Invictus: la fisarmonica preparata nella musica contemporanea

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InvictusIl sodalizio tra il fisarmonicista di fama internazionale Pietro Roffi e il compositore Matteo Consoli regala una nuova interessante pagina e forse l’inizio di un nuovo capitolo per la composizione per fisarmonica classica.

Gli input forniti dal fisarmonicista hanno permesso una composizione più consapevole che vuole sfruttare le vaste sonorità dello strumento. Dopo alcuni esperimenti nasce, per il duo di ricerca, il primo brano che suscita un buon interesse da parte della critica. Il brano si caratterizza per essere uno dei primi casi di “fisarmonica preparata”. Lo strumento va letteralmente “spogliato”, fino a giungere alla sua anima e lì inserire un oggetto fuori dal suo mondo, un’ancia per clarinetto. La tecnica “reeds in accordion” imprigiona la fisarmonica in delle note perpetue, dalle quali è in grado di liberarsi a volte lottando, a volte con un semplice tocco. Si aggiungono, alla vastità di colori dello strumento, glissati e stonature dettate dall’intensione sull’apertura del mantice.

Da questa tecnica nasce “Invictus”, brano inspirato alla poesia omonima del poeta inglese William Ernst Henley. La fisarmonica si ritrova imprigionata, bloccata dalle sue stesse note. Ansima, respira, urla e pensa. Diviene un contenitore di sofferenza e allo stesso tempo di coraggio. Il brano è unaInvictus - Spartito lotta durante la quale la fisarmonica può essere definita un alter-ego di Henley e della sua poesia dal carattere fortemente autobiografico. Il poeta inglese vive una vita difficile, costretto varie volte a lunghi ricoveri in ospedale dopo essere stato colpito dalla TBC all’età di 12 anni. La poesia, scritta su un letto d’ospedale, è un inno alla vita, un manifesto della forza dell’animo umano di fronte alla notte, alle malattie, alle ombre.

Creatori del nostro destino e capitani delle nostre anime invincibili. Queste le parole chiave per liberarsi dal buio, dalla notte, dall’orrore delle ombre. La fisarmonica si libera, dopo dei cluster travagliati, delle catene imposte dalle ance del clarinetto all’inizio del brano ed afferma di essere padrona del suo destino, della sua anima.

Lo spartito di Invictus adotta un sistema di scrittura che già compare in altri casi nella musica contemporanea e che permette di tralasciare i valori ritmici puntando l’attenzione sulle dinamiche e sui registri della fisarmonica. Il tempo, le durate, la ritmica, vengono lasciate al sentimento dell’esecutore che ha la facoltà di entrare nel brano secondo le sue emozioni.

La pubblicazione di Invictus è accompagnata e rafforzata dal video magistralmente curato dal giovanissimo e talentuoso Mirko Colucci. Girato a Castel San Pietro Romano, paesino nella provincia di Roma, il video è il risultato di un incontro-esperimento in cui i tre giovani artisti si sono trovati per creare un “nuovo” nel panorama musicale contemporaneo.