Il potere della musica come strumento di rivoluzione culturale nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Concerto di beneficenza proposto dall'AFI

L’AFI, Associazione Fisarmonicistica Italiana, di cui è fondatore e presidente il fisarmonicista M° Francesco Palazzo, co-organizza, con l’Assessorato Pari Opportunità del Comune di Fano, il concerto di beneficenza “TUTT’ALTRO GENERE” a favore di “Percorso Donna”. La suddetta associazione di promozione sociale si pone l’obiettivo di far emergere, combattere, prevenire e superare la violenza di genere, di realizzare attività di Azione, Formazione e Sensibilizzazione sull’intera Provincia di Pesaro-Urbino, in rete con Istituzioni Pubbliche, Enti Locali e associazioni del territorio e aderisce a progetti e movimenti internazionali che perseguono i medesimi scopi associativi.
Domenica 28 novembre alle ore 18.30, presso il Centro Civico di Gimarra a Fano (PU), si esibirà il Duo FOLKSONGS costituito dal fisarmonicista M° Francesco Palazzo e dal mezzosoprano Tiziana Portoghese dedicando a “Percorso Donna” il programma intitolato “TUTT’ALTRO GENERE” Donne, Compositrici, Testimonianze al femminile. Le musiche del ricercatissimo programma scritto interamente da compositrici di tutto il mondo che si esprimono attraverso profili e linguaggi assai differenti fra loro, sono tuttavia accomunate da una profonda sensibilità, ricerca di colori, di sfumature emotive, di senso profondo.
Nonostante le penalizzazioni sociali e culturali che hanno caratterizzato ogni epoca, il mondo della composizione è stato da sempre estremamente ricco di nomi femminili illustri che hanno dato vita ad opere di grandissimo valore e, con questo concerto che perora fortemente la causa della parità di genere, ci si prefigge precisamente di arricchirne e ampliarne la conoscenza offrendone una contemporanea, caleidoscopica e originale visione.
Il brano finlandese “Minun kultani kaucana”di H. Nurmi, attraverso una melodia semplice dal sapore popolare, racconta di una separazione in cui il mare, che separa gli amanti, è pur tuttavia capace di assottigliare la lontananza facendosi esso stesso messaggero. “Di giorno ti immagino, di notte ti sogno”.
Krystyna Pettersson con il brano “Primavera e Estate” conduce l’ascoltatore a tempo di valzer nella leggerezza di gocce di primavera che fioriscono al disgelo, bambini che tornano a giocare all’aperto, fragole illuminate di rosso e foche risplendenti al sole.
La Serenata irriverente “Ffaccete a la finestra…” di Mariacristina De Santi, in dialetto romano, contrappone al testo maschile “a rispetto” una risposta “a dispetto” della amata in una elaborazione del testo al femmminile in cui sono manifeste le chiarissime intenzioni di stizza e scherno. “Faccete a la finestra che smanio de bacià la bocca tua” le dice lui, e lei: “Ffaccete a la finestra, te vojo taja er collo cò la sega”.
Viivienne Olive ci parla di “Flora”, dalla bellezza di rosa selvaggia, vittima del programma britannico di emigrazione delle donne in Australia del 19mo secolo così come dai racconti di Caroline Chisholm, fondatrice di una attività umanitaria che sosteneva le giovani donne che arrivavano senza soldi, amici, famiglia o lavoro, e che spesso erano costrette alla prostituzione per sopravvivere.
Il “Canto d’amore” di Teresa Procaccini, scritto in occasione della chiamata alla scrittura della Fondazione Donne in musica nel 2016, apre una parentesi dalle rarefatte armonie, sinuosa e sensuale melodia che alterna cromatismi, glissando e suoni a bocca chiusa al canto spiegato in un testo scritto di suo pugno che è dichiarazione d’amore e, al tempo stesso, speranza: “Spero che il mio sogno sia anche il tuo stesso ideale”.
Il “Nocturne” di Germaine Tailleferre è un. pagina crepuscolare ed estatica in cui l’ottantaquattrenne compositrice esprime una visione serena e contemplativa della vita.
