Dotato di una tecnica formidabile e di una lodevole padronanza dello strumento, Andrea Di Giacomo è un enfant prodige della fisarmonica italiana. Grazie al suo inestimabile talento, già notato e apprezzato anche fuori dai confini italici, il giovanissimo fisarmonicista abruzzese entrerà irrefutabilmente nell’olimpo dei grandi esponenti di questo strumento. Di Giacomo ripercorre i momenti salienti della sua vita artistica attraverso questa piacevole conversazione.
Ti sei formato musicalmente, studiando fisarmonica dall’età di otto anni, con uno tra i migliori esponenti italiani di questo strumento: Renzo Ruggieri. Come hai vissuto il tuo percorso di apprendimento con un jazzista e didatta così autorevole come lui?
Nei primi anni di studio, sia a causa della mia giovane età che per la mia iniziale ignoranza verso il mondo della musica in generale e della fisarmonica in particolare, devo ammettere che non ho realizzato effettivamente di studiare con un insegnante così importante come lui. È accaduto tutto un po’ per caso. Lui, in quel periodo, era l’unico docente di fisarmonica del mio paese e, inoltre, già da qualche anno, impartiva lezioni di tastiere a mio fratello. Solo successivamente mi sono reso conto realmente della sua bravura e professionalità. Ed è proprio da quel momento che ho iniziato seriamente a intraprendere lo studio della fisarmonica (all’inizio era solo un hobby), cercando di acquisire il più possibile i suoi preziosi consigli. Ogni anno che passa mi sento sempre più fortunato ad averlo avuto come insegnante. In fondo ciò che sono a livello artistico lo devo solamente a lui.
Nell’arco della tua precoce ma intensa carriera hai ottenuto una sfilza di riconoscimenti a livello internazionale, vincendo prestigiosi concorsi, premi e festival, tra i quali: “Trofeo italiano Città di Ascoli Piceno”, “Concorso di Atri”, “Etnie Musicali” (Teramo), “Accordion Art Festival” (Pineto e Roseto degli Abruzzi), “Strumenti & Musica Festival” (Spoleto), “V-Accordion” organizzato dalla Roland, “Premio internazionale di Castelfidardo”, “Coppa mondiale” di Turku (Finlandia). Fra tutti questi innumerevoli successi, qual è quello a cui sei maggiormente legato?
Sicuramente tutti i concorsi a cui ho partecipato sono serviti per farmi crescere dal punto di vista artistico e per farmi appassionare sempre di più alla fisarmonica e in generale alla musica. Però, a due in particolare sono più legato: dal lato affettivo il “Concorso di Atri”, che è stato il primo a cui ho preso parte e si può dire che sia iniziato tutto da lì, mentre sotto il profilo artistico il “Premio internazionale di Castelfidardo”, perché ha rappresentato in me una svolta sul piano musicale. Da quel momento in poi ho sentito di essere maturato molto. In un certo senso è come se fossi passato dall’essere bambino all’essere adulto.
Nel 2013, a soli 17 anni, hai partecipato al celebre programma televisivo “I Fatti Vostri” (RAI 2), trasmissione nella quale ti sei esibito con l’orchestra diretta dal M° Demo Morselli. Come hai gestito l’emozione di suonare per il piccolo schermo, soprattutto considerando la tua giovanissima età, davanti a milioni di spettatori?
Ricordo benissimo quel giorno. Ero agitatissimo, soprattutto perché si trattava di dover fare un paio di esibizioni ed una piccola intervista, il tutto rigorosamente in diretta. Dunque, non era consentito nessun errore. Certamente è stata un’esperienza diversa dal solito, che mi ha permesso anche di capire tutto ciò che c’è dietro le telecamere, partendo dall’organizzazione alla base di una trasmissione televisiva che può avere inizio anche mesi prima, sino ad arrivare al dover rispettare in modo molto minuzioso i vari tempi tecnici imposti dal programma.
Sei stato invitato per un concerto presso il Conservatorio della città di Joensuu, in Finlandia. Quali sono i ricordi più preziosi relativi a questa importante esperienza professionale e umana?
