Una vita in musica: dai Nomadi ad oggi. Intervista a Beppe Carletti

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Beppe Carletti NomadiBeppe Carletti fonda I Nomadi nel 1963 insieme ad Augusto Daolio, Franco Midili, Leonardo Manfredini, Gualberto Gelmini e Antonio Campari. Qui ricopre fin dall’inizio il ruolo di tastierista, ma la sua formazione si estende anche verso altri strumenti, quali il pianoforte, la fisarmonica, l’organo Hammond e il sintetizzatore.

Nel 1968 partecipa all’incisione del 45 giri “Un altro giorno è andato – Il bello”, di Francesco Guccini. Nel 1972, con lo pseudonimo di Capitan Nemo, incide due 45 giri da solista: “20.000 leghe / 000.02 ehgel” e “20.000 leghe / Wild Thing”, con i quali vende oltre 120.000 copie.

Il 18 febbraio 2005, il giorno del compleanno di Augusto Daolio, Beppe Carletti è stato nominato Cavaliere della Repubblica Italiana dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi.

Il 19 agosto 2009 partecipa insieme a numerosi altri artisti al Concerto per Viareggio, concerto benefico ideato da Zucchero in seguito al disastro ferroviario di Viareggio.

Nel 2011 è stato presidente della giuria italiana dell’Eurovision Song Contest.

Il 22 novembre 2011 pubblica il suo primo album solista, intitolato “L’altra metà dell’anima” e composto per intero da pezzi strumentali.

Nel 2012, a seguito dei terremoti che hanno colpito l’Emilia, ha promosso il Concerto per l’Emilia, tenutosi il 25 giugno.

Allora Beppe… Sono state scritti fiumi di parole sulla storia dei Nomadi, inutile ribadire che siete una band storica e che avete scritto ed interpretato successi indimenticabili. Parliamo invece delle tue origini musicali: in pochi sanno che ti sei avvicinato alla musica proprio grazie alla fisarmonica… Perché proprio la fisarmonica? Ti aveva colpito qualche musicista in particolare?

È stato il mio maestro, Mozzarini Odoardo, a consigliarmi la fisarmonica a piano. Per lui era uno strumento completo, quando ho iniziato a studiare musica, nel ’54, non c’erano dj ed emittenti radiofoniche network, ecc. C’era solo la Rai, si poteva suonare nelle festicciole ed imparare uno strumento che poteva darti solide basi era fondamentale per il futuro. Nessun musicista mi aveva colpito in modo particolare, gli unici musicisti che vedevo e sentivo erano quelli della banda del mio paese.

Che strumento avevi?

La mia prima fisarmonica è stata una Vaccari 120 bassi, che io e mia mamma andammo a comprare direttamente dal costruttore a Modena.

Come nasce una canzone di successo?

Quando nasce una canzone è difficile sapere se sarà di successo o no, sarà il pubblico a stabilire se entrerà nel cuore.

Parlaci del tuo rapporto con Augusto Daolio…

Il mio rapporto con Augusto è stato di fratellanza, ci siamo conosciuti da sedicenni, siamo diventati adulti insieme, condividendo gioie e dolori e vedendo la vita allo stesso modo. Il rapporto è sempre stato intenso e mai un litigio, perché gli intenti erano gli stessi, la voglia di stare sul palco, di divertirci senza pensare al successo.

1963/2014… Come si fa a restare “sulla breccia” per così tanto tempo? Come giudichi l’attuale proposta musicale e l’ambiente che le ruota intorno?

Restare a galla non è certamente facile, a volte penso che sia stato più facile arrivare al successo che restarci. Sempre mi chiedono quali sono i segreti di questa lunga carriera, io rispondo che principalmente sono le canzoni e quello che rappresento con esse, vale a dire coerenza, umiltà ed umanità.

Scruta per un attimo l’orizzonte… A tuo modo di vedere potrà ripetersi un “fenomeno” Nomadi?

È quasi impossibile che possa ripetersi un fenomeno “Nomadi” come dici tu, non perché i Nomadi siano degli extraterrestri, ma perché sono sempre stati, fin dalla loro nascita, un fenomeno a sé, particolare ed unico al di fuori di ogni schema e mai alla ricerca del successo, dell’effimero. Rimanendo sempre con i piedi piantati per terra e senza farsi trascinare da falsi entusiasmi e da false chimere.

Le nuove proposte musicali, spesso fomentate dalle stesse etichette discografiche e dai media, si rivelano soventemente dei fenomeni effimeri che lasciano il tempo che trovano, lo spazio “di una canzone” imposta all’attenzione generale e poi spariscono nel dimenticatoio. Se dovessi scommettere su una band o su un giovane emergente, su chi punteresti?

Gli artisti che vengono proposti oggi, molto spesso, sono creati per il successo immediato (vari Talent) senza pensare ad un eventuale domani, ma cercando di ottenere tutto subito, di spremerli come si spreme un limone perché, tanto, finito uno ce ne sono già a centinaia dietro pronti.

Non sono uno scommettitore, scommettere sulla musica, che è un’arte, non avrebbe senso.

“Un giorno insieme”, “Io vagabondo”, “Un pugno di sabbia”, “Io voglio vivere”… tanto per citare alcuni brani che vi hanno reso celebri… Non trovi che tra le nuove proposte inizino a scarseggiare anche i bravi “parolieri”?

Certo i bravi parolieri non vengono quasi mai interpellati. Menti ispirate come Alberto Salerno, Albertelli, Daiano, Limiti, Mogol sono rarissime. Sicuramente ci sono altri parolieri che non emergono perché molti cantati vogliono scriversi loro i testi, anche se potrebbero astenersi. Poi non dimentichiamo i poeti della canzone: da Guccini a De Andrè, da De Gregori a Bennato, da Fossati a Finardi, Paoli ecc.

Torniamo alla fisarmonica… Sei mai stato a Castelfidardo?

Forse si, ma non ricordo bene.

Dal mio personalissimo e opinabile punto di vista credo che, attualmente, si tenda un po’ troppo a cercare soluzioni armoniche e arrangiamenti ipersofisticati. La risposta degli addetti ai lavori è che questo è ciò che richiede il mercato, poi però si va nei locali, nelle piazze, sulle spiagge e s’incontrano i giovani che, chitarra in mano, cantano De Andrè, Battisti, De Gregori, Guccini, Bennato, I Nomadi…

È la discografia che propone questa musica. Io ho sempre sostenuto che per provare se un brano “funziona” bisogna prima provarlo con la chitarra e voce, solo così puoi tastare le qualità di un brano. La qualità delle canzoni non si dà con arrangiamenti che abbelliscono solo la “facciata”. Alla gente rimane ciò che entra nel cuore, una bella canzone significativa ed immortale sarà sempre presente e supererà le mode.

Una promessa ai lettori di Strumenti&Musica… Ci sarà sempre una fisarmonica nelle tue canzoni?

Sicuramente si perché il primo amore non si scorda mai.