“OLTRE OGNI SINGOLO EFFETTO”
La fisarmonica “profonda” di Pauline Oliveros
(1ª parte)
Ha suonato (la fisarmonica, what else?), composto, scritto saggi di teoria musicale. Ha sperimentato, soprattutto. D’altronde, aveva visto la luce a Houston, la città del Centro di controllo delle missioni spaziali… Lei (sì, si tratta proprio di una donna) è (era, purtroppo) Pauline Oliveros (1932-2016), personaggio di spicco dell’avanguardia musicale americana e internazionale del secondo Novecento, con esiti nel III Millennio. 84 anni spesi bene, al servizio della musica e della fisarmonica.
A poco più di vent’anni, nella San Francisco della Beat Generation, studia composizione con Terry Riley, sotto l’influenza di Robert Erickson, maestro e mentore di moltissimi artisti sperimentali di quell’epoca. Di lui, Pauline scriverà: “È stato il mio principale insegnante di composizione dal 1954 al 1960 e il mio mentore professionale. Era instancabile nella sua indagine sulla musica e aveva una grande quantità di consigli e indicazioni. La sua guida è stata preziosa per me e per i miei coetanei”.
Nel 1960, Oliveros ottiene i primi, importanti riconoscimenti della critica per l’applicazione di procedimenti tonali alternativi in Variations For Sextet (per flauto, clarinetto, tromba, corno, violoncello, pianoforte). L’anno successivo, ottiene nuovi consensi con Sound Patterns, un lavoro corale, privo di parole, sostituite dai suoni delle lingua e delle labbra. Con Morton Subotnick, uno dei pionieri della musica elettronica, ed altri colleghi, Oliveros fonda il San Francisco Tape Music Center (poi College for Contemporary Music, nel Mills College, del quale sarebbe stata la prima direttrice), «teatro», per eccellenza, della musica elettronica della West Coast degli anni Sessanta del secolo scorso. La premessa era quella di utilizzare il nastro magnetico e l’elettronica come strumenti compositivi, fino a toccare quasi tutti gli aspetti dell’avanguardia. È qui che Oliveros lavora a composizioni orchestrate per ensemble a dir poco insoliti: Trio for Flute, Piano, and Page Turner (1961) e, soprattutto, Trio for Accordion, Trumpet and String Bass (1961) e il duo per fisarmonica e bandoneon (1964), dai quali emerge la sua sensibilità per i timbri più inconsueti. Seguono partiture che comprendono, tra gli strumenti, “scatole di mele amplificate” e un “registratore di cassa”. E, ancora al San Francisco Tape Music Center, inventa l’Expanded Instrument System, un’alterazione del segnale digitale che utilizzerà sia nei live, sia in studio. Nel 1967, Pauline si trasferisce alla facoltà musicale dell’Università della California di San Diego (UCSD) dove conosce Lester Ingber, uno scienziato sui generis, che agli studi sulla fisica teorica unisce la passione per il karate di cui è maestro: due discipline alle quali anche la musicista si appassiona. L’applicazione delle indagini scientifiche di Inger alle competenze/esperienze musicali di Oliveros danno vita ad una serie di studi finalizzati a potenziare le capacità di attenzione all’ascolto musicale; le lezioni di karate, invece, la porteranno a raggiungere il grado di cintura nera e, soprattutto, un profondo equilibrio interiore. Sono gli anni di Valentine (1968), i cui protagonisti sono i battiti di cuore di quattro persone che giocano a carte, amplificati e posti sullo stesso piano degli altri suoni, e di numerosi altri spettacoli multimediali.
Nella stessa Università, nel 1973, Oliveros trasferisce la propria attività nel nuovo Center for Music Experiment, diventandone direttrice due anni dopo e fino al 1979. Ma la sua creatività non tollera limiti. Nemmeno quelli necessariamente imposti da una pur libera istituzione universitaria: nel 1981, lascia la docenza e si dedica interamente all’attività di composizione ed esecuzione. L’esperienza con le arti marziali le apre anche nuove strade musicali. Studia musica orientale e la esegue per fisarmonica Pauline è fisarmonicista dall’età di nove anni, ma non ha ancora utilizzato appieno questa abilità. Fino al 1982. È l’anno in cui pubblica l’album Accordion and Voice. Horse Sings From Cloud, probabilmente il brano più rappresentativo del disco e di questa intera fase creativa di Pauline, costituito, sostanzialmente, da una serie di “Om” per fisarmonica e voce (la propria). L’espressione vocale è qui fondata su un’accorta sorveglianza del respiro, in cui toni lunghissimi si alternano a fulminee sospensioni. “Qui”, ha scritto Karl Ackermann “la fisarmonica di Oliveros aggiunge strati di complessità e texture, che spingono queste composizioni oltre ogni singolo effetto”. La fisarmonica – molto grande – che utilizza nel brano, è di sua concezione, con una grande camera sonora, processori multipli, pedali di pitch-blending e una gamma bassa estesa, in grado di creare effetti acustici che vanno oltre le normali aspettative dello strumento. Il risultato è un lavoro di sorprendente ricchezza armonica e consistenza.
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