Adamo Volpi (1911 – 1980) – prima parte

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Adamo VolpiIl 1948, quando entrò in vigore la Costituzione Repubblicana italiana e si svolsero le elezioni politiche della I° legislatura, fu un anno fondamentale anche per la letteratura fisarmonicistica italiana ed internazionale. Già nei precedenti articoli è emerso come nel 1948 fossero stati pubblicati brani entrati stabilmente nel repertorio “tradizionale” dei fisarmonicisti: Gorni Kramer con Carovana negra e Tarantella Boogie, in collaborazione con Wolmer Beltrami, il quale fece uscire in Inghilterra Il Treno, gettarono solide basi per la successiva evoluzione della fisarmonica jazz. Nello stesso anno vennero pure pubblicati in edizione italiana per la Metron di Milano, la notissima marcia Pietro ritorna e l’altrettanto famosa Trieste Ouverture del pioniere italo-americano Pietro Deiro (1888-1954), definito “il papà dei fisarmonicisti”. Abbiamo poi visto come la neonata casa editrice FARFISA – in seno all’omonima azienda – avesse pubblicato, tra l’altro la Rapsodia azzurra di Bio Boccosi. La casa editrice anconetana aveva indetto proprio nel 1948 un Concorso di Composizione di brani originali per fisarmonica; tra i vincitori risultarono un musicista 37enne quasi coetaneo di Kramer e Boccosi cremonese di nascita, ma residente già da una decina di anni a Loreto (Adamo Volpi con il brano Moto perpetuo) e un giovane pavese 26enne Felice Fugazza, coetaneo di Wolmer Beltrami con Preludio e fuga.

Con questi due musicisti, destinati a diventare tra gli autori più popolari e apprezzati della letteratura fisarmonicistica del Novecento, si consolidarono le fondamenta del repertorio “classico” italiano.

In questo articolo ci occupiamo di Adamo Volpi scoprendo alcuni aspetti poco conosciuti della sua vita e soprattutto della sua carriera musicale.

Undicesimo figlio di una modesta famiglia della provincia di Cremona (Castelnuovo del Zappa, piccola frazione del comune di Castelverde) Adamo Volpi crebbe in un ambiente famigliare piuttosto favorevole all’arte e alla musica in particolare. Il padre fu il suo primo maestro, ma ben presto, dopo un “apprendistato” presso Federico Caudana, organista e maestro di cappella della Cattedrale di Cremona, Adamo seguì le orme del fratello maggiore Remo, studiando a Roma, prima al Conservatorio S. Cecilia – diplomandosi in pianoforte – e poi presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra, diplomandosi cum laudein tre indirizzi: Canto gregoriano, Composizione polifonica sacra (nel 1935) e Organo e composizione organistica (nel 1937) con insegnanti del calibro di Licinio Refice, Raffaele Casimiri[1], e Ferruccio Vignanelli[2], il quale (profeticamente) gli pronosticò un sicuro avvenire come organista … come poi puntualmente avvenne. Oltre a ciò Volpi si era precedentemente perfezionato pianisticamente, dopo il relativo diploma, con Pietro Boccaccini (1843-1939), uno dei più grandi pianisti/didatti dell’epoca – già allievo di Liszt e Beniamino Cesi; per cui si può affermare che ebbe una solida preparazione musicale, ottenuta con i migliori musicisti e didatti in circolazione. Per alcuni anni praticò anche lo studio del violino, strumento da lui molto amato dopo l’organo.

I fratelli Adamo e Remo VolpiGià nel 1937, appena dopo il completamento degli studi, ottenne la nomina di organista titolare presso la pontificia Basilica della “Santa Casa” di Loreto, succedendo al fratello Remo, che ottenne invece l’incarico di direttore di coro. I due fratelli mantennero i rispettivi incarichi, con estrema professionalità e perizia, fino al pensionamento e vissero nel colle lauretano fino alla morte. Per Adamo, uomo sinceramente religioso e legato alle tradizioni cattoliche, la nomina di organista titolare in un luogo così importante e significativo era un po’ il coronamento di un sogno, il raggiungimento di un obiettivo, dato che fin da giovanissimo era attratto dalla musica sacra.

