Mysterious Jazz – Delitti in jazz e in blues (prima parte)

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MYSTERIOUS JAZZ

Delitti in jazz e in blues

(prima parte)

 

“Dal fiume che cinge la città a nord, si vede l’orizzonte. Stupendo. Si guarda in su, quasi con sacro timore, e vien fatto di trattenere il respiro davanti a quello spettacolo di splendore maestoso. Le sagome nette degli edifici squarciano il cielo divorando l’azzurro. Cubi e parallelepipedi, rettangoli schematici e spirali aguzze, minareti e picchi, forma sopra forma, si amalgamano in un tutto geometrico risaltando contro lo specchio bianco e azzurro del cielo.

Di notte, chi percorre la River Highway, si trova a un tratto immerso in una mobile galassia di soli splendenti. Un ricamo di luci sorge dal fiume e imprigiona la città in una scintillante parata di magia elettrica. Le luci della grande strada, la Highway, brillano vicine, lambendo la città, e lontane, riflettendosi nelle acque scure del fiume. Le finestre degli edifici, rettangoli luminosi, s’arrampicano verso le stelle e raggiungono l’onda di neon che tinge il cielo di rosso e verde e giallo e arancione. I semafori ammiccano coi loro occhi enormi.

La città si estende simile a una gigantesca mostra di pietre preziose, risplendente di luce viva nei suoi vari ripiani.02 Mysterious jazz-prima parte-New York

I grattacieli sono un palcoscenico illuminato.

Si affacciano sul fiume inghirlandati con le luminose corone che gli uomini gli hanno acceso attorno, e a guardarli, mozzano il fiato.

Sotto i grattacieli, sotto le luci, ci sono le strade.

E le strade sono anche sudicie”[1].

Quale colonna sonora immaginate per questo strabiliante incipit di Ed McBain? Una fuga di Bach? Un rock’n’roll di Elvis Presley? Una ballad di Bob Dylan? O un assolo di chitarra di Jimmy Page?03 Mysterious jazz-prima parte-Ed Mcbain No. È il jazz, bellezze (perdonate la confidenza, ma il termine fa tanto noir). Non può che essere jazz. Personalmente, consiglierei un accostamento con un buon Mingus d’annata, quello di The Black Saint And The Sinner Lady (1963). Il brano d’apertura, naturalmente: Stop! Look And Listen. Sinner Jim Whitney!

A pensarla così sulla commistione tra giallo e jazz non sono il solo, né il primo, né, tantomeno, il più autorevole. Centinaia di autori di thriller, di gialli, di noir – chiamateli come preferite – hanno scelto il jazz o il blues per sottolineare un passaggio del racconto, per caratterizzare un personaggio o per creare un’atmosfera. Ed altrettanti critici hanno colto – ed accolto con favore – il connubio. Insomma, questo matrimonio s’aveva proprio da fare, anche se qualche “Don Rodrigo” non è mancato… È il caso di Kevin Burton Smith, che nel suo sito Thrilling Detective[2], dedicato alla letteratura poliziesca in tutte le sue declinazioni e coniugazioni, diffida i giovani autori di crime fiction dall’usare il jazz nei propri racconti: “Non c’è nulla che non vada nel jazz – davvero – ma oggi i suoi amanti un po’ snob sono al massimo una mezza dozzina. Quelli che hanno meno di cinquant’anni e ascoltano solamente jazz sono probabilmente invasati o snob. Le persone normali sono cresciute ascoltando gli Stones, i Sex Pistols, Elton John, i Nirvana, la Motown, il soul, i Public Enemy o i Beatles. E con buona probabilità li ascoltano ancora. Non si fa peccato ad ammettere che la cultura pop esiste. Seminare nelle pagine il nome di Mingus o di Charlie Parker non ti rende mica un intellettuale”.04 Mysterious jazz-prima parte-Charles Mingus Mr. Smith dimentica, probabilmente, le origini popolari e “maledette” del jazz, i bassifondi e i bordelli in cui è nato e cresciuto, le abitudini e i costumi tutt’altro che snob dei suoi interpreti e dei suoi estimatori. Leggere per credere. E sono proprio suggerimenti di lettura, nulla di più né di pretenzioso, quelli che vorrei offrirvi dalle pagine di Strumenti&Musica Magazine. Letture per un’estate sotto il segno di qualche innocente delitto in jazz e in blues…

