Damon Albarn presenta in Italia il suo nuovo disco Everyday Robots

17

Damon AlbarnDamon Albarn, il cantante dei Blur – il gruppo che ha rinverdito il brit-pop negli anni Novanta -, si è esibito in questi giorni in due date italiane (il 14 luglio a Gardone Riviera (BS), al Teatro Vittoriale, e il 15 alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma), non tradendo le aspettative dei fan e della critica. Entrambi gli show, infatti, erano trepidamente attesi dalle migliaia di fan italiani che finalmente hanno potuto “incontrare” il musicista inglese, dopo l’uscita del suo “vero” primo album da solista. Everyday Robots – questo il titolo dell’album – è uscito ad aprile ed è saltato in cima alle classifiche mondiali, grazie alla combinazione – in una chiave nuova anche per chi conosce la sua discografia fin dagli esordi – degli elementi che meglio caratterizzano la produzione di Albarn e dei suoi tanti progetti: linee melodiche molto pop (gli amanti del genere ci riconoscono uno slancio beatlesiano, sebbene influenzato da un impianto apparentemente più estemporaneo e dai riflessi di una scena musicale molto più variegata di quella degli anni Sessanta), uso equilibrato e originale dell’elettronica (molto spesso in dialogo con percussioni “etniche”), un lavoro molto attento sugli arrangiamenti e sulla produzione (ambito nel quale Albarn si affida da anni all’eclettico Richard Russell) e, infine, una forte introspezione a fare da cornice a musiche molto dirette e intime. Il concerto di Roma ha restituito tutto questo, in un crescendo di emozioni che Damon ha saputo diffondere tra il pubblico, “incollato” sotto il suo palco fin dal primo brano (a niente sono serviti gli interventi del personale di sicurezza o le proteste di chi e avrebbe voluto, a ragione, godersi lo spettacolo comodamente seduto sulla poltroncina che aveva pagato). Ma ha anche restituito il profilo di un artista poliedrico, estremamente prolifico e impegnato in un confronto costante con tanti altri artisti e generi musicali: ricordiamo Flea dei Red Hot Chili Pepper e il grande Tony Allen (già batterista di Fela Kuti), con cui ha fondato il supergruppo Rocket Juice and the Moon e pubblicato, nel 2012, il disco omonimo, al quale hanno anche collaborato Erika Badu e rapper ghanese M.anifest (ora in tour con Albarn). Ricordiamo sicuramente i Gorillaz (la cartoon band che ha raggiunto la fama mondiale nel 2001 grazie alla hit “Clint Heastwood”, contenuta nell’album omonimo). Ma ricordiamo sopratutto (anche se si tratta di un progetto probabilmente meno noto) il disco Mali Music, pubblicato nel 2002 con la collaborazione di molti musicisti maliani, tra cui Afel Bocoum, Toumani Diabatè e Ko Kan Ko Sata, a dimostrare l’interesse del frontman dei Blur per la world music internazionale.