A Loreto ebbe modo di coltivare le sue due grandi passioni musicali: l’organo – sia come organista di chiesa, ma anche come concertista, apprezzato a livello nazionale ed internazionale – e la composizione, scrivendo vari brani – principalmente messe e mottetti – per il servizio liturgico.

 

L’ORGANISTA

Per quanto riguarda l’attività di organista di chiesa, accompagnatore delle varie funzioni religiose, abbiamo la testimonianza di Giuliano Viabile[3], suo ex allievo e attuale direttore di coro e organista della Basilica Lauretana, che ebbe a scrivere: «Ho trovato in lui quello che ho tanto cercato: l’organista di chiesa. Insuperabile improvvisatore, abile accompagnatore di cori e di canto gregoriano. Dall’alto della sua esperienza liturgica sapeva infonderti tutti quei piccoli segreti così utili ad un organista di chiesa.[…] Giovane studente, lo sostituii una volta all’organo del Santuario per accompagnare la Cappella diretta dal fratello Remo. Ricordo ancora tutte le sue preziose indicazioni per accompagnare la Cappella, le varie registrazioni e quel dignitoso modo di accompagnare le risposte del celebrante, di cui oggi faccio ancora tesoro». [v. G. Assandri – M. Ruggeri, Adamo Volpi. Musiche per il Santuario di Loreto, N.E.C., 2010].

Come organista concertista Volpi fu un vero virtuoso ed anche se non era sua abitudine conservare le recensioni dei propri concerti, sussistono varie testimonianze della sua arte interpretativa, dalle quali si deduce che sin dalla preparazione/programmazione dei concerti aveva una particolare cura nell’accostare gli autori più rappresentativi del proprio strumento, partendo da Frescobaldi, Pasquini ecc. fino a Widor e Vierne, con l’amato Bach come perno. Inoltre, cercava sempre di accontentare il pubblico con brani che avessero una presa sugli ascoltatori, come la celebre bachiana Toccata e fuga in re minore, che eseguiva sovente nei suoi concerti. Era poi sua abitudine concludere i suoi recital con improvvisazioni su temi indicati dal pubblico; era particolarmente agguerrito sulle elaborazioni di temi gregoriani, applicandovi le forme tradizionali classico-romantiche. In proposito ecco ungiudizio assai significativo apparso sul Bollettino Ceciliano dell’ottobre 1960: «Aderendo poi al desiderio di S. E. Mons. Alcini, il Maestro Volpi, sul tema gregoriano “Creator alme siderum” dato dal pubblico e scelto fra tre da S. E. stessa, improvvisava una “Elevazione” e una “Toccata” finale, con rara maestria e consumata tecnica armonistica»; la grande abilità tecnica e formale nell’improvvisazione venne rilevata anche su Il Messaggero del 26 novembre 1953: «Subito il grande compositore si portava alla consolle ed improvvisava una stupenda “berceuse” che ha suscitato vivissimi applausi».[cfr. M. Ruggeri, L’organista virtuoso: Adamo Volpi, in op. cit., N.E.C., 2010].

Adamo VolpiÈ ancora vivo in me il ricordo personale delle sue fastose esecuzioni e straordinarie improvvisazioni al termine di alcune messe domenicali, allorché si formava sempre un capannello di persone attorno al monumentale organo della Basilica mariana; e c’era sempre qualcuno che esclamava con ammirazione “questo è Volpi!”.

La sua attività di concertista di organo lo portò ad esibirsi sia su organi antichi che su organi moderni, sempre con la medesima cura, rispetto e perizia nello sfruttare il particolare strumento e la relativa registrazione. Si interessò anche del restauro degli antichi strumenti e perciò fu nominato, e poi confermato, dal Ministero della Pubblica Istruzione come “Ispettore Onorario per la tutela del patrimonio organaro delle Marche”. [v. op. cit.].

