Dal playing particolarmente romantico e melanconico, Donato Santoianni è un fisarmonicista con un’anima mediterranea che si manifesta specialmente tramite le sue composizioni originali. Attraverso queste quattro chiacchiere snocciola i contenuti più significativi del suo excursus artistico.
Hai iniziato la tua carriera come tastierista, per poi spostare l’attenzione sulla fisarmonica. Come mai hai deciso di dedicarti all’accordion?
La passione per la musica mi è stata trasmessa da mio padre (anche lui fisarmonicista), che appena compii otto anni mi portò da un bravissimo insegnante di fisarmonica e pianoforte per intraprendere gli studi. Iniziai con la fisarmonica, però duro poco, perché in quella tenera età la consideravo come uno strumento per anziani, per cui decisi poco dopo di passare alle tastiere. Ma dopo tanti anni riscoprii l’importanza e le potenzialità dell’accordion, quindi la passione e l’amore mi spinsero a riprendere a pieno ritmo lo studio di questo meraviglioso strumento.
Hai collaborato alla realizzazione di alcuni musical con l’Istituto Comprensivo di San Martino in Pensilis. Come si è creata questa opportunità?
È nata un po’ per caso, grazie ad un mio amico insegnante di ruolo nell’Istituto Comprensivo che mi contattò chiedendomi di dargli una mano nel realizzare un musical. Da lì è iniziata questa esperienza anche con altri docenti, che vedendomi all’opera hanno chiesto altre collaborazioni in modo più intenso.
Da circa quindici anni hai approfondito lo studio del jazz. Quando e come ti sei innamorato di questo genere musicale?
Da premettere che vengo dalla musica popolare, alla quale mi sono dedicato per diversi anni. Bisogna dire, però, che già all’epoca sentivo nascere dentro di me la passione per il jazz e per l’improvvisazione. Questo amore è man mano cresciuto anche attraverso l’ascolto e la conoscenza di grandi artisti che hanno fatto la storia di questo genere, trasmettendomi grandi emozioni e voglia di approfondire le conoscenze del jazz.
“Parisienne”, una tra le tue composizioni originali più significative, è stata premiata a Benevento nel 2006 e a Teramo nel 2007 in seno a dei concorsi di composizione. Qual è la genesi di questo brano?
“Parisienne” nasce in seguito al percorso di studi di composizione e arrangiamento intrapreso con l’insegnante Renzo Ruggieri, con cui mi sono diplomato al corso jazz. È stata la mia prima composizione per fisarmonica e onestamente non mi aspettavo che mi avrebbe portato così grandi soddisfazioni, tanto da farmi ottenere, oltre ai premi di Benevento e Teramo, anche grande visibilità con la partecipazione al Festival della Fisarmonica “Premio Leo Ceroni” di Castel Bolognese, accompagnato dall’Orchestra Filarmonica di Modena.
Da compositore, quali sono le tue principali muse ispiratrici?
Più che ispirazione è forse la voglia di capire quanto di musicale ci sia in me che mi porta a realizzare le varie composizioni. Aggiungo anche, senza presunzione, che il mio forte è la melodia, nel senso che ogni qualvolta prendo la fisarmonica, istintivamente vengono fuori delle melodie magiche. Questa mia capacità creativa è stata notata dal mio insegnante e da tanti colleghi musicisti. Ed io ne sono fiero!
Svolgi un’intensa attività didattica come docente di fisarmonica e tastiere. Quali sono i primi consigli che elargisci ai tuoi allievi?
La prima cosa che cerco di trasmettere ai miei allievi è l’importanza della musica in quanto arte e cultura, attraverso le quali si vivono e si trasmettono le emozioni più belle. Per fare questo è fondamentale avere passione e costanza, senza la quali sarebbe impossibile realizzare il sogno di musicista.
Hai curato la direzione artistica del “Campomarino Accordion Fest”. Quali sono i ricordi più preziosi legati a questo evento?
È stata un’esperienza bellissima, peccato sia durata solo due anni. Devo dire, però, che abbiamo realizzato l’evento del “Campomarino Accordion Fest” riscontrando enorme successo. Il ricordo più prezioso riguarda il primo anno, in quanto sono riuscito a far salire mio figlio sul palco che aveva appena sette anni. Duettò con me, con due fisarmoniche, in un paio di brani, con il supporto del mio gruppo. È stata un’emozione unica!
Con il disco “That’s Mine”, realizzato con il “Donato Santoianni Trio & Quartet”, hai ottenuto due premi: L’Orpheus Award e “Noi Artisti di Questa Terra”. Quali sono le caratteristiche predominanti di questo importante progetto discografico?
La realizzazione di questo CD era iniziata senza pretese e aspettative. Invece, con mia grande sorpresa, mi ha portato immense soddisfazioni. Nel disco è racchiuso tutto il mio passato musicale, fino ad oggi. Precisamente non so quali siano le sue caratteristiche predominanti, o forse non c’è una caratteristica in particolare, ma dal riscontro che ho avuto penso che le peculiarità più evidenti siano la scelta dei brani, gli arrangiamenti personalizzati e le mie tre composizioni: “That’s Mine”, “Ballad For Renzo” e “Hidden Love”.
Qual è il concerto che ti ha gratificato di più sotto tutti gli aspetti?
Premesso che tutti i concerti sono stati importanti e gratificanti, quello che maggiormente mi ha lasciato un segno indelebile è stato il live tenuto in occasione della presentazione del disco “That’s Mine”, nel dicembre 2011, anche perché è stato quello nel quale ho potuto godere della presenza di mio padre per l’ultima volta.
Ci sono novità imminenti in merito alla tua attività discografica?
È in cantiere l’intenzione di realizzare un secondo CD con brani tutti inediti di mia composizione. Mi auguro di riuscirci al più presto.
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