Un grande talento made in Italy: il fisarmonicista e pianista Angelo Miele

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Angelo MieleIl protagonista dell’intervista odierna è il bravissimo Angelo Miele, un giovane e dinamico fisarmonicista che ha già maturato tantissime esperienze, sia come concertista solista, sia come membro di formazioni orchestrali. Ce lo descrive accuratamente un suo “collega”, altrettanto bravo e preparato… Samuele Telari.

Angelo Miele inizia gli studi musicali giovanissimo con il M° Massimiliano Pitocco e consegue, successivamente, il diploma di fisarmonica all’età di 17 anni con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari. A 18 anni si diploma in pianoforte presso il Conservatorio “L. Perosi” di Campobasso con il massimo dei voti, lode e menzione speciale e continua i propri studi musicali ottenendo il diploma accademico di II livello in fisarmonica presso il Conservatorio “L. Refice” di Frosinone (110 e lode), il diploma accademico di II livello per la Formazione dei Docenti classe di concorso A77 e il diploma accademico di II livello in Musica da Camera presso il conservatorio “Santa Cecilia” di Roma (con la votazione di 110 e lode). Si perfeziona con illustri nomi del panorama fisarmonicistico (Mika Vayrynen, Yuri Shishkin, Frederic Deschamps, Viacheslav Semionov, Owen Murray) ed è vincitore assoluto di concorsi nazionali ed internazionali tra i quali: Concorso di Esecuzione Musicale (Riccione, 2005),“Trofeo città di Atri” (2006), XIII Concorso Luigi Nono (2009), I Festival Internazionale Santa Cecilia (Roma, 2010), Premio “S. Bizzarri” (2010). Come concertista si esibisce con sempre maggiori consensi nelle più prestigiose sale da concerto d’Italia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Serbia, Lituania, Canada. Suona con diverse formazioni da camera tra cui il Coro dell’Università del Molise (diretto da Gennaro Continillo), Fatum Trio (con Giuseppe Scigliano e Massimiliano Pitocco), il quartetto MADA’s e il Trio Miele che da anni vede impegnati i tre fratelli nell’esecuzione di musiche che spaziano dal barocco al contemporaneo. È docente di fisarmonica presso il Conservatorio “L. Perosi” di Campobasso.

Avendo avuto una formazione musicale varia e complessa, cosa pensi abbia maggiormente influito sulla tua figura di musicista oggi?

La mia figura di musicista oggi è lo sviluppo di un percorso intrapreso sin da giovanissimo, grazie alla lungimiranza e la tenacia di mio padre, insegnante e titolare di una piccola scuola di musica nel mio paese.

Sono consapevole di aver ricevuto una solidissima formazione musicale di base, grazie alla quale ho avuto la possibilità di accedere con facilità ai vari percorsi di studio che hanno accompagnato la mia crescita in tale campo. Essermi dedicato contemporaneamente al pianoforte e alla fisarmonica mi ha indubbiamente permesso di avere una visuale più ampia della musica in generale, ma è ovvio che dei due strumenti, alla fine degli studi, la fisarmonica è divenuta la mia passione ed il mio lavoro. Infine, ma credo sia l’aspetto più importante, ho avuto la fortuna di studiare con due insegnanti validissimi, sia dal punto di vista musicale che didattico: Michele Battista (pianoforte) e Massimiliano Pitocco (fisarmonica). Quest’ultimo in particolare è stato un po’ il mio secondo padre; con lui dall’età di sette anni, ho avuto il piacere di scoprire le enormi potenzialità del mio strumento, e da lui ho ricevuto una formazione completa, come si suol dire a 360 gradi, partendo dalla musica originale delle varie scuole nazionali, passando per il variegato mondo del repertorio organistico-clavicembalistico fino a giungere nell’intricato ma ugualmente affascinante mondo del genere contemporaneo.

Hai partecipato a molti concorsi, spesso risultandone anche il vincitore, fisarmonicistici e non. Quali sono le differenze? Quali sono i pregi e difetti degli attuali festival fisarmonicistici? È importante parteciparvi?

Oltre all’aspetto meramente organizzativo in qualunque concorso l’aspetto focale è la giuria. Sin da piccolo ho capito che spesso la valutazione in un concorso musicale è qualcosa di molto soggettivo. Pertanto laddove regnino buonsenso, onestà e competenza nel riconoscere la validità del lavoro altrui, ci si trova di fronte ad un giudizio trasparente e univoco.

In Italia nel corso degli anni i concorsi sono aumentati numericamente, e in quelli di esecuzione musicale noto che si sta dando sempre più spazio al nostro strumento. Questo è senza dubbio un dato positivo. Reputo l’esperienza del concorso (visto come confronto) molto valida e senza dubbio indispensabile per la crescita di ogni musicista. Nel caso del fisarmonicista poi, specialmente in Italia, un concorso internazionale è un’occasione preziosa per osservare dal vivo quello che sta accadendo nell’intero mondo della fisarmonica, senza limitarsi a quello che accade nelle nostre realtà locali (piccole o grandi che siano).

Riguardo ai festival, noto con piacere che negli ultimi anni il Festival di Castelfidardo ha investito molto sullo sviluppo e sulla crescita di questo evento, ed è importante creare un contesto di stimolo per tutti i giovani fisarmonicisti che si presentano come concorrenti.

Il Festival Contemporaneamente Fisarmonica è un progetto portato avanti dal M° Massimiliano Pitocco all’interno del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Quest’appuntamento con cadenza biennale sta rapidamente acquistando visibilità nel panorama internazionale del nostro strumento e comprende al suo interno masterclass di alto perfezionamento con docenti di chiara fama, una serie di concerti ed un concorso che richiama ad ogni edizione sempre più concorrenti da tutto il mondo.

