La “75th Coupe Mondiale” è un evento internazionale di grande importanza in ambito fisarmonicistico. Sofia Santorelli, Alex Volponi, Emanuele Viti, Matteo Tortora e Francesco Scarselli, cinque talentuosi fisarmonicisti italiani dal futuro roseo, raccontano la loro esperienza e descrivono i momenti più significativi vissuti in Svizzera, proprio in occasione della “75th Coupe Mondiale” del 2022.
La “75th Coupe Mondiale” è un evento internazionale di assoluto prestigio al quale partecipano fisarmonicisti da tutte le latitudini. Rappresentare l’Italia all’estero, dal vostro punto di vista, è più una responsabilità o un privilegio?
Alex Volponi: La Coupe Mondiale è un concorso di altissimo livello che richiede una grande concentrazione sia per una soddisfazione personale ma anche per rappresentare l’Italia. Per me è un grande privilegio, perché con l’alto livello della mia esecuzione sono riuscito ad arrivare fin qui, ma d’altro lato è anche una responsabilità, poichè voglio esibirmi al meglio possibile e rappresentare l’Italia nei migliori modi.
Emanuele Viti: Rappresentare una nazione in una competizione di questo livello è sicuramente motivo di vanto, poiché nella storia di questo evento si sono susseguiti personaggi di grande valore artistico provenienti proprio dall’Italia. E quindi è anche una responsabilità rispettare le aspettative del pubblico dando il massimo di sé nella performance.
Matteo Tortora: Secondo me, rappresentare l’Italia, è sia una responsabilità che un privilegio. Prima di ogni evento internazionale, sono solito fare bella figura per rappresentare al meglio il mio Paese d’origine. La più grande responsabilità è quella di ben figurare non per vincere la gara, ma per rappresentare al meglio il nostro Paese.
Francesco Scarselli: Rappresentare l’Italia soprattutto in queste manifestazioni così importanti è soprattutto un privilegio, infatti gli Italiani presenti nella categoria “Junior Variété” erano solo quattro, pertanto essere fra questi quattro è già di per sé un grande motivo di orgoglio. Ovviamente si sente anche il peso della responsabilità di portare in alto i nostri colori.
Sotto l’aspetto legato allo studio, avete effettuato una sorta di percorso preparatorio specifico proprio in virtù di questo concorso oppure lo avete affrontato studiando come fate abitualmente?
Sofia Santorelli: Lo scorso anno ho partecipato alla categoria “Junior Variété”, ma quest’anno, sia per cambio dello strumento che per gusto personale, ho deciso di partecipare alla categoria “Junior Classica”. Perciò, personalmente il mio metodo di studio è stato preparatorio e focalizzato sulla musica classica.
Emanuele Viti: Per partecipare a questa competizione ho effettuato, con il mio Maestro Gianluca Pica, un percorso preparatorio molto intenso, volto a concentrare nel mio repertorio il culmine della completezza in termini dinamici, tecnici, espressivi e molti altri aspetti trattati con cura nel dettaglio, cercando di migliorare giorno per giorno.
Matteo Tortora: Prima di ogni evento ci si prepara sempre al meglio. Ovviamente anche per quanto riguarda la “Coupe Mondiale” c’è stata una preparazione importante.
Francesco Scarselli: Le ore di studio si sono raddoppiate passando da due a quattro, a volte anche sei ore al giorno. Io, personalmente, sono arrivato alla fisarmonica con due-tre anni di ritardo rispetto agli altri partecipanti italiani, per cui questo ha comportato il non avere un programma completo e non fortemente competitivo. Nello studio si è cercato di valorizzare ciò che avevamo a disposizione, sia tecnicamente che sull’interpretazione.
A livello di percezione emotiva strettamente personale, durante la performance, vi siete concentrati maggiormente sulla pulizia tecnica, sull’interpretazione dei brani o avete cercato di creare un perfetto connubio che comprendesse e valorizzasse allo stesso modo entrambi gli aspetti?
Sofia Santorelli: Nel momento della performance, soprattutto in un concorso così importante, è necessario focalizzarsi su tutti e due gli aspetti. L’uno o l’altro, a mio avviso, possono essere anche accentuati a seconda del brano che si esegue. Io cerco sempre di accentuare l’espressione e cercare di esprimere ciò che provo durante l’esecuzione.
Alex Volponi: Nella mia percezione emotiva personale ho voluto fornire un’interpretazione dei brani nel migliore dei modi, sia dal punto di vista tecnico che espressivo.
Matteo Tortora: A differenza di altri eventi, in questo mi sono concentrato su entrambi gli aspetti, ma maggiormente sulla pulizia tecnica. Tengo molto a questi aspetti per far arrivare alla giuria e al pubblico le stesse emozioni che provo quando ho in mano lo strumento.
Francesco Scarselli: Ho cercato di mostrare le capacità tecniche e interpretative per valorizzare i miei punti forti – cercando di non mostrare punti deboli – quindi provando a valorizzare entrambi gli aspetti.
La giuria che ha valutato le vostre esibizioni, su quali determinati parametri tecnici si è espressa per giudicarvi?
Sofia Santorelli: Nella categoria classica i giudici credo che si siano basati molto sulla pulizia dell’esecuzione, sulla fluidità delle note e soprattutto sulla precisione della mano sinistra.
Alex Volponi: I giudici che hanno valutato la mia esibizione sono stati non tutti dello stesso parere, alcuni più propensi per un voto alto, altri più orientati verso un voto più basso. Ma in realtà non sono riuscito a capire su quali parametri tecnici si siano basati per giudicarmi.
