Fisarmoniae

Come si costruisce una fisarmonica: il mantice

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ManticiaiaIl mantice – o soffietto – costituisce una delle più importanti componenti degli aerofoni. Primitive sono le sue origini e molteplici le sue applicazioni, dal regale e dagli harmonium ai più antichi organi, come quello dell’abbazia di Winchester, le cui canne sono alimentate da ben 26 piccoli mantici.

Nella fisarmonica questo generatore d’aria non rappresenta solo il “polmone” dello strumento, ma permette di raggiungere espressioni e sentimenti altrimenti impensabili: la potenza, il forte e il piano, l’aumento di intensità e il decrescendo sino all’impercettibile.

Il mantice permette inoltre una molteplice gamma di effetti sonori speciali, quali l’oscillazione ritmica del suono, il c.d. bellow shake, la scordatura, il ricochet e i soffi d’aria. Grazie alle sue pieghettature è possibile ottenere dei suoni di sfregamento, percussione e pizzicamento. Attualmente i mantici delle fisarmoniche vengono prodotti da esperti artigiani, i “manticiai, i quali esercitano la loro professione avvalendosi della collaborazione delle c.d. “manticiaie”, specializzazione per tradizione prettamente femminile suddivisa in due distinte categorie: l’una addetta alla prima fase lavorativa, comprendente “pizzatura”, montaggio dei rombi in pelle e rivestimento interno ed esterno del cartone con stoffa, l’altra specializzata nella bordatura, ossia l’applicazione decorativa e di rinforzo di un apposito bordino in materiale plastico o altro adeguato su tutte le falde del mantice.

Una volta pieghettato il cartone secondo la profondità e il numero di pieghe prestabilito, con l’ausilio di un’apposita taglierina munita di lame e sagomate in base all’inclinazione e al raggio degli angoli, il “manticiaio” trancia il cartone aggiustandolo nei telai della fisarmonica (detti telaini) ed operando esattamente come un corniciaio.

Si tiene qundi conto della loro squadratura e piombatura con l’accortezza di lasciare un certo margine di scarto lungo tutto il perimetro, in previsione della successiva applicazione di stoffa e bordino, così da garantire un perfetto allineamento, una volta ultimati i lavori. Terminata questa operazione, il mantice viene consegnato alla prima “manticiaia” per la pizzatura, passaggio rilevante da cui dipende la solidità ed indeformabilità nel tempo, e che consiste nell’applicazione su tutti gli angoli del cartone di una speciale stoffa, detta in gergo “pelle ovo”, tagliata a rettangolini nel senso diagonale alla trama, al fine di facilitarne l’incollaggio, grazie alla maggiore estensibilità della stoffa presa per “sbiego” o in senso contrario. Asciu- gata la “pizzatura”, per questioni tecniche il mantice viene allargato sino al massimo consentito e quindi bloccato su un apposito attrezzo; da qui si procede all’applicazione dei rombi in pelle.

Dalla qualità selezionata della pelle e dalla perfetta incollatura dipenderà la tenuta d’aria del mantice. Ultimata anche questa fase, si procede con il rivestimento esterno del cartone con stoffa decorativa e con bordino di carta o altro materiale equivalente per il rinforzo interno.

Il mantice ritorna quindi nelle mani del “manticiaio” per la pressatura, durante la quale viene tenuto sotto costante pressione mediante un’apposita pressa per un certo periodo di tempo, e il successivo montaggio degli angoli metallici, perfettamente allineati dopo averli incollati con un loro speciale collante.

Trascorsi alcuni giorni si ripete la “pressatura” e solo successivamente si procede con la lucidatura degli angoli; a questo punto essi vengono contrassegnati verticalmente al fine di delimitare la zona entro cui verrà applicata la dermoide e di facilitarne l’allineamento. Il mantice viene quindi consegnato alla seconda “manticiaia”, nota come “bordatrice” proprio in quanto addetta all’applicazione del bordino o dermoide: il rivestimento decorativo in materiale plastico posto lungo tutte le falde esterne del cartone.

Il buon risultato finale dipenderà da tre fattori: l’allineamento del nastrino rispetto ai contrassegni verticali, la sua centratura (il posizionamento preciso lungo tutta la falda) e infine il giusto dosaggio del collante impiegato, evitando gli inconvenienti estetici e tecnici di un eventuale sovradosaggio. Un tempo l’incollaggio avveniva manualmente con pennello, oggi ci si avvale per lo più di una apposita spalmatrice, sempre manuale. Recentemente nuove tecnologie stanno introducendo l’automazione anche nella fase del taglio del rivestimento e del successivo incollaggio.

Terminata la bordatura, il mantice torna per l’ultima volta al “manticiaio” per la terza, e finale, pressatura, prima della consegna al committente.

 

(tratto da Fisarmoniae Novembre-Dicembre 2009)

Fisarmoniae

Autore: Sandro Strologo

Sandro Strologo ha scritto 4 articoli.

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