Ma Volpi si esibì spesso anche come pianista, accompagnando vari musicisti e cantanti, a volte anche illustri, come il grande tenore Beniamino Gigli, che spesso richiedeva la sua partecipazione, o come il celebre fisarmonicista Gervasio Marcosignori, suo ex-allievo e poi collaboratore, con cui formò un (allora) insolito duo fisarmonica – pianoforte che riscosse molti successi in Italia, ma anche in Inghilterra, dove fecero importanti tournèe. In tali occasioni i due musicisti eseguivano in duo alcune composizioni dello stesso Volpi ed altri brani come solisti; Adamo attingeva, soprattutto, nel repertorio del suo amato Chopin [cfr. Strologo, Adamo Volpi. Organista, concertista e compositore, Loreto, 2011].

 

IL DIDATTA

Adamo Volpi fu anche un notevole didatta, forte dell’alto magistero ricevuto dai suoi illustri insegnanti e dell’esperienza maturata in anni di intensa e apprezzata attività musicale in vari settori. Il contratto di lavoro presso la pontificia Basilica Lauretana prevedeva anche attività di insegnamento per i seminaristi del Santuario, quindi Volpi iniziò il percorso didattico proprio in seno al Santuario della “Santa Casa”; ebbe poi allievi privati di pianoforte e fisarmonica e poi, dal 1966, fu nominato Professore di “organo e composizione organistica” presso il Conservatorio di Bari, chiamato dall’allora illustre direttore Nino Rota, già suo compagno di liceo. In età avanzata, Volpi chiese e ottenne il trasferimento presso il Conservatorio di Pesaro. Per quanto riguarda l’organo ebbe come allievi, oltre al già citato Giuliano Viabile, suo successore alla “Santa Casa”, anche Mons. Antonio Parisi – ora consulente per la musica liturgica presso l’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI. – e padre Italo Santucci.

Come allievi privatisti di fisarmonica e pianoforte ebbe, tra gli altri, Sandro Garbatini, poi insegnante e autore di numerosi brani soprattutto didattici per fisarmonica, organo elettronico e pianoforte; Giancarlo Spegni, che si diplomò in pianoforte con lui, poi apprezzato didatta; Nazareno Carini, uno dei migliori artigiani della fisarmonica di Castelfidardo; Adalberto Guzzini, in seguito autore di musiche per organo elettronico e altri strumenti ed ancora Mario Balestra, valente fisarmonicista jazz e didatta, in aggiunta a vari altri fisarmonicisti che venivano pure dall’estero per perfezionarsi con lui. Tra questi Alfio Spartà, vincitore di numerosi concorsi negli anni Cinquanta e il giapponese Yashuiro Kobayashi, a tutt’oggi una vera e propria star della fisarmonica, che studiò tre anni con Volpi e poi vinse nel 1980 il “Trofeo Mondiale della fisarmonica” a Vienna.

Varie testimonianze sul Volpi insegnante sottolineano che fosse un didatta serio e scrupoloso, ma anche comprensivo; fu nominato anche presidente dell’A.N.I.F., Associazione Nazionale Insegnanti di Fisarmonica e fu spesso chiamato, pure come Presidente, in diverse commissioni giudicatrici in importanti concorsi nazionali ed internazionali. Ricordo con piacere, e un po’ di orgoglio, di essere stato anch’io suo allievo negli ultimi anni Settanta, anche se per poche, ma molto significative lezioni finalizzate alla preparazione di concorsi e/o concerti.