Per questa esperienza devo ringraziare il M° Renzo Ruggieri, perché è grazie a lui e a una sua studentessa finlandese che è stato possibile organizzare il tutto. Si è trattato della mia prima performance da concertista tenuta all’estero, oltre ad essere una delle prime in generale. Inoltre mi ha fatto molto piacere venire a conoscenza di come venga gestito il conservatorio in Finlandia e, generalmente nel Nord Europa, per confrontarlo un po’ con quello italiano, specialmente adesso che lo sto frequentando in prima persona. Il ricordo che mi è rimasto più impresso è che lì hanno una buonissima opinione e un profondo rispetto per la musica, a differenza nostra che tendiamo un po’ a sminuirla. Basti pensare che in Italia, ancora, si tende a classificare per importanza i vari strumenti.
Nel maggio del 2016 hai dato alla luce il tuo primo disco come solista intitolato “Accordion Colours”. Puoi spiegare, nel dettaglio, le caratteristiche predominanti di questo album?
“Accordion Colours” è una raccolta dei brani più significativi che mi hanno accompagnato in questi anni. Contiene ciò che mi rappresenta di più, a partire dai primissimi pezzi studiati, fino ad arrivare a quelli con il “Virtuosity Duo” e con la “Renzo Ruggieri Orchestra”. Ho voluto realizzare questo CD soprattutto per segnare la fine di un periodo importante della mia vita artistica, ossia quello legato alle competizioni. La mia speranza è che adesso inizi la vera e propria carriera da artista.
Hai una naturale attitudine verso l’esplorazione di svariati generi. Ne esiste uno, in particolare, che più degli altri stilemi rispecchia la tua visione della musica?
Il tango moderno, in assoluto, è lo stile che sento più mio quando suono. Sono una persona insicura, che si agita molto durante le esibizioni, ma il tango, non so per quale motivo, mi tranquillizza e riesci a farmi estraniare da ciò che mi circonda. Lo reputo un genere completo, un misto di raffinatezza e aggressività. Inoltre è uno dei pochissimi stili che riesce ad unire il mondo classico con quello moderno.
Nutri un particolare interesse per la composizione e per l’arrangiamento. In che modo ti rapporti con questi due fascinosi mondi?
Dal 2015 ho intrapreso il percorso accademico in conservatorio iscrivendomi a un corso di Composizione, proprio perché è un mondo che mi affascina molto. Uno dei miei più grandi sogni è quello di potermi esibire con la mia musica. Credo che quando un artista riesce ad arrivare a questo obiettivo penso abbia raggiunto l’apice del suo successo, perché riesce a comunicare sé stesso nel modo più completo possibile.
Chi è il musicista (non necessariamente un fisarmonicista) che più di tutti ti ha influenzato nel corso del tuo cammino di crescita musicale?
Credo che qualsiasi persona che intraprenda lo studio uno strumento, specialmente in tenera età, sia influenzato innanzitutto dal proprio insegnante, anche perché è colui che ti fa crescere a livello musicale, quindi, anche senza volerlo, ti trasmette il suo stile. Però, un musicista che mi ha sempre affascinato è Richard Galliano. Nutro una profonda stima nei suoi confronti, perché oggigiorno, anche grazie al suo successo, si sente parlare di fisarmonica in diversi contesti e non solo in ambito di liscio e/o musica popolare.
Ogni giovane artista, come è giusto che sia, culla sempre un sogno. Con quali musicisti di rango mondiale vorresti condividere il palco in un imminente futuro?
Forse sono ancora troppo giovane per rispondere a questa domanda, perché non riesco proprio a immaginarmi al fianco di grandi artisti per condividere con loro lo stesso palco. In fondo ho ancora molto da imparare e tanta strada da fare. Sarebbe molto interessante conoscere i maggiori esponenti contemporanei dei diversi generi musicali, più che altro per capire cosa li abbia portati a fare determinate scelte che poi si sono rivelate vincenti per il loro successo.
Oltre alla tua felice e proficua attività concertistica, stai pensando di realizzare un nuovo CD magari di sole tue composizioni originali?
Ultimamente, forse per via della mia età, mi sto avvicinando molto al mondo della musica elettronica e mi affascina parecchio l’idea di poter fondere le sonorità della fisarmonica con suoni elettronici. Credo possa creare un connubio davvero interessante. Chissà, magari il mio prossimo progetto discografico potrebbe avere proprio questa idea di base, che poi andrei a sviluppare di sicuro con mie composizioni originali: è proprio questo uno dei miei obiettivi.
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