Fine ‘800 primi ‘900: le origini di una passione travolgente, il Samba

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SambaDANZA un’espressione verticale di un desiderio orizzontale”                    (George Bernard Shaw)

Fateci caso! Questa frase racchiude quella parte di sensualità che esprime con la danza ogni popolo in ogni epoca. Danza, però ovviamente non è solo questo. Qual è quindi quel ballo che maggiormente stimola con movenze sensuali il desiderio degli occhi, la voglia di sfiorare per percepire ciò che gli occhi fanno immaginare? Il Samba. Sull’origine di questo ballo esistono diverse versioni, anche perché alla fine dell’ottocento, periodo in cui presumibilmente il Samba cominciò a muovere i primi passi, la comunicazione era davvero locale e prima che si diffondesse tra le genti, sarebbe dovuto accadere qualcosa di molto significativo per consentirne la conoscenza. Anche questo ballo, come del resto anche quelli provenienti da Cuba si esprimono con lo stimolo alla procreazione attraverso l’eccitazione provocata dal movimento del bacino delle donne che come nella danza del ventre, mostrano atteggiamenti eccitanti. Esistono molte certezze sull’origine del Samba e molti concordano sulla provenienza Angolana, rappresentata come danza della fertilità. Tale dato è suffragato dal significato Angolano di Samba che significava “ movimento del bacino”. Furono appunto gli schiavi provenienti dall’Angola verso le piantagioni di canna da zucchero a diffonderne un ritmo così inebriante. Le credenze popolari e religiose del popolo africano ebbero appropriate espressioni nel significato attribuito al punto che la popolazione brasiliana di colore rivendicava la propria identità attraverso il samba. Gli studiosi che hanno catalogato alcune tipologie di Samba, hanno posto all’origine il “samba guineo”, sviluppatosi a San Paolo come danza femminile, con un ritmo velocissimo con soliste o a gruppi, mentre i maschi attorno alla pista di ballo ammiravano le movenze inequivocabilmente ammiccanti, preludendo a infuocati amplessi. Il “Samba di Bahia”, invece era stato sin dall’inizio destinato a essere praticato nelle campagne per celebrare le tradizioni popolari, senza mai approdare nelle città. Il “ Samba Carioca” che è stato l’unico a essere stato identificato dall’attenzione mondiale come il simbolo del Brasile, ha ovviamente seguito molteplici evoluzioni, attenuando il ritmo iniziale che poteva essere praticato da pochi virtuosi, rendendolo quindi fruibile non certo facilmente, anche se correttamente. Sono state numerose le scuole di danza che hanno proliferato dal Brasile, in tutto il mondo. Fermi restando i canoni ritmici di base, ogni maestro e ogni artista esecutore hanno apportato nel tempo modifiche ritmiche in grado di esaltare le esecuzioni coreografiche come nel caso della più ricordata ballerina di Samba che fu Carmen Miranda. Con le sue performance ha rappresentato in tutto il mondo, il Samba di Rio. Inizialmente però, il samba carioca, praticato dalle popolazioni “basse” che nei testi rivendicavano la libertà perduta e accusavano la borghesia locale per averli indotti a schiavitù, persecuzioni e arresti se non torture e altro. Ecco perché nel carnevale più famoso e fantasmagorico del mondo i protagonisti sono i sambisti delle “favelas”. Molti sono gli strumenti a percussione che hanno dato origine ai fantastici suoni del Samba. Strumenti costruiti artigianalmente dagli stessi musicisti originari: il “Pandeiro” che da solo sarebbe sufficiente a produrre il ritmo della musica brasiliana; il “tamburi”, una sorta di piccolo tamburo, percosso da una bacchetta; il “Surdo” simile alla cassa della batteria, che con i suoi toni bassi e potenti scandisce il ritmo; l’”Agogò” una sorta di percussione; l’”Apito”, un fischietto che spesso domina l’intera melodia ritmica; Il “Reco-Reco”, formato da una canna di bambù su cui sono state fatte delle scanalature percorse da una bacchetta che produce il canto delle raganelle in amore. E molti altri compreso il “Cavaquinho”, piccola chitarra con quattro corde che ha un suono molto caratteristico. La svolta quasi miracolosa, che consentì all’oppresso popolo brasiliano di risollevarsi, fu data intorno al 1917 da Ernesto Dos Santos, soprannominato “Donga”, che scrisse “Pelo cancao”, (samba canzone), melodico quanto basta per descrivere la repressione dei giochi d’azzardo da parte delle autorità brasiliane, causa spesso allora come oggi, d’importanti dissesti economici.  Il successo fu senza precedenti, il popolo acceso nel proprio spirito nazionalista, con l’intento di liberare il paese dal grande dominio portoghese, consentì a borghesi e poveri, questa volte in univoca intesa a rivoltarsi contro gli abusi dei colonizzatori proclamando il carnevale di Rio festa della liberazione. Allora come oggi le differenze sociali ed economiche erano abissali e se alcune liberalizzazioni furono conquistate, altre ingiustizie sociali rimasero radicate. Il cinema mondiale si appropriò subito dell’idea del samba nella sua interezza e nel 1933 con il film”Flying Down to Rio” (il cui titolo italiano fu Carioca), attraverso le interpretazioni di Dolores del Rio, Fred Astaire e Ginger Rogers (insieme per la prima volta) portarono nel mondo la cultura del samba. E ancora nel 1959, il regista Marcel Camus con il film “Orfeo Negro” raccontò la storia ambientata a Rio de Janeiro di un giovane che con la sua musica faceva sorgere il sole, intrecciando la trama musicale, con una grande storia d’amore. Vinse la palma d’oro a Cannes nel 1959, L’Oscar nel 1960 come miglior film straniero e il Golden Globe, nello stesso anno con la medesima motivazione. Certo la storia era molto avvincente per la mentalità dell’epoca, ma quando le canzoni di Antonio Carlos Jobin, di Vinicius de Moraes, Antonio Maria e Luiz Bonfà fanno da colonna sonora in un film, il successo è assicurato per sempre. Oggi il Samba rappresenta il carnevale di Rio, che attrae da tutto il mondo appassionati e no. È sicuramente un evento molto controverso perché alla grande manifestazione si mescolano sempre elementi di poche specchiate virtù che oscurano lo sfarzo e l’allegria che caratterizza l’anima del Brasile.

“OBrasil, ame – o on deixe- o” Il Brasile, amalo o lascialo. (Jorge Amado)

Renato Catania