C’è poi una particolare testimonianza sul Volpi insegnante di Conservatorio a Bari, dove un talento del musicista venne spesso sfruttato; ovvero la sua grande capacità di “lettura a prima vista”. Quando, in occasione di esami, mancava un pianista accompagnatore, l’allora Direttore Nino Rota interveniva subito dicendo: “chiamate Adamo!”, il quale, sempre disponibile, offriva sovente la sua collaborazione di capace e autorevole pianista accompagnatore, in grado di leggere a prima vista qualsiasi partitura, anche la più complicata.

 

IL COMPOSITORE

Adamo Volpi aveva avuto sempre un interesse innato per la composizione e dopo gli studi, sin dai primi anni di guerra sotto le armi, scrisse alcuni mottetti e varie composizioni per il coro della Basilica lauretana, dove aveva iniziato a prendere servizio come organista. La sua attività compositiva principale fu dunque come abbiamo già accennato, per tutto l’arco della sua parabola creativa, quella di “musicista di chiesa”. Quindi spesso, per le varie festività e ricorrenze importanti, scrisse mottetti e messe, ma anche vari brani d’occasione, per il suddetto coro della “Santa Casa”. Il suo Oremus pro Pontifice per coro a 4 voci divenne brano fisso nelle varie edizioni della “Rassegna Internazionale delle Cappelle Musicali” – importante manifestazione da lui ideata, col fratello Remo ed Augusto Castellani – che si svolge annualmente a Loreto dal 1960.

Parallelamente a questa attività compose anche musica strumentale: per il suo strumento, per varie formazioni cameristiche, e soprattutto per fisarmonica, per la quale scrisse una serie di brani che vanno da raccolte didattiche di “pezzi facili” a impegnative composizioni da concerto, spesso utilizzate come “pezzi d’obbligo” in importanti concorsi nazionali ed internazionali.

Lo stile compositivo di Volpi si potrebbe definire piuttosto accademico, qualche critico direbbe “conservatore” ma, al di là delle etichette spesso superficiali, risulta effettivamente sempre improntato alla ricerca dell’equilibrio formale, della buona condotta armonica, della “bella melodia”, qualità tipiche della tradizione musicale italiana. In particolare per la fisarmonica scrisse una serie di brani che potremmo definire un po’ “a la manière de…”, in alcuni casi una sorta di “omaggi” e di “reminescenze”; con mano sicura ci fa apprezzare sia le forme musicali più severe e “storicizzate” (come il preludio/toccata, il fugato, il tema e variazioni, la suite), così come le forme più libere e d’impronta romantica (come lo scherzo, il valzer e le danze in genere). Diverse di queste composizioni entrarono subito nel repertorio di molti fisarmonicisti, incontrando il favore di Maestri, scuole e di larga parte del pubblico a livello internazionale; tanto che Bio Boccosi, nel testo La fisarmonica italiana (v. bibliografia) già nel 1963 affermava: «Adamo Volpi è considerato il più popolare autore di pezzi originali per fisarmonica italiano», e nella rivista «Fisarmonica» sempre Boccosi: «Adamo Volpi è considerato oggi uno dei migliori autori di musiche originali di fisarmonica nel mondo. Con alcune delle sue composizioni […] ha saputo efficacemente contribuire ad elevare la fisarmonica ad un livello d’arte quasi sconosciuto in passato, sino a divenirne un classico». Alfiere – e ambasciatore nel mondo – delle sue musiche fu quel Gervasio Marcosignori che, alla fine degli anni Quaranta, fu suo allievo di armonia. Anzi potremmo dire che alcuni brani, come Fileuse, Preludio op.31, i due Divertimenti per fisarmonica e pianoforte, furono praticamente concepiti e quasi tagliati su misura per lui. Certamente i suoi brani, visti in una generale prospettiva di storia della musica, non portarono nulla di nuovo come linguaggio musicale, ovvero non sono brani innovativi o d’avanguardia, però sono pezzi scritti con stile spesso raffinato e impeccabile artigianato musicale. Brani che contribuirono, in modo determinante – dopo la pionieristica letteratura italo-americana e la quasi contemporanea “Scuola di Trossingen” – a nobilitare lo strumento fisarmonica che all’epoca era alla ricerca di una propria identità musicale; facendo ri-conoscere al mondo – a quello ristretto fisarmonicistico ma, soprattutto a quello musicale “ufficiale”, oltre che al pubblico – le qualità tecnico-musicali della fisarmonica, come strumento “classico”, capace di interpretare anche le forme “nobili” del passato più o meno recente. E questo fu importante anche perché sollecitò una letteratura sempre più specifica e capace di valorizzare maggiormente le caratteristiche proprie dello strumento.

