Quando il vento appena soffiava – Il Fado, Lisbona, la letteratura (1° parte)

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“QUANDO IL VENTO APPENA SOFFIAVA”

Il Fado, Lisbona, la letteratura

(prima parte)

 

Nel fado, poesia e canzone si fondono e si confondono e lasciano senza risposta, ancora una volta, l’interrogativo «atavico» su dove inizi l’una e dove finisca l’altra: poeti che scrivono versi da cantare, cantanti che attingono alla tradizione poetica del Portogallo, autori di canzoni le cui parole, a volte, non hanno nulla da invidiare a quelle dei poeti.02 Quando il vento appena soffiava (prima parte - Josè Regio) Recita – o canta? – Josè Regio (1901-1969):

“Il Fado nacque un giorno

Quando il vento appena soffiava

E il cielo il mare prolungava,

Nella murata di un veliero,

Nel petto di un marinaio

Che poiché era triste cantava”[1]

Sono le origini mitiche del fado, vagheggiate dal poeta modernista[2] nel 1941. Alla magia della poesia si sostituisce la concretezza della storia: il primo fado nasce oltremare, nelle colonie del Brasile, e, prima che canzone, è una “danza di negri così immorale e al contempo così incantevole […]”. Lo scrive nel proprio diario, pubblicato nel 1829, Carl Schlichthorst, ufficiale tedesco di passaggio in Brasile qualche anno prima. Che aggiunge: “La danza preferita dei neri si chiama Fado. Consiste in un movimento che fa ondulare soavemente e tremare il corpo, e che esprime i sentimenti più voluttuosi della persona in un modo tanto naturale quanto indecente”[3]. La danza è accompagnata dalla chitarra e dal canto dei ballerini, che si alterna a quello del chitarrista.03 Quando il vento appena soffiava (prima parte - chitarre portoghesi) Nonostante il carattere molto cadenzato del ballo, il canto è di “carattere veramente poetico”, asserisce Manuel Antonio de Almeida, giornalista e scrittore brasiliano del XIX secolo, tra i primi a traghettare il fado in letteratura e a testimoniare della sua penetrazione nei salotti coloniali di Rio. Un episodio del suo unico romanzo, Memórias de un sargento de milícias (1853)[4], che racconta le vicende picaresche di un giovane militare scapestrato, si svolge nella cornice di una festa di battesimo: “Poco dopo cominciò il fado. […] questa danza così voluttuosa, così varia, che sembra figlia del più accurato studio dell’arte. […] Quando il fado comincia fa fatica a finire; termina sempre verso l’alba, quando non dura giorni e notti intere di fila”.

Quel corpo a corpo di avvicinamento e di allontanamento tra i ballerini, quei movimenti ondulanti dei loro fianchi, che culminano nel ventre contro ventre, ricordati dagli osservatori dell’epoca, esprimono una chiara simbologia erotica. Non è difficile supporre che nei teatri e nei salotti borghesi di Lisbona siano portate in scena delle varianti edulcorate della danza, ma nelle strade perdura la coreografia originaria, quella carnale, quella che s’insinua nelle taverne e nei bordelli dei quartieri popolari della città.04 Quando il vento appena soffiava (prima parte - Fado Lisboa) Una sensualità che appartiene a tutte le danze di origine afrobrasiliana e non solo. Basti pensare al tango delle origini, tanto amato da Borges[5], e che dai bordelli di Buenos Aires – come il jazz da quelli di New Orleans – conquisterà il mondo intero. A Lisbona si va oltre: il nome della danza proveniente dalle antiche colonie – sebbene nella sua accezione di «fato» o «destino» – diventa addirittura l’appellativo, in qualche misura romantico, dei bordelli, chiamati «case di fado». Simile al «compadre», eroe del tango argentino[6], al protagonista maschile della danse Apache francese o ad altri stereotipi virili, il fadista di Lisbona è dedito ad attività marginali e illegali, dal contrabbando alla «protezione» delle prostitute, è rissoso e sempre armato di coltello a serramanico (il «Santo Cristo»), è amico dei toreri e ostenta abiti a dir poco vistosi.05 Quando il vento appena soffiava (prima parte - Fado di Josè Malhoa) Ecco come li descrive José Duarte Ramalho Ortigão, un altro scrittore portoghese (1836-1915) che non trascurò il fado nei suoi romanzi: “Lo stivale elegante col tacchetto affusolato o il tacco rinforzato, i calzoni stretti al ginocchio e con le ghette fino alla punta del piede, la cinta, la giacca di astrakan e il cappello spinto verso la nuca dal pollice, con il gesto classico del grande stile canaglia”[7].

