In uscita per l’editore Squilibri “Musiche tradizionali in Polesine”

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Musiche tradizionali in PolesineUscirà il diciotto settembre – ma si può già ordinare online a un prezzo ridotto – il nuovo volume della collana AEM-Archivi di Etnomusicologia. Si tratta di “Musiche tradizionali in Polesine. Le registrazioni di Sergio Liberovici (1968), a cura di Paola Barzan, con contributi di Chiara Crepaldi, Flavia Giacchero, Febo Guizzi e Paolo Ragni. Lo scopo delle pubblicazioni è quello di far riemergere – dentro un quadro critico e teorico – il panorama delle musiche di tradizione orale del nostro paese, attraverso lo studio dei repertori documentati da etnomusicologi e ricercatori a partire dagli anni Cinquanta. Come è nella tradizione della collana (per la quale, tra gli altri, sono già usciti volumi sull’Umbria, il Molise, il Salento, la Calabria, l’Abruzzo e la Basilicata), dedicata alle registrazioni storiche dei repertori etnomusicologici italiani, organizzati in regioni o in aree geografiche, anche a questo nuovo volume sono allegati i documenti audio originali, convogliati in ben tre cd. Come specifica il titolo, il volume in uscita fa riferimento al lavoro di documentazione svolto da Sergio Liberovici – compositore e musicista scomparso nel 1991 – nel corso di una campagna di documentazione in “una realtà irriducibile al proprio orizzonte di senso, forgiato nel vivo di esperienze fortemente orientate da un punto di vista ideologico, dai Cantacronache fino alle ricerche condotte assieme a Emilio Jona sul canto sociale e le memorie operaie”. Nel delta del Po Liberovici ha raccolto oltre duecento documenti, conservati nella Raccolta 117 degli Archivi di Etnomusicologia della Accademia di Santa Cecilia, tra i quali diversi brani cantati da ex mondine, canti d’osteria, cori spontanei, ballate di cantastorie, “villotte” venete. Nel loro insieme i documenti sonori ben rappresentano la frammentazione culturale e sociale dell’area in esame (diviso tra Ca’ Camerini, Ca’ Venier e Donzella), che può essere considerata un luogo di incontro dove convergono diverse tradizioni espressive, ma anche contrassegnato da elementi di arcaicità e arretratezza, “tanto nelle condizioni di vita come nella coscienza di classe”.

Qui si può ascoltare “Ai sei di genaio è qui la vecia” – uno dei circa ottanta brani riportati nei dischi – e leggere un estratto dell’introduzione al volume.