Addio Nazzareno… Castelfidardo piange un simbolo della fisarmonica

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ADDIO NAZZARENO

Questa notte, all’età di 84 anni, ci ha lasciato Nazzareno Carini

di Sergio Macedone

 

Nazzareno Carini - Una vita per la fisarmonica (quinta parte) foto 3Nell’aprile del 2016, trascorsi un’intera settimana a Castelfidardo. Strumenti&Musica Magazine mi aveva chiesto di incontrare Nazzareno Carini (classe 1933), artigiano, costruttore e riparatore di fisarmoniche, e di farmi raccontare da lui la sua vita e i segreti – almeno qualcuno tra gli innumerevoli che custodiva – del suo mestiere. Armato di una piccola videocamera e di qualche appunto, partii per la cittadina marchigiana carico di entusiasmo, ma anche di qualche timore: Nazzareno (anzi, il signor Nazzareno, come lo avevo chiamato nel corso delle poche telefonate che ci eravamo scambiati per prendere accordi) avrebbe davvero potuto dedicarmi tanto tempo, visti i suoi numerosi impegni? Sarei entrato nelle sue simpatie, tanto da stimolarlo a raccontarmi anche qualcosa di davvero personale? Quei timori si sciolsero fin dal nostro primo incontro, avvenuto sui gradini che conducono all’ingresso del Museo Internazionale della Fisarmonica di Castelfidardo. Bastarono una robusta stretta di mano e uno scambio di occhiate, e tra noi nacque subito un clima di armonia.

«C’è un’altra cosa curiosa che ti voglio dire…». Nel corso di quella settimana trascorsa assieme – a casa sua, al Museo, al Teatro Astra, nei caffè e nelle vie di Castelfidardo – questo sarebbe diventato il leit motiv dell’inizio di ogni incontro. Quali parole migliori avrebbe potuto sentirsi dire un intervistatore alla ripresa di una lunga conversazione col proprio interlocutore? Se, poi, quell’interlocutore aveva sempre cose interessanti e sfiziose da raccontare e portava il nome ed il sorriso accattivante di Nazzareno Carini… beh!, non c’era che da aprire bene le orecchie e da accendere la telecamera per non perdersi nemmeno una battuta. In quei giorni, Nazzareno mi aprì le porte della sua grande conoscenza dello strumento, delle storie, dei luoghi e delle persone che vi ruotano attorno, a partire dai suonatori più celebri. Ma, soprattutto, mi spalancò i portoni della sua casa e del suo cuore, onorandomi di una profonda amicizia del tutto ricambiata. Sì, perché Nazzareno Carini era un uomo profondo. Era profondo il suo sguardo, anche se la timidezza e la riservatezza, a volte, gli rendevano difficile incrociarlo con quello dell’interlocutore; era profondo il suo senso di appartenenza – e di solidarietà – alla piccola comunità di Castelfidardo e alla grande comunità degli esseri umani; era profondo il legame che aveva con la propria famiglia; era profondo il valore che attribuiva alla parola data; era profondo l’approccio alle cose che lo incuriosivano – ed erano tante. Era profonda, infine, la padronanza degli oggetti che ha costruito, restaurato, collezionato ed amato – soprattutto amato – per tutta la vita: le fisarmoniche.

La storia – e le storie – che Nazzareno mi raccontò in quei giorni, iniziarono con il padre e con il padre finirono, con qualche parola sull’eredità che Carino Carini gli aveva lasciato, su quanto gli aveva insegnato… Mio padre mi ha lasciato molte cose della sua esperienza. Lui lavorava a mezzo metro da me, lavoravamo affiancati. Mio padre mi ha lasciato, però, soprattutto, la grande passione con la quale lavorava. Oltre, naturalmente, a tutti i bei ricordi che un figlio conserva dei genitori. Qualche lacrima, contenuta, si affacciò dagli occhi azzurri di Nazzareno mentre rievocava la figura di Carino. Nel corso dell’intera settimana trascorsa assieme, altre lacrime si alternarono a sorrisi, l’allegria lasciò il posto alla commozione e viceversa, mentre Nazzareno Carini, uomo ed artigiano, mi raccontava la propria vita. Una vita dedicata al lavoro e alla famiglia, che ha conosciuto, anch’essa, i tempi della gioia ed ora, purtroppo, sta conoscendo quelli del dolore. Riposa in pace, Nazzareno, accanto a tuo padre, nello stesso letto di soffici mantici nel quale fosti cullato appena nato…