I due volti del musicista/imprenditore Mirco Patarini – 2° parte

318

Vlasov - Lips - PatariniNel 1988 arriva una chiamata da parte dell’azienda Farfisa-Bontempi. Che ricordi hai di questa esperienza?

“Dopo il diploma di scuola superiore, rimasi quasi senza musica per due anni, causa servizio militare come Sottotenente dell’esercito. Alla fine, non vedendo un futuro chiaro (non dimentichiamo che la fisarmonica non aveva un corso in conservatorio) cominciai a frequentare l’università e parallelamente insegnavo fisarmonica nella scuola del mio insegnante Renzo Tomassetti, che aveva un numero di allievi incredibile. Io suonavo una fisarmonica Bugari Armando, persona per la quale ho avuto sempre grande affetto e rispetto, che ogni tanto mi dava occasione di suonare come ospite di qualche evento, anche per via del rispetto che mi ero guadagnato presso Bio Boccosi. A questo proposito, ricordo un particolare simpatico: io mi trovavo nel 1986 a Roma alla scuola del genio, per il corso AUC (allievi ufficiali di complemento), e tutti sanno quanto sia famigerata la rigidità di tali corsi. In particolare non esistono, per cinque mesi, licenze di alcun tipo, per nessuno. Ebbene, Bio Boccosi inviò una lettera fantastica che convinse il Generale Ottogalli, Comandante della Scuola del Genio, a darmi una settimana (!) di licenza per andare a Cagliari come giurato e ospite d’onore di un festival! Non ho mai ringraziato abbastanza Bio Boccosi per quella settimana di riposo.

In ogni caso, verso la fine del 1988 venni in contatto con la Bontempi, che aveva appena acquistato la Farfisa (1984) e la Paolo Soprani (1986). L’Ing. Paolo Bontempi, tra altre iniziative troppo lunghe da riportare, avviò una produzione di fisarmoniche, insieme a due artigiani di Castelfidardo, Leonardo e Luciano Menghini. Anni dopo mi fu raccontato che loro cercavano un musicista come “endorser”, e ne provarono molti prima di arrivare a me. In ogni caso, dopo qualche mese “in prova”, mi fu proposto un contratto speciale: fui assunto come dipendente, con regolare stipendio, ma con licenza di continuare i miei studi nel modo che più mi paresse opportuno. In realtà fui rapidamente molto coinvolto nei progetti di tutto il gruppo, compreso il dipartimento delle tastiere elettroniche e dei giocattoli, fino a diventare il responsabile musicale di tutto il gruppo, un’azienda che a quei tempi contava circa mille dipendenti e varie filiali sparse per il mondo. Mi trovavo a svolgere attività estremamente differenti e a viaggiare di continuo per tutto il mondo. Ovviamente la mia formazione non poteva non risentirne. Per esempio, la Farfisa aveva un centro di ricerche scientifiche in un bellissimo parco a Paliano (FR), ed io ci andavo spesso. Si studiavano nuovi microprocessori per la generazione dei suoni elettronici, che poi venivano utilizzati nei laboratori della Farfisa per progettare strumenti musicali, quali tastiere e sintetizzatori. Gli approfondimenti e le esperienze di quegli anni, mi hanno dato delle conoscenze per quanto riguarda il suono e i suoi comportamenti ben al di là del livello che si studia nei conservatori… per esempio, la teoria dei suoni armonici come si presenta agli allievi ancora oggi è molto superficiale, non sarebbe male dare una bella ripulita.”

Andrea Bocelli e il premio Paolo SopraniSuccessivamente decidi di fare le cose in grande e acquisti i marchi Paolo Soprani e Scandalli: musicista e imprenditore allo stesso tempo.

“Quello che successe fu che il gruppo Bontempi-Farfisa era molto orientato alla distribuzione di massa, soprattutto nel settore dei giocattoli musicali. La mentalità dei funzionari a tutti i livelli non poteva combaciare con il mondo della fisarmonica, con la sua impossibile industrializzazione, con i suoi metodi di produzione artigianale, con i suoi canali di commercializzazione completamente diversi. Dopo pochi anni di tentativi, il management decise di dismettere il settore della fisarmonica, ed io, anche per via del rapporto personale che avevo ormai con Bontempi, riuscii praticamente ad acquisire il ramo d’azienda, formando una società con Leonardo e Luciano Menghini. La storia, in realtà, si è trascinata per molti anni, ma il risultato è che oggi, da molti anni, come dici tu sono musicista e imprenditore. Cosa assolutamente NON conciliabile al 100%, e infatti io non ritengo di fare veramente bene nessuna delle due cose.”