Il menù del pranzo di matrimonio tra jazz e giallo prevede qualche piatto originale accanto a molte pietanze ordinarie, ma anche il pollo arrosto con le patate, se ben cucinato, risulta gustoso. E allora, ecco detective privati che bevono bourbon in locali malfamati dove si suona del jazz, poliziotti – privati o pubblici – che lo ascoltano a casa nei momenti di relax, jazz club dove si consuma un omicidio, messaggi in codice trasmessi con le note, musicisti assassini o vittime di assassini, revolver che esplodono il colpo fatale al culmine di un assolo di sax, streap tease o lap dance accompagnati da una malinconica tromba, che fanno da sfondo alle domande che un detective rivolge ad un barman rigorosamente in maniche di camicia, rigorosamente bianca. E poi, le cantanti: di recente, nere che cantano struggenti blues con voce roca; in romanzi più datati o ambientati in atmosfere retrò, bianche, fatali, lussuriose, con lo sguardo assassino “che mira dritto al portafogli”[3], complici o amanti del colpevole o del detective e sempre, ineluttabilmente, bionde.05 Mysterious jazz-prima parte-Cotton Club

D’altra parte, la letteratura di genere, come è quella poliziesca, è ripetitiva per sua stessa natura: “genere come idea che si manifesta in ogni singola opera e che, in quanto genere, non fa che riproporsi”[4]. Le parole di Hans Robert Jauss si riferiscono alla letteratura cavalleresca medievale, ma potrebbero essere riproposte anche per altri generi moderni come il giallo: “[…] il rapporto del singolo testo con la serie dei testi costitutiva del genere appare come un processo di continua costituzione di orizzonti e di mutamento degli stessi. Il nuovo testo evoca per il lettore […] l’orizzonte che gli è familiare in base ai testi precedenti, fatto di aspettative e di regole del gioco che in seguito potranno essere variate, ampliate, corrette, ma anche trasformate, incrociate o solamente riprodotte. Variazione, ampliamento e correzione determinano il margine: da un lato la rottura con la convenzione e dall’altro la pura riproduzione individuano i confini di una struttura di genere”[5]. E riconducendo questa digressione teorica (mi ero ripromesso di non farne sotto il sole di luglio, ma ho ceduto alla tentazione) al rapporto del giallo col jazz, “detective e jazzista non suonano forse la stessa canzone? Uno standard risaputo, un canovaccio sul quale si improvvisa, come l’ennesimo delitto di cui si conoscono contorni e circostanze, ma non il colpevole”[6].

Per raccontarvi crime e jazz, inizierò da un episodio realmente accaduto e del quale uno scrittore si è servito per costruire il proprio romanzo. E per iniziare a raccontare storie di jazz, quale miglior luogo da cui partire se non da New Orleans?06 Mysterious jazz-prima parte-New Orleans

Lui – lo scrittore – si chiama Ray Celestin e il romanzo è The Axeman’s Jazz.[7] Il titolo si deve ad un ragtime del 1919, Mysterious Axeman’s Jazz, composto da Joseph J. Davilla per evocare un fatto di cronaca nera accaduto nello stesso anno. Uno psicopatico, che si firma Axeman e che si proclama appassionato di jazz, scrive al Times-Picayune, il giornale locale, e minaccia tutti i cittadini: chi non suonerà, ogni giovedì notte, la sua musica preferita, sarà fatto a pezzi a colpi d’ascia. Tutti, o quasi, gli abitanti di New Orleans prendono sul serio l’avvertimento: chi canta, chi suona, chi mette dischi a tutto volume sul grammofono di casa. Tra i pochi che prendono sotto gamba l’avviso, qualcuno ci rimette la pelle e pure le penne. Poi, il sedicente Axeman e la sua ascia scompaiono nel nulla e la polizia archivia il caso. Al contrario, Ray Celestin, lo scrittore di cui sopra, dà un volto, un nome e un cognome al colpevole. Si tratta di… tranquilli, non ve lo dico. Semmai doveste imbattervi in questo romanzo, non vi rovinerò il gusto della suspense. Trent’anni fa, inavvertitamente, lo feci con un amico e i sensi di colpa ancora mi impediscono di dormire serenamente…07 Mysterious jazz-prima parte-spartito

