Una lunga esperienza e una sola passione. Intervista a Walter Losi

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LosiWalter Losi, fisarmonicista e compositore, entra a far parte della sua prima orchestra, “I Rengers”, all’età di quindici anni, con cui si esibisce in tutta la provincia piacentina. A dodici anni inizia a studiare con il Maestro Elio Piazza. Continua poi a tenere lezioni con docenti privati, che affianca alla sua attività concertistica.

Nel 1978 incontra Franco Bagutti e, in questo stesso periodo, iniziano le sue esperienze discografiche. La prima incisione è “Luna d’estate”, che è anche il quarto disco di Franco Bagutti.

Nel 1996 entra a far parte de “L’Orchestra del Cuore”, composta da professionisti provenienti da altre orchestre, di cui tuttora è membro, anche se nel 2003 l’orchestra prende il nome del suo leader Gigi Chiappin.

Riceve il premio alla carriera nel 2004 a Bedonia e nel 2006 a Castelfidardo, in occasione della rassegna “Musica senza parole” durante il 31° Premio e Concorso Internazionale “Città di Castelfidardo”.

 

La musica nel sangue, la fisarmonica nel destino… Uno strumento che ha segnato la tua esistenza regalandoti innumerevoli soddisfazioni professionali. Cosa rappresenta per te realmente la fisarmonica, semplicemente un “congegno” da lavoro o qualcosina di più?

La fisarmonica è la mia vita, non potrei farne a meno… Non vorrei essere banale né scontato, io ho un debito con la musica, la musica mi ha dato tanto, faccio un lavoro che mi gratifica moltissimo, che richiede grandi sacrifici, ma che per me non lo sono, anzi, la fisarmonica è la mia compagna di viaggio, una storia che stiamo scrivendo insieme da tanti anni e che ogni giorno si arricchisce di tanti piccoli particolari.

Walter Losi è, probabilmente, l’espressione più alta, musicalmente parlando, tra i fisarmonicisti che si cimentano nella musica da ballo. Qual è stata la tua formazione didattica? Come si arriva a maturare una tecnica come la tua?

Mi sono avvicinato alla fisarmonica con un maestro privato, una buona guida per me, ma pur sempre una figura legata a quei tempi dove non c’era un percorso didattico ben definito e si studiavano quasi esclusivamente i brani che si eseguivano sul palco. Non mi sono diplomato anche perché, come ben sai, trent’anni fa, la fisarmonica era uno strumento che non aveva una cattedra in conservatorio e nella mentalità delle persone era “solamente” uno strumento popolare. Ho dedicato tantissimo tempo ad esercitarmi con i brani più celebri del repertorio della musica da ballo, magari cercando sempre di dare un “tocco” del tutto personale e di abbellirli a mio piacimento. Il mio mondo è sempre stato quello lì, fermo restando che il mio insegnante mi ha fatto anche studiare dei classici (“La gazza ladra”, “Moto perpetuo”, “Il volo del calabrone”, “Dizzy fingers” e tanti altri…) che hanno contribuito a formarmi tecnicamente. Non ho mai potuto suonare otto ore al giorno anche perché, a 18 anni, ho iniziato a girare l’Italia con l’Orchestra Bagutti che faceva, regolarmente, 20/22 serate al mese in inverno e 30 nei mesi estivi. Così è stato per vent’anni, ma la mia passione era tale che nei piccoli ritagli di tempo libero io ero comunque lì, con lo strumento in mano… Mi è stato prospettato molto presto, precisamente nel 1984, anche un contratto discografico direi piuttosto vantaggioso che mi ha portato a realizzare fino ad ora oltre 30 CD; in questi lavori c’erano sempre dei brani famosi che dovevo in qualche modo personalizzare e questo naturalmente mi richiedeva molto tempo e tantissimo esercizio…

Walter Losi 2La musica da ballo, appunto, una realtà poco considerata tra i musicisti di “stampo classico”, ma che può forgiare talenti di tutto rispetto. Che considerazione hai dell’ambiente in cui lavori, quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente ispirato e quali sono quelli in rampa di lancio?

