse è un evento annuale cui le aziende che intendono rimanere sui “piani alti della distribuzione internazionale” non possono rinunciare, ma poi si sa, ognuno ha le proprie strategie di mercato e fa quello che è nelle proprie possibilità. Alla Musikmesse c’è la possibilità di far visionare e toccare con mano i propri prodotti direttamente ad un pubblico vasto e di qualsiasi nazionalità.

Il musicista poi ha modo di salutare i fan e di esibirsi presso lo stand del quale è promotore, malgrado i rumori di fondo dovuti alla notevolissima affluenza e alle performances degli artisti che si esibiscono in contemporanea.

5. Lei è un docente di fisarmonica e forma ragazzi di ogni età e livello. Tra qualche giorno Spoleto ospiterà come ogni anno le selezioni nazionali per la Coupe Mondiale (CIA). Come ci si prepara per un concorso internazionale?

Oggi alcuni ragazzi che escono da scuole e Conservatori sono molto preparati tecnicamente e studiano duramente ma sono rigidi, seri, troppo presi dal dover dimostrare quanto sono bravi e guai se sbagliano una nota per non deludere il maestro; ma la musica e la musicalità dove sono finite? Per loro, la priorità assoluta è essere perfetti, invece per poter concorrere in questi eventi, sempre più difficili da affrontare, non basta e c’è bisogno di una dose di naturalezza e incoscienza. Per affrontare una Coupe Mondiale la giusta preparazione non serve a nulla se si è bravi solo a suonare rinchiusi nella propria stanzetta di casa. Bisogna essere rilassati, fare esercizio mentale ed essere liberi da pensieri e soprattutto non bisogna essere negativi ed ansiosi, perché questi elementi a loro volta provocano tensione, irrigidimento, adrenalina e acido lattico che ti bloccano completamente. Necessita prepararsi notevolmente sul lato psicologico, fare molta educazione interiore, cercare di non emozionarsi troppo e non avere paura del palco o dell’eventuale giudizio… Ci si deve buttare a capofitto e pensare solo alla musica e non ai giudici che stanno li per esaminare.

Molti dicono “facile a dirsi, ma difficile da mettere in pratica”. Come si fa? Lavorando interiormente sia con la musica che con noi stessi, dato che siamo e nasciamo già musica! Basterebbe tornare alle origini quando l’incoscienza dell’infanzia ci permetteva di fare tutto ciò che oggi non si riesce più, dai piccoli gesti naturali ai sorrisi veri e spontanei, tutto quello che si è perso per strada nel corso della crescita e a causa della cultura che ci viene inculcata. Bisogna essere felici di suonare sopra un palco e non vederlo solo come una competizione! È necessario studiare anche questi lati per affrontare certi ostacoli. Quando si suona, nel corso di una prova per il mondiale o ci si esibisce in un concerto, l’aspetto importante, oltre alla preparazione, è il lato psicologico ed emotivo. Se tutto ciò non avviene si può rendere il 50% o ancor meno delle proprie possibilità… Ed è un vero peccato!

6. A cosa sta lavorando attualmente e quali sono i progetti in cantiere?

Attualmente sto lavorando su vari progetti tra cui una mia idea di proporre il tango argentino in trio e debutterò con questa nuova esperienza il 15 e 16 Maggio nell’auditorium del Conservatorio Gesualdo Da Venosa a Potenza. Il trio è formato, oltre che dal sottoscritto, da Francesco Scorza al piano e dalla voce femminile Iole Cerminara; il progetto si chiama Tango Solo – storie di Tango e Tanghi nella storia. Un affascinante percorso tra musica e parole che ci accompagna alla scoperta del Tango Argentino. Dalla seduzione del ballo alla poesia della canzone, il tango racconta la cultura della strada, il combattimento dei coltelli, l’amore e la malavita. Il tango argentino, patrimonio culturale dell’umanità, nasce dalla ricchezza e dalla diversità culturale del Sud America dei primi del ‘900 e lo spettacolo propone una raffinata selezione musicale tratta dal suo sterminato repertorio. Una musica che si rinnova e continua a conquistare generazioni perché, forte delle proprie radici, è sempre capace di generare emozioni, antiche e nuove.

Sto lavorando anche con il quartetto d’archi Meridies formato da grandi musicisti; suoniamo Piazzolla e nelle tournée a volte siamo affiancati dalla voce recitante dell’attore Alessandro Haber. Inoltre mi sto dedicando alla costituzione di un quartetto formato da bravissimi jazzisti per poter finalmente proporre un vasto repertorio che spazia tra i vari generi in cui la fisarmonica è sempre presente e protagonista. Poi sto completando un Metodo sulla fisarmonica jazz in cui ci sono le basi per cominciare a studiare l’armonia jazzistica e le tecniche di improvvisazione sul tonale e modale. A proposito di didattica, in passato ho realizzato anche altri due metodi impostati sulla tecnica fisarmonicistica di cui sono uscite recentemente le versioni russe, pubblicate dall’Università degli studi di Mosca che le ha poi distribuite in tutto il territorio nazionale.