Il mio augurio è che si possano incrementare sempre più gli eventi legati al mondo della fisarmonica classica , sull’esempio di eventi e festival organizzati da paesi come Russia, Serbia o Finlandia, e sfruttare al massimo queste occasioni anche per suscitare l’attenzione del pubblico italiano e coltivarne l’interesse verso la cosiddetta musica “seria”.

Da diversi anni, seppur ancora giovanissimo, sei titolare della cattedra di fisarmonica presso il Conservatorio “L. Perosi” di Campobasso. Com’è stato il passaggio da studente a docente? Cosa ne pensi del livello della scuola italiana anche rispetto a quelle internazionali (russa, serba, francese etc)?

Poter avviare una classe di fisarmonica ed insegnare nel conservatorio dove sono cresciuto è una bella occasione che mi è stata offerta, e non nego che i primi tempi è stato anche un po’ strano vestire i panni del docente proprio a Campobasso. Ho avuto modo però di conoscere meglio e da vicino molti colleghi con i quali ora collaboro frequentemente per organizzare concerti, seminari e numerose iniziative all’interno dell’istituto affinché sia denso di attività volte a stimolare quanto più possibile la crescita e l’interesse dei nostri allievi verso la musica classica. Il confronto della scuola fisarmonicistica italiana con quelle estere è qualcosa di molto delicato. In Italia abbiamo docenti molto validi,   lo conferma il fatto che spesso sono invitati all’estero sia per concerti che per seminari o masterclass. Il punto credo sia lo spirito con cui ci si approccia allo studio,  ed i piani di studio che vengono offerti al momento nei conservatori. È evidente che entrambi questi elementi all’estero sono focalizzati sullo stesso obiettivo: creare in maniera quanto più completa la figura del musicista. Senza dilungarsi sul come e sul perché, in Italia purtroppo non sempre esiste questa unità di intento tra conservatorio e studente. Nonostante ciò negli ultimi 10 anni sono comunque emersi diversi talenti che sono spesso presenti sulle scene internazionali sia come concertisti che come concorrenti in importanti competizioni, vedi Convertino, Telari, Roffi, Credidio. Nomi che oltre a dare lustro alle classi dei relativi docenti, tengono alto il livello della scuola italiana.

Sei coinvolto anche in diverse formazioni cameristiche (Fatum Trio e Trio Miele): che emozioni ti danno? Che cos’è che vi incuriosisce e vi stimola di più?

Contemporaneamente Fisarmonica 2014 - Fatum Trio

Dal 2005 con i miei due fratelli Alessandro (Violino) e Maria (Violoncello) abbiamo dato vita ad una formazione stabile attraverso la quale ci divertiamo ad esplorare i generi di musica più disparati e le possibilità davvero molteplici del nostro organico. Si tratta di uno stimolo e di una ricerca continui, senza considerare che ogni volta che abbiamo l’occasione di suonare ed esibirci insieme è sempre davvero una bellissima emozione.

Il Fatum Trio nasce dalla collaborazione con due fisarmonicisti d’eccezione: Massimiliano Pitocco e Giuseppe Scigliano. Oltre ad essere colleghi siamo tre amici uniti dalla passione per la fisarmonica e la musica d’insieme, e da oltre due anni siamo presenti con il nostro trio in numerosi festival e stagioni concertistiche sia in Italia che all’estero, con un repertorio vasto e variegato. Ci impegniamo attivamente, inoltre, per la composizione e diffusione di nuove opere per questa formazione versatile dalle mille sfaccettature e mille possibilità.

Per quanto riguarda la fisarmonica non siamo arrivati ancora ad una standardizzazione; ci sono vari modelli e sistemi anche solo all’interno del nostro paese. Credi sia qualcosa che rafforza la vita dello strumento oppure rallenta soltanto l’affermazione come strumento “serio” tra il pubblico meno esperto e più ampio?

Vedo il processo di standardizzazione della fisarmonica in Italia come un fenomeno naturale; nessuno può dire quanto durerà, né tantomeno dove porterà, perché dipende da molteplici fattori. Non credo però che queste varietà di strumenti ne rallentino la completa affermazione come strumento serio. Quello che rallenta è più una guerra sterile tra le diverse parti. Ma se la guerra si trasforma in confronto, allora la sterilità cede il passo alla costruttività, e poco conta se si è diversi nel pensiero o nella pratica , quando l’individualità, pur nella diversità, resta ancorata all’eccellenza. In altre parole, poco conta se si suona uno strumento a tasti o a bottoni. Basti pensare ad artisti del calibro di Stefan Hussong o Yuri Shishkin. A noi fisarmonicisti italiani spetta il compito di proporci al pubblico con programmi da concerto adeguati e fare più informazione, per rendere chiaro che in Italia al momento non c’è una sola fisarmonica, ce ne sono diverse, e con diverse peculiarità. Ognuno di noi ha una grossa responsabilità nella storia di questo strumento, relativamente giovane rispetto ad altri.

Sarà poi la storia stessa a decidere quali saranno le fisarmoniche del futuro.

Progetti per il futuro?

Al momento sto focalizzando le energie sulla realizzazione di due lavori discografici, uno da solista ed uno d’insieme. Ho una classe di studenti a Campobasso a cui sono molto legato, e desidero insieme a loro costruire qualcosa di tangibile e di utile al divulgamento della fisarmonica intesa come strumento da concerto.