Emanuele Viti: Il giudizio espresso dalla commissione è un connubio di tantissimi elementi, ovvero la difficoltà del repertorio, la maturità della performance, il groove, la precisione tecnica, il tocco, la postura, la capacità di sostenere una prova nella sua integrità, l’espressione facciale e il feedback emotivo.
Francesco Scarselli: Presumo che ci abbiano valutato considerando la difficoltà dei brani eseguiti – e in base alla difficoltà – credo abbiano considerato le capacità tecniche ed espressive. Nella nostra categoria i quattro italiani sono arrivati in quarantacinque centesimi, mentre il quinto partecipante è arrivato a circa cento centesimi dal quarto, a dimostrazione che la scuola italiana è sempre fra le migliori al mondo.
Qual è stato l’aspetto che vi ha maggiormente interessato dello stile e del livello musicale dei concorrenti di altri Paesi?
Sofia Santorelli: Mi ha molto affascinato in generale la precisione della tecnica serba. Bravissimo è stato anche il ragazzo tedesco della mia categoria che, sia espressivamente che tecnicamente, mi ha molto colpito. Dovrei parlare degli altri Paesi concorrenti, ma non posso non dire che gli italiani nelle varie categorie non siano stati altrettanto bravi.
Alex Volponi: Dei concorrenti che ho ascoltato durante le esibizioni ho percepito molto anche le loro emozioni, assai diverse dalle mie, oltre ad aver notato come loro non mostrino molto le loro emozioni prima di esibirsi.
Emanuele Viti: Ciò che mi ha interessato di più è stata la profondità emotiva e musicale dei Paesi Baltici come Bosnia ed Erzegovina e Serbia, soprattutto nella musica classica.
Matteo Tortora: Sono tutti molto bravi, ma quello che mi è interessato di più è stato un ragazzino che aveva una manualità perfetta e una grande tecnica. Il suo stile era tale da far sì che si apprezzasse immediatamente il suo talento.
C’è qualche scuola straniera che vi è sembrata avere aspetti culturali da approfondire per integrare il vostro studio?
Sofia Santorelli: Io sono sempre stata affascinata dal metodo di studio cinese. Loro intraprendono fin dai primi anni della scuola lo studio della fisarmonica in classi molto numerose, dedicando allo stesso studio molte ore. Infatti, nei concorsi, i musicisti provenienti dalla Cina sono quelli che si evidenziano dal punto di vista tecnico, mentre per l’espressione ci sono fisarmonicisti di altri Paesi molto più preparati.
Alex Volponi: Attualmente frequento il conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila, dove il maestro Dario Flammini ha contribuito molto alla mia formazione musicale. In futuro non mancheranno masterclass con insegnati al di fuori dell’Italia.
Emanuele Viti: La scuola straniera che mi ha interessato di più è stata quella serba, perché credo sia didatticamente molto avanzata. C’è una mentalità incentrata sulla qualità sonora, quindi sulla musicalità, tema per me molto importante che andrò senza dubbio ad approfondire nei prossimi mesi.
Matteo Tortora: Sì, c’è una scuola straniera che permette di approfondire il mio studio.
Francesco Scarselli: No, come detto ritengo che la scuola italiana sia abbastanza matura per essere un punto di riferimento per gli altri Paesi. Ovviamente ciò non significa che non si possano fare delle masterclass con grandi maestri internazionali dai quali apprendere altre tecniche.
Al ritorno dalla “75th Coupe Mondiale”, quali sono state le sensazioni più forti appena siete rientrati in Italia e qual è stato l’insegnamento più prezioso che avete tratto da questa esperienza così significativa?
Sofia Santorelli: Tornata in Italia, la prima sensazione che ho provato è stata la soddisfazione di aver partecipato a questa Coupe Mondiale e di aver, nel mio piccolo, rappresentato il mio Paese anche come unica donna. L’insegnamento che ho tratto è che in concorsi così importanti l’impegno deve essere sempre di alto livello – e che al di là del piazzamento nella classifica l’obiettivo è sempre quello di migliorarsi aiutati anche dall’aver osservato la preparazione dei concorrenti delle altre nazioni.
Alex Volponi: Al ritorno dalla “Coupe Mondiale” ho portato a casa un nuovo bagaglio di esperienza. Confrontarsi con musicisti provenienti da altri Stati mi aiuta a crescere.
Emanuele Viti: Al rientro in Italia sono stato contento di ricevere gli auguri da parte di amici e parenti per la mia performance – e questo non ha potuto che rendermi felice. Guardando già al futuro, terrò sempre nel mio cuore il ricordo di questa competizione, che mi ha dato la possibilità di incontrare amici fisarmonicisti da tutto il mondo, nonché illustri docenti. Questa esperienza ha arricchito indubbiamente il mio bagaglio culturale, potendo interagire con persone che ho sempre stimato.
Matteo Tortora: Di sicuro l’emozione più grande è stata quella di aver rivisto parte della mia famiglia, ma l’emozione più forte è stata quando, tornato a casa, ho preso lo strumento per suonare ancora una volta i brani che mi hanno portato al podio della “Coupe Mondial”. Il più grande insegnamento è stato, invece, quello di rispettare tutti in ambito musicale e aiutarsi a vicenda quando è necessario. È stata una bellissima esperienza, vissuta con i più grandi maestri di fisarmonica e con amici musicisti.
Francesco Scarselli: All’inizio, sinceramente, da parte mia c’è stata un po’ di delusione. Successivamente, considerando che sono “arrivato dopo” e che dopo tutto avevo quasi colmato il gap rispetto altri ragazzi, ho pensato che tutto sommato potessi ritenermi soddisfatto del risultato ottenuto. L’insegnamento più prezioso è che se si viole arrivare a questi livelli bisogna lavorare sodo e bene, senza risparmiarsi.