Nei prossimi articoli ci occuperemo dei principali brani del Volpi attraverso brevi analisi e disamine.
Ma come e quando avvenne l’incontro di Volpi con la fisarmonica?Adamo Volpi
Quello che, a ragion veduta, si può definire un felice e importante incontro, avvenne negli anni di guerra, quando Adamo Volpi era Tenente di Fanteria in stanza in Jugoslavia e successivamente in Puglia. Lo stesso musicista raccontò la “scoperta” della fisarmonica: «Le messe al campo senza il minimo accompagnamento musicale costituivano per me […] un vero e indicibile tormento, quando trovai quella vecchia fisarmonica in un magazzino, pensai subito di impiegarla nelle funzioni religiose al campo. Il mio debutto avvenne alla Messa di Natale del ’42. Me la cavai abbastanza bene: usando appropriatamente i registri ottenni dal vecchio strumento degli effetti d’organo, forse approssimativi, ma pur sempre carichi di suggestività […]. Poi, terminata la Messa, nascosto dietro l’altare ed accompagnato da una chitarra e da un triangolo, attaccai l’inno natalizio “Tu scendi dalle stelle” e a noi fecero coro tutti i soldati. Fu una scena indimenticabile: sul viso di tutti, compreso il cappellano, rilevai una impressione di profonda dolcezza e commozione…». [cfr. Strologo, op. cit.]. In quegli anni difficili, Volpi utilizzò dunque il popolare strumento sia per accompagnare le funzioni religiose al posto dell’organo, sia per allietare le truppe su richiesta dei superiori. Emblematica in merito la testimonianza dello sceneggiatore televisivo Alberto Ciambricco (1920-2008), suo compagno d’armi, con l’attore e amico di una vita Ubaldo Lay (il famoso “tenente Sheridan”), il quale in una lettera inviata ad Adamo, gli ricordava come a Durazzo «per la prima volta le tue dita sfiorarono per noi i tasti di una fisarmonica e cancellarono di colpo i pensieri tristi della lontananza da casa, i timori per i pericoli che stavamo per affrontare. Erano musiche allegre, vivaci, scacciapensieri: proprio quelle che ci volevano per noi, in quel momento. E mentre le suonavi, sul tuo viso pacioso aleggiava un lieve sorriso felice. Tu che eri abituato ad elevati incontri coi grandi della musica sinfonica […] ti divertivi a “giocare” con Migliavacca, Semprini, Angelini. E lo facevi per noi, per tutti, ufficiali e soldati, che avevano bisogno di quelle canzoni, di quei momenti di serenità» [cfr. M. Ruggeri, op. cit.].
Adamo Volpi - bozzettoVolpi utilizzò poi la fisarmonica anche in altre situazioni, dopo la guerra; per esempio in occasione di accademie e manifestazioni varie, accompagnando altri musicisti o suoi allievi. Inoltre, assecondando un suo interesse particolare per i canti popolari/tradizionali, suonò varie volte lo strumento in occasione della “Pasquella”, quando – insieme ad altri cantori e musicanti – passava per le vie di Loreto e dintorni per accompagnare con la sua fisarmonica in spalla i tradizionali canti che, per un certo periodo tentò di raccogliere e documentare insieme al collega Lino Liviabella.