Ellen Birgitte Rasmussen nel suo “Dronning Dagmar” utilizza un tema medioevale popolare della Danimarca per raccontarci la leggenda della amatissima regina Dagmar, principessa boema, conosciuta dal re danese attraverso un dipinto che portava con se’ un trovatore. La leggenda narra che il re volle regalarle preziosi gioielli come regalo nuziale, ma la regina chiese come unico dono che fossero ridotte le tasse alla popolazione e che fossero rilasciati i prigionieri. Il matrimonio durò solo sette anni a causa di una mortale malattia della regina che chiese in punto di morte al re di liberare i senza legge e di non sposare la principessa del Portogallo. Sfortunatamente, il re esaudì solo il primo desiderio e ciò comportò una grande sciagura al regno.
I due ritornelli popolari di Anna Veismane, “U-ja-i, Le-lo”, giocano in dialoghi fra melodie, ritmi puntati e accentati, accelerando, rallentando, utilizzo di fischi e tamburello, spostamenti di accento, dinamiche esasperate fra il pianissimo e il fortissimo, dissonanze, anticipazioni, ritardi, fra il mezzosoprano e la fisarmonica attraverso un linguaggio contemporaneo.
De profundis clamavi ad te Domine, versi tratti dal Salmo 129, esprime il senso profondo e l’ispirazione che ha mosso Sofia Gubaidulina nella scrittura di un brano significativo nella letteratura contemporanea per fisarmonica, il “De profundis”. Partendo da suoni oscuri e gravi, mossi dal fremito del mantice e da accenti drammatici, il brano esprime la difficoltà della condizione umana ad elevarsi dalla miseria all’evoluzione dello spirito. Il brano, tripartito, propone moti dal registro grave a quello sovracuto attraverso strenui tentativi e slanci verso la luminosa meta finale.
“No es que muero de amor” è un tango prosodia di Tiziana Portoghese, elaborato ed impreziosito da Francesco Palazzo, ispirato dai versi del poeta messicano Jaime Sabines. Non si possono raccontare le poesie d’amore senza cadere in banalizzazioni. “Non è che io muoia d’amore, muio di te” è il sentimento lacerato del poeta che non ha scampo al morire. Muore quando condivide lo spazio, l’aria, i pensieri, i ricordi, l’intimità, nel sentirsi non più uno, ma parte di due e, nel contempo, “muoio di te” è lo strazio del morire quando è solo, per il vuoto che resta nell’aria, nel corpo, nelle mani, sulla spalla, sotto il braccio, che le parole possono gridare solo come assenza. Sabines racconta lo struggimento per ciò che l’amore toglie più ancora che donare, senza scampo al morire nella presenza e nella assenza.
“Jazz lullabye”, la Ninna nanna jazz di Julie Mandel, prolifica compositrice che vede al suo attivo più di 250 canzoni, musical, oltre che composizioni in stile classico, su un accompagnamento ostinato in 5/4 dispiega una melodia in cui risuonano echi di New York e Broadway. Lullaby diventa “Rockabye”, “prova a lasciare l’hard rock e ascolta il soft rock… vai a nanna”.
Dalla stessa scansione ritmica in 5/4, ma con un linguaggio popolare e folkloristico dal sapore balcanico, è “To Diko Sou Giatrikon”, letteralmente “il mio farmaco”, scritto da Georgia Kombou, un brano in dialetto cipriota di cui Vassilios Micalopouos ha realizzato una traduzione fedele e cantabile: “Tutto ciò che voglio è perdermi fra le tue braccia, regina tua per sempre. La sola cura mia sei tu”.
La parità di genere è un traguardo fondamentale per il mondo intero e riguarda ogni aspetto della nostra vita: le relazioni sociali come quelle affettive, l’economia, la cultura e l’istruzione, il rapporto tra generazioni.
La musica rappresenta un’occasione straordinaria di condivisione per il raggiungimento di questo traguardo.

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