C’è una particolarità, un elemento più di altri, che può in fase di costruzione dare un valore aggiunto allo strumento? In poche parole, cos’è che fa veramente la differenza su una fisarmonica da concerto: le voci, la cassa armonica, l’accordatura…?

“Anche questo è veramente un discorso lungo e complicato. Quello che è certo è che la fisarmonica di qualità è uno strumento artigianale, perciò la qualità deriva dalla qualità degli artigiani. Quello che, rispetto ad altri strumenti, complica la situazione, è che la fisarmonica ha una incredibile varietà di parti, completamente diverse. Non ho mai conosciuto nessun artigiano capace di fare una fisarmonica completa da solo. Il problema è che per fare un ottimo strumento, tutte le parti devono essere ottime. Una tastiera che non funziona bene pregiudica anche il suono, voci magari ottime ma montate o accordate (o impostate) in modo approssimativo suonano peggio di voci economiche ma maneggiate da un accordatore capace. Io, comunque, a chi mi chiede quali sono gli strumenti migliori, consiglio sempre: provane il più possibile, e poi scegli secondo il tuo gusto.”

Le fisarmoniche Scandalli vengono costruite interamente nella vostra azienda, giusto?

“La Scandalli Accordions ha un reparto produttivo che fabbrica le parti in legno, fa l’impellicciatura, meccaniche, tastiere; compriamo voci finite o semilavorate, compriamo dettagli che però a volte produciamo (tipo per esempio le valvole della tastiera o della meccanica)… in generale, a parte i mantici che compriamo sempre e comunque da fornitori specializzati, abbiamo una struttura che, quando è satura, può acquistare più lavorazioni esternamente; ma cerchiamo sempre di fare il più possibile all’interno.”

Quali sono i mercati a voi più congeniali?

“Noi vendiamo un po’ in tutto il mondo, come fanno anche i nostri principali concorrenti. Quello che a volte si fa finta di dimenticare è che NON esistono “grandi” aziende che producono fisarmoniche come quelle degli anni 50-60-70. Siamo tutte piccole imprese e di conseguenza è praticamente impossibile per ciascuna operare in tutti i mercati del mondo. Così succede che noi siamo più introdotti in un paese e i vari concorrenti in altri dove noi siamo meno presenti.”

Mirco Patarini - concerti in India - Settembre 2015Oggi ti senti più musicista o imprenditore?

“Bella domanda. Faccio del mio meglio in entrambi i campi; sinceramente posso dire che mi sento più musicista. In testa ho sempre musica, non numeri o strategie.”

Che ruolo hai all’interno della Confederation International des Accordeonistes (CIA)?

“Nel 2014, al congresso di Salisburgo, sono stato eletto Chairman del Comitato Musicale e faccio parte del Comitato Esecutivo. Si tratta di un incarico, appunto, elettivo: la CIA è una confederazione composta da membri di tutto il mondo (oggi una quarantina), associazioni, conservatori, scuole ecc, nata nel 1935. Ci sono molte discussioni su queste organizzazioni, ma se una Confederazione del 1935 esiste ancora oggi senza interruzioni, e fa parte anche del Concilio Musicale dell’UNESCO, un valore ce l’ha di sicuro. Ha avuto negli anni alti e bassi nella sua attività, io sono stato coinvolto diversi anni fa e adesso mi viene richiesto un impegno diretto, per diversi progetti che magari approfondiremo prossimamente.”

Trofeo mondiale a parte, c’è un ricordo che conservi gelosamente, un’esperienza che ti ha particolarmente gratificato?

“Ho veramente avuto tante soddisfazioni, non saprei sceglierne qualcuna in particolare. Quello che è sicuro è che ho marchiate a fuoco diverse situazioni “negative”, in cui mi sono reso conto di essere impreparato: la prima volta che ho suonato con un’orchestra, per esempio… mi sono reso conto da sempre che le esperienze “difficili” sono le più formative.”

Togli i panni dell’imprenditore e indossa l’abito del concertista… C’è ancora tanto scetticismo tra i musicisti nei riguardi della fisarmonica? Cosa prevedi in futuro per la carissima “accordion”?