Si può ben dire dunque che Volpi utilizzò la fisarmonica fin dall’inizio a 360 gradi: per suonare musica leggera (ovvero i brani allora di moda), per accompagnare canti tradizionali, ma anche per la musica sacra, ovvero per servire la messa e varie funzioni religiose durante gli anni della guerra. Da lì poi, nei tempi successivi, il suo impegno per lo strumento si intensificò sempre più – soprattutto negli anni Cinquanta e primi anni Sessanta – allargandosi anche al versante compositivo e didattico.

 

ELENCO DELLE OPERE

  • Per fisarmonica sola

– Moto perpetuo(1948 ediz. Farfisa)
– Preludio op. 31(1949 ediz. Farfisa)
– Fileuse(1950? ediz. Farfisa)
– Festival Fantasy – Theme and Variations(1951 ediz. M.A.P. Londra)
– Valzer in la maggiore op. 32(1951 ediz. Farfisa)
– Concertino in re minore, in stile antico (1954 ediz. Farfisa)
– Studio in si minore (1960 ediz. Farfisa)
– Allegro da concerto (1963 ediz. Farfisa)
– Sinfonietta (1981 ediz. Bèrben) op. postuma
– Gavotta (s. d. ediz. Physa) op. postuma, rev. A. Mugnoz (2011)
– Tempo di valzer (s. d. ediz. Physa) op. postuma, rev. A. Mugnoz (2011)
– Mazurka brillante (s. d. ediz. Physa) op. postuma, rev. A. Mugnoz (2011)

 

  • Musica da camera e d’insieme

– Intermezzo, per 4 fisarmoniche (1953? ediz. Farfisa)
– Scherzo, per 6 fisarmoniche (1956? ediz. M.A.P., Londra)
– Andante religioso, per 6 fisarmoniche (inedito ms. s.d.)
– Valzer spagnolo (?), per 6 fisarmoniche (inedito ms. s.d.)

– Divertimento n. 1 per fisarmonica e pianoforte (1959? ediz. Farfisa)
– Divertimento n. 2 per fisarmonica e pianoforte (1957? ediz. Farfisa)
– Preludio op. 31 per fisarmonica e pianoforte (s.d. ediz. N.E.C. ?)
– Fileuse per fisarmonica e pianoforte (inedito, s.d.)

– Concerto per fisarmonica e orchestra (ms. incompiuto, bozza – s. d.)

 

  • Opere pedagogiche

– Pinocchio Suite – 6 pezzi facili (1954 ediz. M.A.P., Londra)
– Pastorale Suite – 7 pezzi facili (1958 ediz. M.A.P., Londra)
– I bimbi danzano, 5 pezzi facilissimi (1959 ediz. Farfisa)

– L’armonia spiegata ai fisarmonicisti (s. d., opera incompiuta e ms.)
Fu pubblicata a puntate sulla rivista “Fisarmoniae” a cura di Francesco Visentin (2012?).

 

  • Scritti

– Articoli tra i quali Le composizioni originali per fisarmonica, in “Fisarmonica”, Ancona, 1963, anno XVI, n, 11.

 

  • Trascrizioni/arrangiamenti

– Barcarola, trascrizione per violino, chitarra e fisarmonica di L. Pallotta (ediz. Physa / Prendinota, 2011?);
– Fileuse, arrangiamento per due fisarmoniche di M. Franconi (ediz. Bèrben 2011?);
– Inno dei fisarmonicisti, trascrizione per coro e fisarmonica di A. Guzzini (ediz. Physa) op. postuma, (2012);
– Preludio op. 31, trascrizione per sestetto (5 fisarmoniche e fagotto) di Laura Benizzi (inedito);
– Preludio op. 31, trascrizione per organo di Palpich (inedito).