Ray Celestin non è l’unico scrittore ad aggirarsi tra i bassifondi di New Orleans. Julie Smith, per esempio, vi fa muovere la poliziotta Skip Langdon che, tra i tanti casi da risolvere, ha quello dell’omicidio del produttore del “New Orleans Jazz and Heritage Festival”[8]. Anche il papà di Perry Mason, Erle Stanley Gardner, firma, con lo pseudonimo A. A. Fair, un romanzo ambientato nella New Orleans dei locali notturni in cui si suona jazz[9]. E a seguire – o a precedere – una lunga serie di gialli ambientati nei primi del ’900 tra stregoni voodoo, prostitute un po’ in là con gli anni, cajun, creoli e, naturalmente, jazzisti della vecchia guardia, reali o inventati[10]. New Orleans non è l’unica città d’America dove si possa ascoltare o suonare del buon jazz, né, tantomeno, dove si possa scoprire – o commettere, dipende dai punti divista e dai gusti – qualche delitto. New York, Washington, Las Vegas, Houston, Los Angeles, San Francisco, Miami o la provincia più profonda sono altrettanti scenari gialli in jazz e in blues che gli scrittori hanno saputo valorizzare. È il caso di Cornell Woolrich, autore di grandi classici della detection, che nel racconto Marijuana[11] (1941), ambientato a New York, descrive l’omicidio di una donna da parte del marito mentre il giradischi di casa suona After You’ve Gone, [12]“Dopo che te ne sei andata via…”.08 Mysterious jazz-prima parte-Cornell Woolrich Che si firmi col suo vero nome o con lo pseudonimo William Irish, Woolrich non perde occasione per infilare il jazz nei suoi romanzi. Siamo sempre a New York, dove la protagonista de La donna fantasma[13] (1942) è impegnata in una gara contro il tempo per scagionare il proprio capo da un’accusa di omicidio. Improvvisatasi, per necessità, detective, la giovane s’imbatte in un batterista jazz che sul delitto in questione sembra saperla lunga. E per persuaderlo a parlare gli fa credere di essere una ragazza di facili costumi e lo accompagna ad una jam session dove la musica non è meno infuocata del gin e della marijuana che circolano allegramente nel locale.09 Mysterious jazz-prima parte-locandina film Ancora Cornell Woolrich, ancora la Grande Mela e ancora alcool, droghe e jam session. La short story s’intitola Pezzo forte per l’assassino[14] (1939) e il “pezzo” del titolo è proprio un brano jazz, un “pezzo” per pianoforte. Lo strumento è suonato da una donna che, allo stremo delle forze dopo una notte di baldoria musicale e alcoolica, si addormenta insieme agli altri membri della band e al risveglio trova una sorpresa… un collega che penzola da un capo di una corda… La colonna sonora del racconto, nonostante la brevità del testo, è ricchissima e comprende anche il Bolero di Ravel arrangiato in chiave jazz.

Torneremo in America, ah se ci torneremo! Il nostro viaggio prevede andate e ritorni. Ma prima di separarci (e di ritrovarci il prossimo mese con la seconda parte dell’articolo), lasciatemi fare un rapidissimo excursus nell’Europa del giallo permeato di jazz. In Francia, per esempio, tra le pagine de Il dito di Horace di Marcus Malte, si aggira un serial killer dinamitardo che spedisce alle sue prossime vittime un CD di Horace Silver[15]. In Italia, l’Alligatore di Massimo Carlotto è un ex cantante di blues trasformatosi in investigatore privato.10 Mysterious jazz-prima parte-copertina libro In Gran Bretagna, l’ispettore capo Barrabal di Scotland Yard, nato dalla penna di Edgar Wallace, indaga nell’ambiente del Leopard Club, un locale di dubbia fama dove si suona jazz tutta la notte[16]. Sempre nel Regno Unito, patria del giallo classico, la vittima de La stanza dei delitti di P. D. James è un appassionato della musica di New Orleans[17]. Tra Spagna e Portogallo si muovono, invece, il pianista Santiago Biralbo e i componenti del suo trio,11 Mysterious jazz-prima parte-Gerry Mulligan 1957 protagonisti di Inverno a Lisbona. Il romanzo lo ha scritto Antonio Muñoz Molina[18] ed è intriso, oltre che di jazz, di fumo, di alcool, di donne fatali e di delitti, naturalmente. I cavalli di battaglia del trio? Fly Me To The Moon e All the Things You Are.