Da piccolo ero un fan di Learco Gianferrari, era il mio idolo, avevo tutti i suoi dischi e lo stimo tutt’ora. Ho cercato di imitarne lo stile anche se, ascoltando altri bravi fisarmonicisti, ho provato a plasmare un mio personalissimo modo di suonare. La mia considerazione dell’ambiente in cui lavoro è molto relativa… Premesso che molto raramente mi sposto per ascoltare le altre orchestre e che solitamente non mi presto nel fare inutili e sterili polemiche soprattutto nei confronti dei colleghi, so che da qualche anno c’è fra i musicisti la tendenza ad usare parecchio il playback. Una volta, almeno, c’era la “decenza” di incidere personalmente le tracce, oggi, invece, si inseriscono nel programma brani suonati direttamente da altri, e molto spesso anche i miei. Al punto in cui siamo, ci vorrebbe una mezza rivoluzione, e sarebbe il caso che la gente, il pubblico che frequenta abitualmente i locali, iniziasse prima di tutto a capire chi merita veramente di essere applaudito e poi a pretendere qualcosa in più, prendendo veramente coscienza di quello che sta succedendo. Allo stato attuale non vedo un gran futuro per i musicisti che studiano e suonano dal vivo, non c’è meritocrazia, stiamo decisamente perdendo una “guerra”! Il nuovo che avanza? Non lo so… Pur lavorando da tanti anni in questo ambiente, come ti ho già detto, spesso mi estraneo da tutto ciò che mi circonda, non saprei… Proprio alcuni giorni fa è venuto a trovarmi un ragazzo calabrese, Simone Mannarino, per chiedermi alcuni consigli; un bravo ragazzo, giovane e determinato, l’ho sentito suonare e devo dire che è veramente molto preparato, mi aspetto che ne sentiremo parlare in futuro!

Ascoltando le tue incisioni emerge non solamente una spiccata predisposizione tecnica ed un invidiabile controllo delle mani, ma anche un gusto particolarmente raffinato nella scelta delle soluzioni armoniche e negli arrangiamenti dei brani. Il tuo apporto in studio di registrazione si limita alla sola esecuzione della parte o sei direttamente coinvolto nell’armonizzazione dei pezzi?

Io ho dei collaboratori con i quali lavoro ormai da tanti anni e sono loro che si occupano degli arrangiamenti e delle orchestrazioni. A volte capita che ci si confronti, ma in ogni caso, io mi dedico prevalentemente alla traccia solista e agli abbellimenti con la fisarmonica.

Il nome Walter Losi è da sempre legato “all’altro polo manifatturiero”, quello di Stradella, tanto per intenderci… Cosa pretendi dalla tua fisarmonica, quali sono le particolarità che contraddistinguono il tuo strumento?

Uno dei regali più belli che mi ha fatto mio padre è stata una F.lli Crosio, la mia prima fisarmonica “professionale” e da quel momento è partito un po’ tutto… Ricordo con piacere tutte le volte che andavo in azienda per sistemare qualcosa, era il direttore stesso, Elvezio Stocco, che premurosamente cercava di soddisfare le mie esigenze. Era veramente una persona speciale ed io sono rimasto molto legato a lui e ai suoi strumenti, tant’è che quando ha lasciato la Crosio per fondare la Stocco, ho venduto le mie due fisarmoniche per acquistarne due nuove. Da allora sono passati 30 anni e le uso ancora, tutte le sere! Anche perché la stessa premura e passione, allora come adesso, la ritrovo nell’equipe che ha raccolto il lavoro di Elvezio e Nicoletta Stocco.

I titolari dell’azienda Stocco mi hanno parlato di un modello in uscita dedicato proprio a Walter Losi. Cosa ci dici in proposito?

