FESTIVAL JOURNEY – Luci e ombre (pop) sull’Umbria musicale

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Al Teatro Argentina di Roma la presentazione di Spoleto Festival, Umbria Jazz e Festival delle Nazioni 2016.

 

Festival Journey 2016Per aprire il bel video dedicato alle tre principali manifestazioni culturali umbre dell’estate (e dell’anno intero), il Festival di Spoleto opta per Se vuol ballare signor Contino. La scelta della celebre aria da Le Nozze di Figaro di Mozart farebbe ben sperare in un ritorno alle origini, ai tempi in cui il Festival era multidisciplinare, sì, ma con una netta predilezione per la musica. Anche quest’anno, però, e per la nona stagione consecutiva, a farla da padrone al “Due Mondi” sarà il teatro, la “più popolare tra le discipline dello spettacolo”, sostiene Giorgio Ferrara, direttore artistico, per la nona volta, appunto, del Festival. L’occasione per pronunciare – ed ascoltare – queste parole è offerta dalla Regione Umbria che ieri (23 maggio), come lo scorso anno, ha presentato al Teatro Argentina di Roma, assieme al Festival di Spoleto, Umbria Jazz (Perugia) e il Festival delle Nazioni (Città di Castello). Tre appuntamenti storici con la musica (e non solo) sui quali la Presidente Catiuscia Marini punta molto per migliorare le performance turistiche della regione da lei guidata. Gli ingredienti ci sono tutti, i cartelloni sono di indubbia qualità, anche se, a degli ostinati amanti della buona musica quali siamo noi, certe note pop, in certi contesti, appaiono… stonate. Come la sovrapposizione, ormai passata in giudicato, di alcune date e di alcune star: Umbria Jazz aprirà l’8 di luglio mentre a Spoleto non si sarà ancora concluso il Festival dei Due Mondi, che chiuderà il 10 con Stefano Bollani, ospite anche della kermesse perugina. Perché? Una domanda che avremmo rivolto volentieri agli oratori, se alla stampa fosse stata concessa la possibilità di farlo.

Nel rispetto di un rigoroso ordine cronologico, Spoleto (24 giugno-10 luglio) apre le danze con Giorgio Ferrara che si limita a ricordare solamente gli eventi di apertura e di chiusura “perché ormai il cartellone è ben noto”. Noi non ne siamo altrettanto sicuri e ci prendiamo la briga di farlo al suo posto. Siamo una testata musicale e gli appuntamenti musicali (alcuni) sono quelli che segnaliamo: oltre a Le nozze di Figaro di Mozart (regia di Giorgio Ferrara, Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta da James Conlon, Daniel Giulianini nel ruolo di Figaro, Lucia Cesaroni in quello di Susanna) e al concerto finale (Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano con Stefano Bollani al pianoforte), si preannuncia interessante L’amor che move il sole e l’altre stelle, video opera di Adriano Guarnieri per tre voci soliste, quintetto vocale, coro, ensemble strumentale, sette trombe e live electronics. Ancora, Il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi con l’ensemble Concerto Italiano diretta da Rinaldo Alessandrini. Il programma musicale spoletino propone anche Light From The Outside World di Jeff Mills, artista techno di Detroit con accompagnamento d’orchestra. Festival Journey 2016Le parole del programma lascerebbero pensare ad un’anteprima, ma non di questo si tratta. Lo spettacolo, decisamente commerciale, è già andato in scena a Londra, a Parigi ed altrove, è stato ripreso e trasmesso dalla BBC ed è visibile ed ascoltabile per intero e gratuitamente su You Tube. Sul palco dell’Argentina il microfono passa a Renzo Arbore, presidente della Fondazione Umbria Jazz. Tanti ricordi personali ed autocelebrativi, com’è nel suo stile, poche parole e pochi nomi per presentare il menù perugino (8-17 luglio). Quattro “pietanze” sono sufficienti a farci digerire i contorni un po’ troppo funky di questa edizione: Enrico Rava, Paolo Fresu e, dulcis in fundo, Pat Metheny in coppia con Ron Carter, una delle ultime leggende viventi del jazz americano e mondiale, compositore, contrabbassista e violoncellista, partner indimenticabile di altrettanto indimenticabili star come Miles Davis, Eric Dolphy, Herbie Hancock, George Benson, Wayne Shorter, Freddie Hubbard, Sonny Rollins, McCoy Tyner, Winton Marsalis. Chiude la serata Giuliano Giubilei, presidente della Fondazione Festival delle Nazioni (nonché giornalista del TG3), unico umbro purosangue in scena, oltre a Catiuscia Marini. La manifestazione di Città di Castello (23 agosto-3 settembre) può vantare una sensibile crescita del pubblico giovanile attorno a progetti che, pur concedendo anch’essi qualcosa ai “linguaggi che appartengono alla musica popolare” mantengono sempre viva l’attenzione nei confronti delle “grandi tradizioni musicali e della musica contemporanea”. La nazione ospite del 2016 è la Francia e, in particolar modo, quella a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento. È la Francia in cui si danno convegno artisti nazionali e provenienti da ogni parte del mondo, che lì sperimentano nuovi linguaggi musicali, figurativi e letterari: Igor Stravinskij, Erik Satie, Claude Debussy, Pablo Picasso, Marcel Duchamp, Max Jacob, Jean Cocteau, Henry Miller, Ernest Hemingway. Il programma del Festival, purtroppo, non è ancora completo (ma lo sarà da giugno e sarà disponibile sul sito www.festivalnazioni.com) e in anteprima ci è possibile segnalarvi solamente Katia Labèque e Marielle Labèque, pianiste, che interpreteranno Ravel e Stravinskij e, in prima esecuzione assoluta, alcune pièce per voce narrante e musica. Come si diceva, l’ombra del pop cala anche su Città di Castello e, seppure in misura moderata, con contenuti, sinceramente, inspiegabili. Nell’ambito della performance Des ronds dans l’eau (Petra Mangoni voce, Ferruccio Spinetti contrabbasso) ascolteremo, tra le altre, musiche e parole di Mogol, di Paolo Conte e dei Beatles. Perché? Ancora una volta è la domanda che avremmo rivolto agli oratori, se alla stampa fosse stato concesso diritto di parola…