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Margherita Berlanda: la musica contemporanea come espressione del mondo odierno

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Margherita BerlandaMargherita Berlanda è una giovane e fulgida fisarmonicista particolarmente attratta dal fascinoso mondo della musica contemporanea. In possesso di un’ottima padronanza strumentale, sempre pronta e esplorare nuovi territori sonori, si racconta con queste quattro chiacchiere incentrate sul suo excursus umano e musicale.

Quando è sbocciato l’amore per la fisarmonica?

«Mi sono accostata allo studio della fisarmonica quasi naturalmente, forse per il semplice motivo che mio padre ne possedeva una e lo strumento faceva parte del mio immaginario quotidiano visivo e sonoro. Ho incominciato a studiarla dall’età di otto anni, e sin dal principio mi sono appassionata».

La tua attività concertistica è prettamente incardinata su un repertorio di musica contemporanea. Quali sono gli aspetti tecnici e comunicativi di questo stilema che ti affascinano di più?

«Ricordo di aver prediletto sin dall’inizio la musica classica rispetto a quelle popolare, che nella mia regione, il Trentino Alto-Adige, ha una tradizione molto radicata. La vera rivelazione fu quando il mio insegnante dell’epoca mi presentò alcuni spartiti di Precz, Krzanowski e Lundquist. Quel nuovo linguaggio musicale mi conquistò immediatamente. La fisarmonica, essendo uno strumento relativamente giovane e in continuo sviluppo, trova la sua massima espressione proprio nell’idioma contemporaneo, dove ne vengono indagate le potenzialità espressive e tecniche. Mi affascinano le sfide strumentali e comunicative che la musica contemporanea propone sia agli esecutori che agli ascoltatori. Questo genere musicale, a mio avviso, racconta del mondo odierno, ricco di sfaccettature e contraddizioni, utilizzando un alfabeto complesso, molteplice, talvolta apparentemente caotico, specchio, appunto, del mondo attuale. Credo sia necessario parlare dell’oggi e farlo anche attraverso l’arte, in tutte le sue forme».

Nel corso della tua giovane carriera hai già preso parte a una pletora di concorsi nazionali e internazionali. C’è un aneddoto, in particolare, inerente a una di queste importanti esperienze che hai vissuto?

«Ogni concorso è occasione di crescita e confronto con realtà musicali differenti. Sono particolarmente legata all’esperienza vissuta al “Luigi Nono” di Venaria. Grazie a quell’evento, e al successivo concerto in cui ebbi la fortuna di poter suonare, incontrai Gianluca Castelli, talentuoso compositore torinese con il quale collaboro ormai da cinque anni. Lui è autore di raffinate pagine per fisarmonica, dal duo al concerto per fisarmonica e orchestra da camera. “Una storia, un racconto” dedicato ad Alberto Colla, da me eseguito in premiere presso l’”Hochschule fuer Musik di Trossingen” in occasione del mio esame finale di Konzertexamen».

Hai tenuto svariati concerti in Italia e all’estero. Esiste una differenza sostanziale, dal punto di vista dell’ascolto e dell’attenzione, fra il pubblico italiano e quello oltreconfine?

«È innegabile che, in particolare nell’area mitteleuropea, sulla quale posso esprimere un parere più oggettivo, la musica sia presa in grande considerazione, e di conseguenza il pubblico risponde positivamente alle proposte musicali, anche, generalmente, a quelle più sperimentali. In Italia, molto spesso, mi è stato chiesto di adattare il repertorio all’ascoltatore che, secondo le stime, avrebbe assistito al concerto. Cercando di rimanere fedele ai miei credo, e alla mia predilezione per la musica classica (l’unico genere che ho voluto approfondire nei miei studi e che sento di presentare dal vivo), mi è capitato, più volte, di dover rifiutare un concerto. Però, non posso lamentarmi del pubblico italiano, non sempre numerosissimo, ma nella maggior parte dei casi attento e caloroso. Comunque, cerco sempre di far assaporare continuamente qualcosa di nuovo».

Margherita BerlandaNel tuo background annoveri diversi progetti non esclusivamente da solista, ma anche in duo con il fisarmonicista Ghenadie Rotari, Rebekka Zwick, il chitarrista francese François Stride, il soprano Baiba Urka e, soprattutto, con il violoncellista Nicolò Nigrelli. Quali sono le peculiarità predominanti di questi progetti?