Non posso che essere onorato di tanta considerazione… Questo modello è ispirato ad uno strumento del passato realizzato proprio a Stradella la cui cassa, per dimensioni e forma, per la scelta del legno, la tipologia della verniciatura, l’inchiodatura su sughero delle voci tirate ed accordate in modo particolare in rispetto della migliore arte della costruzione Stradellina, risulta essere un po’ diversa dagli standard e, a detta di molti, sembra sviluppare una timbrica particolare. Mi è stato dedicato in virtù del legame affettivo che ho con tutta l’azienda e per il fatto che da oltre 30 anni li rappresento su e giù per l’Italia. Lo stesso Elvezio mi diceva continuamente che, grazie a me, vendeva un sacco di fisarmoniche… Io non so se fosse veramente così, di certo la Stocco si è sempre distinta per qualità e professionalità. Quando mi capita di passare in azienda mi fa piacere vedere con quanta passione sanno creare strumenti ricchi di raffinata tecnica manuale: Fabio (falegname), Cristian (tastiere e meccanica), Anisa (preparazione ed inchiodatura voci), Giulia (intonazione ed impellatura), Simone che sa conferire allo strumento una timbrica ricca e presente, Claudia, Michele e Paolo che con disponibilità e professionalità sono a disposizione dei fisarmonicisti. Elvezio mi raccontava spesso che i miei colleghi andavano da lui a chiedergli uno strumento identico al mio. In realtà io non ho mai avuto una fisarmonica personalizzata. Il mio, che ritengo essere uno strumento di pregevole fattura, è comunque uno strumento standard per la ditta Stocco, poi, come dico sempre, il suono lo fa il musicista con il tocco, col movimento e l’uso del mantice e, soprattutto, con il cuore! Ti racconto un aneddoto… Io ho sempre posseduto due fisarmoniche Stocco e, molto spesso capitava che qualche mio collega mi chiedesse di vendergliene una, convinto del fatto che la mia fosse, appunto, personalizzata. Un giorno, dopo tanta insistenza, cedetti alle richieste di un musicista. A quel punto tornai in azienda per acquistarne un’altra e vidi una fisarmonica bianca. Mi ricordo che chiesi ad Elvezio chi fosse il proprietario di quello strumento e lui mi disse: “guarda, è di un tipo che non l’ha voluta perché dice che non è come la tua… Io la provai un attimo e gli risposi: ok, la prendo io! Vi posso assicurare che suonava benissimo…

Tornando al tuo mondo, al famigerato palco, tanto per intenderci… Il pubblico si aspetta da te sempre qualcosina in più e questo è, probabilmente, il prezzo da pagare per essere “il più bravo”! Com’è il tuo rapporto con la gente, con i tuoi sostenitori?

Premetto che non mi sono mai ritenuto il più bravo, sono sempre stato un uomo umile e pacato, uno di quelli che, tanto per intenderci, non ha mai fatto valere l’esperienza e la lunga militanza in questo ambiente, pertanto, credo che non debba dimostrare niente a nessuno, ma solamente dare il meglio di quello che posso e che è nelle mie capacità. Ho un rapporto splendido sia con i miei colleghi, sia con il pubblico, tengo sempre i piedi per terra anche perché, se ho fatto qualcosa di buono, l’ho fatto in 40 anni di grandi sacrifici. Poi, sono un tipo che sa ascoltare, sa mettersi in discussione e che tiene molto in considerazione il giudizio dei colleghi e dei sostenitori.

La musica da ballo, un fenomeno in espansione che coinvolge sempre maggiormente anche le nuove generazioni. Questo irrefrenabile boom è stato determinato prevalentemente dalla grande visibilità di alcune emittenti televisive di settore che registrano, quotidianamente, ascolti superiori anche alla kermesse sanremese. Quanto ti pesa la popolarità? Ti spaventa il dover sempre dimostrare qualcosa?

