Nasce intorno al 1500 dagli schiavi africani l’intramontabile Merengue

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Wilfrido Vargas“…vivere è danzare” diceva Madelaine Delbrel “…ma la gioia della danza sta nell’abbandono, agile, tra le braccia robuste dell’uomo che ti guida…”

“l’abbandono agile”, si può appunto intendere quello che armonizza il merengue attraverso l’accesa sintonia sessuale che pervade i due ballerini che con i corpi che si toccano senza quasi mai staccarsi, vanno aldilà del corteggiamento per rappresentare un intenso amplesso che prescinde dalla procreazione tenendo esclusivo conto della passione. È così che appare ai nostri occhi la sequenza figurata delle coppie che si esibiscono al ritmo di merengue. Ed è così che l’origine di questo straordinario ballo che infondendo allegria richiama il senso di ciò che muove il mondo: “Il Sesso”. Come la gran parte dei balli latini, le origini hanno avuto consistenza dalle popolazioni africane, che per secoli, sottoposte al dominio straniero per sfruttamento e sete di potere da parte di spietati conquistatori stranieri, hanno indotto in schiavitù le povere e deboli popolazioni africane, fonte di manodopera a costo zero e relativo sfruttamento ad ampio spettro delle risorse locali. Ebbe origine così, intorno alla metà del millecinquecento, per intere popolazioni di regioni africane, portate a lavorare incatenate nei campi coltivati a canna da zucchero dai dominatori spagnoli, in quella che oggi è la Repubblica Dominicana, l’intramontabile merengue. Ovviamente questi individui soggiogati e con le catene ai piedi, durante i trasferimenti da una tenuta all’altra, non erano assolutamente liberi di camminare normalmente se non dondolando su un piede e l’altro con le gambe allargate per adeguarle al passo degli altri schiavi, spinti da quel senso di assuefazione che crea spesso negli uomini la risorsa che è l’abitudine. Senza rinunciare al loro innato spirito del ritmo, improvvisavano movenze e canti. Sono molte le leggende che cercano di individuare con esattezza l’origine dello stile ritmato del merengue. Una in particolare parte da un ragazzo che fattosi male a un piede a causa delle catene, zoppicando a destra e sinistra e con il ritmo che è nel loro “dna”, cominciò a muoversi seguendo le nenie popolari che raccontavano la vita quotidiana dei villaggi originari. Questo piacque ai tormentati schiavi che imitando l’intraprendente giovane, adeguarono i loro movimenti a quelli inventati dal ragazzo. Certo queste informazioni non le troviamo nei libri di storia, ma agli studiosi di tradizioni etniche e venuto relativamente facile individuare il carattere delle popolazioni. Agli appassionati osservatori piace credere alla veridicità delle storie tramandate. Per ritornare alle origini, molte trasformazioni si sono succedute alternativamente fra il dominio spagnolo e quello francese. Fu però, quando i francesi ebbero il sopravvento sugli spagnoli, nel possesso dell’isola, con il gradimento anche da quella parte di popolazione creola, che il merengue ebbe ampia affermazione, divenendo non solo il simbolo della Repubblica Dominicana, ma agevolando anche l’integrazione fra l’etnia africana e quella creola in una fusione che ebbe effetti sociali molto positivi. L’affermazione di quest’affascinante ballo valicò i confini fino alla progressiva diffusione in altri Paesi. È interessante scoprire in questo ballo, l’elevata azione sociale e culturale attraverso i tre indirizzi che i cultori hanno voluto dare: il ballo individuale, che fermi restando i canoni di base sul movimento alternato sui piedi con gambe divaricate e piegate, consenti la creazione di nuove figure di cui alcune, in seguito s’integrarono consentendo l’arricchimento delle regole del merengue. Oltre naturalmente al significato che i movimenti ballati davano all’obiettivo che era l’esaltazione alla sensualità; il ballo di gruppo che oltre a creare elevata socialità intrecciava i suoi obiettivi coreografici rivolti alla scelta di una ragazza da marito con qualità estetiche, elevate rispetto alle altre. Infine il ballo di coppia atto a mostrare il contatto fisico quasi a testare la complicità assoluta per consentire un futuro alla coppia. Oggi sono state apportate molte variabili ai concetti originari del merengue che se in parte hanno modificato la coreografia iniziale dall’altra si è consentito di rendere attuale il ballo. Ad esempio se prima i corpi della coppia non si staccavano per tutta la durata del ballo, oggi il merengue prevede esibizioni coordinate nella coppia atte a mostrare con virtuosismi e figure acrobatiche l’individualità nella sua essenza coreografica. L’evoluzione è avvenuta anche negli strumenti musicali usati. Se all’inizio oltre alla voce solista, all’organetto e al tamburo si usava il “guiro” strumento cubano composto da una zucca vuota con un foro centrale sul quale era introdotta un’asta con striature orizzontali a rilievo, che attraversandola in un senso e nell’altro produceva un suono molto ritmico. La “marimbula”, rappresentata da una cassa di legno cui erano fissati sottili fili, che erano pizzicati producendo un suono sordo simile alla chitarra, il “cuatro” e altri ancora, costruiti artigianalmente, oggi oltre alle chitarre e ai fiati, molte orchestre hanno introdotto anche le fisarmoniche. Il successo che incastonò questo ritmo nel pentagramma musicale mondiale fu il coinvolgimento del jazz che creò variabili in grado di trasformare il merengue in samba e altri ritmi afro cubani. Nel 1950 il merengue approdò negli stati Uniti e in seguito in Europa. All’inizio degli anni 70 Wilfrido Vargas e il cantante Johnny ebbero l’intuizione di proporre balli sfrenati a ritmo di “ merengue modificato”, determinando l’inizio del ballo moderno. In tutto il mondo sono sorte discoteche, dove sono eseguiti ritmi esclusivamente di merengue e salsa dando origine ad affollatissime scuole di ballo. Oggi musica “techno” e “hip-hop” hanno adattato al merengue la loro modernità. Fulanito, Sancocho, Proyecto, Los Sabrosos del merengue, sono i maggiori interpreti di questo genere cui è stato dato il nome di “merengue- house o “techno-merengue, utilizzando esclusivamente strumenti elettronici.

Renato Catania