«Ho avuto la fortuna e l’onore di collaborare con musicisti d’eccellenza che condividevano e condividono con me il rispetto per la musica, la curiosità di sperimentare e la volontà di vivere appieno l’esperienza cameristica, come un processo d’arricchimento reciproco sia musicale che personale. Fil rouge è ancora una volta la scelta del repertorio proposto: dalla musica barocca alla musica originale per la formazione in questione».

Sei membro attivo di “Azione Improvvisa Ensemble”, vincitrice del bando “Open Creazione Contemporanea 2018 – Pergine Festival”. Qual è il repertorio di questa formazione?

«Azione Improvvisa nasce da un’idea del giovane compositore e ricercatore Raul Masu, con la volontà di accostare mondi sonori apparentemente lontani e quasi inconciliabili: tiorba, fisarmonica, chitarra elettrica ed elettronica. Data la particolarità dell’organico, il progetto principale è quello di promuovere musica scritta ad hoc per l’ensemble, affiancando nomi storici ad altri emergenti dello scenario contemporaneo italiano, per citarne alcuni: Giorgio Colombo Taccani, Annachiara Gedda, Andrea Portera, Stefano Alessandretti. È con il Blind Trust che la formazione ha partecipato al progetto monografico sul compositore, che uscirà per “GuitArt”, etichetta di punta per il mondo della chitarra classica in Italia. In parallelo al repertorio contemporaneo vorremmo attingere alle fonti antiche per mettere a confronto i due linguaggi musicali che, indubbiamente, trovano molti punti di contatto. Basti pensare alla complessità e alla concettualità di certi brani dell’Ars Subtilior».

Collabori a stretto contatto con Andrea Fontanari, artista visuale con il quale, da settembre 2017, gestisci lo spazio artistico “Anomalia”. In cosa consiste, nello specifico, questo singolare progetto?

«La volontà di creare un polo di confluenza tra tutte le arti, una piccola «Factory», per dirla con le parole di Andy Wahrol, è ciò che ha spinto Andrea Fontanari e me a cercare uno spazio di lavoro adeguato: “Anomalia”. Questa area, chiaramente di dimensioni assai modeste in confronto al sopracitato, ha sede vicino a Trento e si caratterizza per essere un laboratorio artistico di ricerca sull’arte contemporanea, dalla musica alla scultura, alle arti performative. Lo spazio promuove la creazione di progetti di contaminazione artistica sulla falsariga dell’idea di Gesamtkunstwerk, ossia l’opera d’arte totale. “Anomalia” collabora con “Pergine Festival” (Pergine Valsugana) e con “Spazio Musica Festival” di Cagliari».

Margherita BerlandaA proposito di collaborazioni, hai lavorato con Radio Vaticana, Bayerische Rundfunk e RAI Slovenia. Come sono nate queste opportunità professionali?

«Come a volte accade, le opportunità nascono grazie alla stima e alla fiducia che le persone hanno le une per le altre. Devo ringraziare il “Conservatorio di Musica G. Tartini” di Trieste e in particolare il M° Corrado Rojac per avermi dato la possibilità di esibirmi per Radio Vaticana, mentre il M° Hans Maier, capo dipartimento di fisarmonica presso la “Staatliche Hochschule feur Musik Trossingen” per le preziose opportunità di collaborazione con Bayerische Rundfunk e con la TV tedesca. Per quanto riguarda RAI Slovenia, ringrazio particolarmente un ex compagno di studi: il giornalista Jari Jarc».

Nel campo della didattica, sei stata impegnata con il conservatorio “G. Tartini” di Trieste nelle vesti di assistente per corsi pre accademici. In Germania, invece, hai avuto la possibilità di collaborare con alcune strutture tedesche in ambito pedagogico. Come ti rapporti con il mondo della docenza?

«Credo che insegnare sia una missione. Penso che l’insegnante debba essere al contempo un mentore, una figura in grado di ascoltare l’allievo almeno quanto lo studente ascolta le parole del suo maestro a lezione, e di essere generoso nei consigli didattici, spogliarsi del suo sapere e donarlo all’allievo. Insegnare musica, un’arte in genere, è un privilegio e un compito, una missione molto delicata, poiché si ha la possibilità di accompagnare lo sviluppo di un percorso artistico e di condizionarlo».

Autore: Stefano Dentice

Stefano Dentice ha scritto 221 articoli.

Questo post è disponibile anche in: Inglese

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