Può bastare per questa prima puntata? Ci risentiamo ad agosto? Voi, intanto, godetevi il vostro mare o la vostra montagna. Io mi verso un whisky on the rock, metto sul piatto dello stereo Black Nightgown, e, mentre lo scricchiolio della puntina sul vinile precede di qualche piacevole istante il suono del sax baritono di GerryMulligan, riprendo le letture per la seconda parte di questo articolo. So long, guys.

 

NOTE

[1] Ed McBain, L’assassino ha lasciato la firma, in Quelli dell’87° Distretto, Milano, Mondadori, 1969, p. 3.
[2] www.thrillingdetective.com
[3] Robert Mitchum in Marlowe il poliziotto privato (Farwell, My Lovely), di Dick Richards, U.S.A., 1975.
[4] Hans Robert Jauss, Alterità e modernità della letteratura medievale, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, p. 232.
[5] Ibidem, pp. 232-233.
[6] Franco Bergoglio, Sassofoni e pistole, Roma, Arcana Jazz, 2015, p.11.
[7] Inedito in Italia. Negli U.S.A. è stato pubblicato dall’editore Mantle nel 2014.
[8] Julie Smith, The Jazz Funeral, Ivy Books, 1994.
[9] A. A. Fair, A Nuova Orleans non si dorme, Milano, Giallo Mondadori, 1951.
[10] Tra gli altri, innumerevoli romanzi polizieschi ambientati a New Orleans, segnalo: Barbara Hambly, L’uomo di carnevale, Milano, Giallo Mondadori, 1998; David Fulmer, L’assassino dei bordelli, Milano, Sonzogno, 2003; John Grisham, L’appello, Milano, Mondadori, 1994.
[11] Cornell Woolrich, Marijuana e altre storie, Milano, Giallo Mondadori, 1990.
[12] Standard di Turner Layton e Henry Creamer. È stato interpretato, tra gli altri, da Bessie Smith, Ella Fitzgerald, Benny Goodman, Roy Eldridge.
[13] William Irish, La donna fantasma, Milano, Giallo Mondadori, 1990.
[14] C. Woolrich, Pezzo forte per l’assassino, in Giallo a tempo di Swing, Milano, Feltrinelli, 2007.
[15] Marcus Malte, Il dito di Horace, Milano, Hobby & Work, 2002.
[16] Edgar Wallace, Il castigo della spia, Milano, Garden Editoriale, 1990.
[17] P. D. James, La stanza dei delitti, Milano, Mondadori, 2004.
[18] Antonio Muñoz Molina, Inverno a Lisbona, Milano, Feltrinelli, 2001.

 

PER APPROFONDIRE

BIBLIOGRAFIA

Fonte indispensabile per la stesura di questo articolo è stato il libro di Franco Bergoglio, Sassofoni e pistole, Roma, Arcana Jazz, 2015.
Per approfondire il rapporto tra musica jazz e letteratura poliziesca, suggerisco di visitare il blog dell’autore all’indirizzo https://magazzinojazz.wordpress.com/

BENVENUTI, Stefano, RIZZONI, Gianni, Il romanzo giallo. Storia, autori, personaggi. Milano, Mondadori, 1979.

MANDEL, Ernest, Delitti per diletto, Milano, Interno Giallo, 1990.

POLILLO, Arrigo, Jazz, Milano, Mondadori, 1976.

 

LINK AUDIOVISIVI

https://www.youtube.com/watch?v=kIrcxGdyUdk