“Questo dipende molto dai paesi. In Europa, in genere, io non vedo, come c’era nei miei anni da studente, una chiusura degli ambienti culturali musicali di alto livello, anzi, mi sembra che la fisarmonica attragga sempre di più l’interesse. Questo ovviamente deriva dall’ampliarsi del repertorio, dai corsi dei conservatori che sfornano allievi di buon livello, mentre in passato i fisarmonicisti capaci veramente di dare un concerto erano ben pochi. Si racconta ancora di come il “fisarmonicista classico” fosse a suo tempo osteggiato, un po’ deriso, un po’ tacciato di dilettantismo, ma io mi sento di dire che un po’ i musicisti classici avevano anche ragione. Quando capita di vedere spartiti o ascoltare vecchie incisioni di trascrizioni di musiche di Beethoven, Chopin, Liszt, Bach oggi viene spesso da sorridere… si era in evoluzione, e a parte qualche mosca bianca, i fisarmonicisti suonavano con le mani e con il cuore, ma gli esperimenti spesso uscivano dai canoni che i musicisti classici consideravano permessi… o magari, chissà, avevano in alcuni casi ragione… in fondo Bach non ha mai scritto per pianoforte, quindi non si vede perché il fisarmonicista debba seguire per forza le revisioni pianistiche, invece che ripartire da capo…”

Adesso, invece, togli l’abito del concertista e indossa i panni dell’imprenditore… Questo strumento è tecnicamente migliorabile o abbiamo raggiunto il top?

“La fisarmonica è migliorabile, ne sono sicuro. A mio parere il suono può ancora essere migliorato sia in potenza che in equilibrio. Si tratta di un problema enorme, perché in uno strumento da concerto ci possono essere più di mille ance e regolarne ognuna (a mano!) per essere reattive in modo omogeneo, sia nel piano che in tutti i livelli di dinamica, è difficilissimo. Oggi non ci sono modi migliori per produrre, per esempio, le voci che non abbiano una grossa parte del lavoro fatto a mano. Ci sono però di sicuro le tecnologie che potrebbero portare a fabbricare voci senza intervenire manualmente. Il problema è però che tali tecnologie necessitano di investimenti al di fuori della portata delle nostre aziende, per via del mercato che non ha grandi dimensioni. Lo stesso riguarda i materiali da utilizzare per le componenti metalliche… quante volte fisarmonicisti sognatori mi parlano, per esempio, del titanio… quando poi spiego loro i motivi che ne precludono l’utilizzo, mi sembra di vedere il bambino che scopre che Babbo Natale non esiste. Questo però non significa che tali tecnologie saranno sempre fuori portata. Io credo che piano piano si potranno integrare sempre di più i risultati di ricerche di altri campi, come la stampa 3D, che porteranno grandi benefici. In ogni caso, per me sono due gli aspetti su cui lavorare: il suono, inteso non tanto come timbro, ma come equilibrio tra le varie ance e possibilità dinamiche, e la riduzione del peso.”

Patarini e Selivanov in CinaLa città di Castelfidardo, a tuo parere, manterrà ancora a lungo la leadership della produzione mondiale o vedi all’orizzonte delle perturbazioni provenienti dall’est?

“Questo significa scrutare in una sfera di cristallo. Il mondo si muove con dinamiche difficilmente prevedibili, e gli interessi in gioco che le determinano, o quanto meno le indirizzano, sono purtroppo completamente indipendenti da attività come la musica, l’arte in genere, l’educazione… Io ho visitato fabbriche in Russia, in Cina, in Brasile; posso dire che di questo passo e con queste metodologie non arriveranno ad insidiare l’eccellenza di Castelfidardo. È chiaro, però, che avvenimenti o processi di grande portata internazionale potrebbero imprevedibilmente cambiare le carte in tavola. Staremo a vedere.”

Per concludere… Per quale motivo un giovane dovrebbe, oggi, avvicinarsi alla fisarmonica? (Vorrei, cortesemente, una risposta dal musicista e non dall’imprenditore…)

“Più che avvicinarsi alla fisarmonica, direi alla musica. Il discorso è generale, io penso che qualunque famiglia dovrebbe considerare di dare ai figli la possibilità di una formazione culturale importante, oltre che ai corsi di sport, di lingue ecc. Ricordiamoci sempre che le menti che creano il progresso vengono educate e stimolate dal loro percorso culturale e la musica, secondo me, più di ogni altra arte è capace di raggiungere l’anima di chiunque. Suonare personalmente a qualunque livello dà grandi soddisfazioni interiori e guida bambini e adolescenti a scoprire la loro parte migliore.”

 

www.mircopatarini.com