Il bayan strumento multiculturale dei nostri giorni

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Bayan duo - Pietro Roffi e Saria ConvertinoProsegue a grandi passi l’affermazione del bayan in Italia. Questo “nuovo” strumento musicale, nato in Russia nei primi decenni del secolo scorso, rappresenta una grande novità nel panorama dei sottogeneri afferenti alla famiglia della fisarmonica, giacché offre la possibilità d’eseguire un repertorio abbastanza ampio e trasversale (da Bach a Berio per intenderci! Senza dimenticare tutta la parte di musica popolare balcanica). La modernità risiede in caratteristiche tecniche quali la tastiera, o “bottoniera”, che permette una notevole estensione e i caratteristici bassi sciolti della parte sinistra. Fa piacere constatare come, pian piano, il pubblico stia iniziando a comprendere la singolarità del bayan, che a sua volta ha iniziato ad imporsi nell’attività concertistica sia come strumento solistico sia nell’ambito di eterogenei ensemble di musica da camera. I protagonisti di questa novità nel mondo musicale sono artisti che con impegno e coraggio hanno deciso di scommettere su uno strumento dalla storia abbastanza recente.

Nello specifico parliamo adesso del Maestro Massimiliano Pitocco, pioniere del bayan in Italia, e della sua classe di strumento del Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Fra i suoi allievi più meritevoli spiccano Saria Concertino, Pietro Roffi e Samule Telari, i quali si sono esibiti lo scorso sabato 5 aprile 2014 presso il Maxxi – Museo delle arti del XXI secolo di Roma, eseguendo un repertorio, misto tra il moderno e il contemporaneo, che ha messo in luce le straordinarie caratteristiche espressive del bayan. L’appellativo di “giovani” riferito a questi tre musicisti si ferma alla constatazione del solo dato anagrafico, dal momento che i curricula parlando di artisti che hanno già un trascorso di una certa importanza: Samuele Telari è il neo vincitore del primo premio nella categoria concertisti nel prestigioso concorso “Città di Castelfidardo”; Pietro Roffi, classe 1992, di recente tornato da una tournée in Cina è anch’egli vincitore del Primo Premio al Concorso Internazionale di Castelfidardo – cat. moderna (2010); Saria Convertino è la vincitrice del concorso internazionale “Luigi Denza”, del “Premio delle Arti”, del Concorso “Talenti per la musica 2009″ e del “Premio Via Vittoria” (2008).samuele telari

L’aspetto multiculturale del bayan, evidente nella provenienza geografica dei compositori in programma e nelle conseguenti caratteristiche stilistiche dei brani, è stato il filo conduttore del dialogo fra i tre fisarmonicisti che si sono alternati nelle varie perfomances. Samuele Telari ha eseguito “la parte nostrana” del repertorio, a firma di autori italiani: i Tre Aforismi di Domenico Turi per bayan e clarinetto (con Perla Cormani al clarinetto), interpretati con grande attenzione alle indicazioni espressive volute dal compositore, e Verso Sud (Giardini di Pietra – Freccia del sole) di Enrico Blatti, in un bel connubio di grande forza ritmica insieme agli altri musicisti (Rita Testani – clarinetto, Nicola Bassan – contrabasso e Valerio Cosmai – vibrafono e percussioni).

Innovative ed estremamente interessanti armonie sono state ascoltate attraverso Pietro Roffi che ha portato all’attenzione del pubblico il poco conosciuto compositore finlandese Matti Murto, interpretando Burlesque e Tango, due movimenti tratti dalla Dancing Suite (eseguiti insieme alla violinista Magdalena Gasior). Ancora, in merito all’etnia balcanica dello strumento, si ha avuto modo d’apprezzare lo splendido duetto dello stesso Roffi e della Convertino in Incantation, dalla Balkan Rhapsody per due bayan di Vyacheslav Semyonov: avvincente gioco melodico di scambio delle parti tra i due strumenti, interpretato con grande comunione d’intenti. Il tango, altra anima multiculturale del bayan, è stato interpretato da Saria Convertino, che ha incantato con le Four Tango Sensations di Astor Piazzolla, insieme al quartetto d’archi composto da musicisti dell’Accademia di Santa Cecilia, ovvero, Rosario Genovese – violino, Marlene Prodigo – violino, Giacomo Menna – violoncello, David Bursack – viola. Quest’ultimo lavoro, testamento spirituale di Piazzolla e brano di “tragica bellezza”, ha richiesto all’esecutrice un certo livello di pathos per rendere al meglio la personalissima idea del tango del compositore argentino, dov’è possibile l’eterogeneità dell’organico e l’emancipazione della dissonanza a fini espressivi. Infine Balkan Dance di Janusz Woitarowicz è stata l’occasione per ascoltare i tre fisarmonicisti in trio, cogliendo la forza e la liricità del bayan in diverse sfaccettature, dall’energia ritmica all’espressività della parte solistica.

Emanuele Duchetta