Sì, effettivamente ci sono queste trasmissioni che fanno milioni di ascolti giornalieri e che hanno diffuso l’immagine degli artisti e delle orchestre in tutta la penisola e, da quello che mi risulta, anche ben oltre i confini nazionali. Come ti ho già detto a me non pesa la popolarità perché non mi sono mai considerato una celebrità… A volte capita che mi fermano per strada, ma raramente fanno degli apprezzamenti per quello che hanno ascoltato. Non mi spaventa dover sempre dimostrare qualcosa, proprio perché il nostro è un pubblico fermamente saldo sulle tradizioni, che magari si entusiasma per un “classico” interpretato da questo o da quello e che a volte è portato a snobbare tanti virtuosismi tecnici. Con ciò non voglio dire che siamo al cospetto di incompetenti, ci mancherebbe altro, ma forse, proprio grazie alle varie emittenti, abbiamo perorato una causa dove ad esaltarsi non è il singolo musicista, ma l’immagine del gruppo nella sua totalità.

Walter Losi 3Quali sono state le esperienze professionali che ti hanno maggiormente gratificato?

Parlare delle singole esperienze dopo una vita che giri per l’Italia sarebbe, forse, un po’ troppo riduttivo. Ogni serata, ogni luogo, ha un fascino tutto suo, almeno per chi come me vive di musica. Suddividerei le mie esperienze in due fasi determinanti per il mio percorso artistico. I 20 anni passati con Franco Bagutti, con cui ho costruito la mia immagine di musicista e il periodo, tutt’ora in corso, con Gigi Chiappin e l’Orchestra del Cuore, dove forse ho imparato ad essere più autonomo, dove ho smesso di vivere di luce riflessa e sto portando avanti, passo dopo passo, il mio personaggio e il mio futuro musicale.

Hai mai pensato a chi sarebbe stato Walter Losi senza una fisarmonica sulle spalle?

Bella domanda… Devo dire che avevo un bel destro e una tecnica mica male! Magari avrei potuto fare il calciatore, ma anche lì sfondare non è proprio così facile. Comunque, è andata diversamente e sono molto contento di chi che sono diventato e di quello che ho fatto nella vita.

La più classica delle domande… E il futuro?

Bella pure questa… Intanto ti premetto che sto valutando con il mio editore Ivan Marchini (Edizioni Musicali Bagutti) l’uscita di un cofanetto con 4 CD dove inserirò una serie di brani strumentali interpretati in maniera un po’ particolare, in chiave piuttosto virtuosistica. Il futuro? Vorrei essere ottimista, ma non so se stiamo rosicchiando la crosta del formaggio o se abbiamo finito pure quella! Mi rifaccio ad una delle domande iniziali… Amo profondamente la fisarmonica e questo lavoro che mi ha portato a vivere di musica, ma sarò ancora più felice il giorno in cui a primeggiare saranno le emozioni date da belle esecuzioni (dal vivo) a dispetto di quelle effimere, legate esclusivamente all’immagine dei “personaggi” e alle coreografie più o meno accattivanti delle singole band.

Con quali etichette discografiche hai promosso i tuoi CD?

I miei primi CD li ho realizzati con la PLF di Pierluigi Falabrino. Da una decina d’anni invece, ovvero dall’uscita del CD “Oro e Argento”, collaboro attivamente con le Edizioni Musicali Bagutti e La Piacentina, leader nel settore della musica da ballo, che producono in co-edizione tutte le mie produzioni.

Un saluto speciale per i tuoi colleghi fisarmonicisti e per i lettori di Strumenti&Musica…

Ricordo questa rivista sin dai primi anni di studio, è sempre stato un punto di riferimento per noi fisarmonicisti e mi onora il fatto di poter essere intervistato e pubblicato sul prossimo numero in uscita. Un saluto a tutti i fisarmonicisti, con un messaggio preciso… in un mondo dove la fisarmonica ha fatto passi da gigante, non adagiatevi. E, per i più giovani: cercate di stare al passo coi tempi, non smettete mai di studiare e di mettervi in discussione, solo così potrete realizzare i vostri sogni!

Un abbraccio a tutti i lettori di Strumenti&Musica!