Ottobrata Romana – Favole e canti di animali – Omaggio a Trilussa

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Domenica 1 Novembre 2015, ore 18:00

ROMA – Auditorium Parco della Musica – Sala Sinopoli

OTTOBRATA ROMANA – VIII Edizione

FAVOLE E CANTI DI ANIMALI. OMAGGIO A TRILUSSA

Un progetto di Ambrogio Sparagna con l’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica, la partecipazione di Pamela Villoresi, del Coro Popolare diretto da Anna Rita Colaianni e del Gruppo delle Maschere Zoomorfe della tradizione popolare della Basilicata (In collaborazione con APT Basilicata)

 

Ambrogio SparagnaL’Ottava edizione dell’Ottobrata Romana al Parco della Musica di Roma, è ispirata ai canti della tradizione contadina della Campagna romana dedicati agli animali e alle loro storie metaforiche. Per questa ragione non poteva mancare con un omaggio speciale alle favole di Trilussa, che su questo tema molto ha scritto con grande intelligenza e originalità. Alcune delle sue poesie e prose fantastiche sono musicate da Ambrogio Sparagna e l’Orchestra Popolare Italiana, cantate dal Coro Popolare o interpretate dall’intensa voce di Pamela Villoresi.

Un’altra finestra molto importante è quella aperta sulla tradizione dei rituali zoomorfi della Basilicata, regione in cui la rappresentazione zoomorfa, il raccontare dei vizi e delle virtù degli animali costituisce infatti una delle costanti del calendario di manifestazioni di festa contadina ed in particolare delle danze carnascialesche e dei rituali primaverili propiziatori.

Una tradizione ancora ampiamente diffusa testimoniata dalla partecipazione allo spettacolo del Gruppo delle Maschere Zoomorfe e da una inedita e originale mostra fotografica appositamente allestita nell’ambito di questa edizione dell’Ottobrata Romana.

 

Biglietto € 15 – Riduzione Finisterre € 12

Per info e prenotazioni info@finisterre.it
31 Ottobre, 1 e 2 Novembre

 

Foyer Sala Sinopoli – Mostra fotografica

Maschere zoomorfe di Basilicata

A cura di APT Basilicata

“… Venivano a grandi salti, e urlavano come animali inferociti, esaltandosi delle loro stesse grida. Erano le maschere contadine. Portavano in mano delle pelli di pecora secche arrotolate come bastoni, e le brandivano minacciosi, e battevano con esse sulla schiena e sul capo tutti quelli che non si scansavano in tempo…” (Carlo Levi – Cristo si è fermato ad Eboli).