 

CONCLUSIONI

Indiscutibilmente Adamo Volpi fu soprattutto un musicista di chiesa. Negli ultimi anni, dopo la morte del fratello, fu nominato anche direttore di coro; insomma non fu solo l’ultimo “Maestro di cappella” del prestigioso Santuario, ma uno degli ultimi in assoluto nell’ambito della gloriosa tradizione musicale italiana. Come scrisse ancora Giuliano Viabile: Con i fratelli Volpi si è chiusa un’era di canto sacro. La liturgia post-conciliare non ci offre più i solenni pontificali, benedizioni, tridui e novene di una volta. La musica dei fratelli Volpi è testimone fedele e sonora di quelle solenni liturgie che per anni hanno abbellito il tempio lauretano[cfr. Assandri – Ruggeri, op. cit.].
Il musicista ricevette varie onorificenze, tra le quali ricordiamo, quella di “Commendatore dell’Ordine di San Silvestro papa”, conferitagli da papa Giovanni XXIII, e quella di “Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere” (Ministero della Cultura).
In ogni caso Adamo Volpi è stato un operatore musicale che indubbiamente ha lasciato un segno. In effetti vari gruppi (ensemble) e scuole musicali, nel corso dei decenni, sono stati intitolati al suo nome. Inoltre, per vari anni, fu organizzato un importante Concorso nazionale a Loreto, al quale presero parte i migliori giovani talenti fisarmonicisti.
Concludiamo queste note sul Maestro Volpi ricordando con piacere una rilevante e riuscitissima manifestazione che si svolse in suo onore, nel novembre 2011 presso il Centro Congressi di Loreto, in occasione del centenario della nascita; il concerto finale della Rassegna musicale nazionale Adamo Volpi, promossa dall’associazione Nuovo C.D.M.I.
A testimonianza dell’evento, ma soprattutto a ricordo del musicista, rimane un significativo CD – La musica di Adamo Volpi – contenente una carrellata di brani tra i più rappresentativi del Maestro, alcuni in prima esecuzione assoluta, interpretati dai giovani talenti selezionati e da alcuni eccellenti ospiti d’onore.

 
BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA ESSENZIALE

Assandri Giordano – Ruggeri Marco, Adamo Volpi. Musiche per il Santuario di Loreto, N.E.C. (Nuova Editrice Cremonese), 2010;

Boccosi Bio – Pancioni Attilio, La fisarmonica italiana, Ancona, Farfisa, 1963-64;

Brannelli Gina, Adamo Volpi, AWW news report, su www.accordionsunlimited.co.uk, 2006;

Melocchi Vittorio, Le composizioni per fisarmonica di Adamo Volpi, in periodico “Fisarmonica”, Ancona, Farfisa, 1963;

Mugnoz Alessandro, La musica di Adamo Volpi. Serata finale della Rassegna Nazionale “Adamo Volpi 2011”, booklet del relativo CD, Ellera Umbra (PG), Prendinota, 2012;

Strologo Sandro, Adamo Volpi. Organista, concertista e compositore, Fondazione Cassa di Risparmio, Loreto, 2011;

Jercog Aleksi, La fisarmonica. Organologia e Letteratura, Caselle di Altivole (Treviso), Physa, 1997.
mn
Jercog Aleksi, Super VI Scandalli. Una fisarmonica nella storia, Caselle di Altivole (Treviso), Physa, 2004.

 

[1]    Licinio Refice (1883-1954) e Raffaele Casimiri(1880-1943), illustri musicisti furono, con Lorenzo Perosi, tra i massimi riformatori della musica sacra, secondo la tradizione dei grandi polifonisti italiani, all’interno del movimento ceciliano suscitato dall’allora papa Pio X.
[2]    Ferruccio Vignanelli (1903-1988), grande organista e clavicembalista, ricordato per il suo notevole apporto allo studio della prassi esecutiva storica.
[3]    Giuliano Viabile, direttore di coro, organista e compositore; allievo di Adamo Volpi. Ha composto varie ed apprezzate messe, mottetti e due oratori per soli, coro e orchestra. È anche autore di un pregevole testo didattico di lettura per cantori di coro: “Solfeggiare cantando”.