Ma il primo grande scrittore portoghese a confrontarsi con il fado è Camilo Castelo de Branco (1825-1890), un narratore originale, che allo spirito romantico, allora dominante in Portogallo, unisce una buona dose di umorismo sferzante.06 Quando il vento appena soffiava (prima parte - Camilo Castelo de Branco) Lo si può cogliere in un brano tratto dal romanzo Eusébio Macário (1879), nel quale l’autore, riferendosi al fado suonato dal figlio del protagonista, ne descrive gli effetti sull’intera famiglia: “[…] suonava un fado che suscitava tremori involontari nelle natiche del padre; al tempo stesso Custodia [la sorella, n.d.r.], in cucina, scossa dai bordoni gementi della chitarra, dimenava i fianchi, battendo il piede in avanti nell’atteggiamento da sgualdrinella […]. La madre, le fremevano i fianchi quando, all’improvviso, lasciava la mano del mortaio e cominciava a battere i piedi al ritmo del fado, e a strillare stonatamente […]”[8]. Tra fado danzati e fado unicamente cantati non ci sono discrepanze musicali e molte fonti ne indicano l’usuale sovrapposizione in un’unica prassi performativa. Ciò potrebbe spiegare il considerevole numero di fado in cui le melodie cantate si avvicendano a lunghe sezioni esclusivamente strumentali, a supporto della coreografia. Separati, invece, sono testo e musica. Sullo stesso fado-musica possono essere cantati, infatti, innumerevoli fado-poesia, purché la loro metrica vi si adatti[9].

A partire dall’ultimo trentennio dell’800, l’universo del fado si allarga ad altri ceti sociali, come, per esempio, la gioventù aristocratica bohémien, che ama frequentare i locali malfamati della capitale. Di pari passo a questo fenomeno, e conseguentemente ad esso, si moltiplicano le rappresentazioni letterarie dell’ambiente fadista e le contaminazioni del genere da parte di espressioni poetiche colte: Guerra Junqueiro (1850–1923), vate nazionale post mortem, scrittore satirico e poeta allegorico, si erge a protettore di António Maria Eusébio, O Cantador de Setúbal, fadista celebre per la sveltezza e il sarcasmo delle sue improvvisazioni poetiche.07 Quando il vento appena soffiava (prima parte - António Maria Eusébio) Júlio César Machado, giornalista, attento osservatore della società e del costume lisbonesi, pubblica una raccolta di cronache nelle quali esprime la propria sorpresa nel constatare il processo di «trasformazione sociale» del fado: “Il fadista, così come Lisbona lo intendeva e venerava, era un soggetto temibile ancora pochi anni fa […]. Ma, da quando ai nobili e ai damerini piace essere fadisti, i fadisti vogliono sembrare damerini e nobili […]; ormai escono in marsina, con grande serietà da virtuosi, a dare concerti al casinò e al circo, e il massimo che si ottiene da loro è che cantino la vita di Salomone e di Davide… Una noia!”[10]. E José Maria Eça de Queirós (1845–1900), considerato il Flaubert portoghese, rappresenta la nuova realtà nel suo romanzo Il cugino Basilio, ricco di riferimenti musicali fadisti, pur essendo ambientato in un interno borghese. Il fenomeno si estende anche a Coimbra. Studenti, docenti e altre figure di intellettuali della città universitaria per eccellenza del Portogallo, danno vita ad un fado letterario. Ne sono protagonisti, tra gli altri, grandi nomi della poesia come Augusto Gil (1873-1929) e João de Deus (1830–1896), che compongono versi di sapore erudito per il fado, chiamati «notturni» o «serenate». La poesia del primo è ispirata al Parnassianesimo e al Simbolismo, quella del secondo è caratterizzata da versi di una squisita dolcezza, che non scadono mai in facili sentimentalismi. Accanto a loro, il linguaggio romantico di João de Lemos, di Soares dos Passos e di Gonçalves Crespo influenza gli autori di testi fadisti.08 Quando il vento appena soffiava (prima parte - Fado) Se nell’età «popolare» del fado era consueto ascoltare versi conditi da una certa crudezza:

“Mi misi a fissare la tipa

E mi feci tanta rabbia,

Che per poco non la infilza

Il mio coltello, la trafficona.

Aveva un’aria da pupazza,

Da venditrice ambulante.

Ma non volli attaccar briga

Nonostante la sbronza,

Non mi volli misurare con lei,

Perché aveva un coltello nel reggicalze”[11]

nell’epoca ispirata dalla poesia colta, si canta così:

“Silenzio! Chitarra mia,

Lascia ascoltare, lascia cantare,

Alla tenue luce della luna

La vergine che adoro e seguo.

Rumori che passate

Per i roseti in fiore,

Venite a sentire il mio amore.

Che sogna amori con me”[12].

E così, i temi romantici della donna amata come un essere verginale, destinato a morte precoce, diventano propri anche del fado.

 

NOTE

[1] Cit. in Rui Vieira Nery, Il fado. Storia e cultura della canzone portoghese, Roma, Donzelli Editore, 2006, pp. 42-43.

[2] “Modernismo” è il termine con il quale viene designato il movimento letterario che mutò il corso della letteratura di lingua spagnola tra il 1880 e il 1914. È usato anche per indicare la letteratura d’avanguardia fiorita in Brasile e in Portogallo intorno agli anni ’20 del ’900. In Portogallo, Fernando Pessoa può esserne considerato l’iniziatore in qualità di animatore della rivista Orpheu.

[3] Carl Schlichthorst, Rio de Janeiro wie es ist, Im Verlage Hahn’schen Hofbuchlandlung, Hannover, Simões, A. 1974.

[4] Manuel Antonio de Almeida, Memórias de un sargento de milícias, Livraria Martins, Sao Paulo, Andrade, M. de 1989.

[5] Cfr. il mio articolo “Combattere può essere una festa”, pubblicato in 3 parti su questa stessa testata:

https://www.strumentiemusica.com/notizie/combattere-puo-essere-una-festa-prima-parte/;

https://www.strumentiemusica.com/notizie/combattere-puo-essere-una-festa-seconda-parte/;

https://www.strumentiemusica.com/notizie/combattere-puo-essere-una-festa-terza-parte/.

[6] Idem.

[7] Cit. in Rui Vieira Nery, op. cit., p. 31.

[8] Ibidem, p. 33.

[9] Idem.

[10] Ibidem, p. 91.

[11] Ibidem, 75-76.

[12] Ibidem, 105.

 

PER APPROFONDIRE

BIBLIOGRAFIA

GIACOBBE, Il fado di Coimbra. Storia e significato sociale della canzone accademica portoghese, Lecce, Besa, 2017

LOURENÇO, Eduardo, Il labirinto della saudade. Portogallo come destino, Parma, Diabasis, 2006.

SARAIVA, José H., Storia del Portogallo, Milano, Bruno Mondadori, 2007.

SARAMAGO, José, Viaggio in Portogallo, Milano, Feltrinelli, 2015

 

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