Con la diatonica, fuori dagli schemi

Intervista a Denis Novato

Questo mese ho intervistato Denis Novato, virtuoso della fisarmonica, che ha come missione principale quella di trasmettere un’immagine dello strumento un po’ diversa da quella che abitualmente troviamo nell’immaginario collettivo. Il suo obiettivo, infatti, è quello di presentare la doppia anima della diatonica: quella più popolare, certamente, ma anche quella più virtuosistica, a dimostrazione del fatto che due aspetti così diversi, quasi opposti potremmo dire, possano convivere in uno strumento così versatile. Questo voler uscire dagli schemi prettamente tradizionali ha fatto in modo che suonasse sia per un pubblico più ampio, sia davanti a personaggi illustri come Papa Francesco o Alberto di Monaco. Ringrazio moltissimo Denis Novato per avermi concesso questa intervista.

Per iniziare, da dove nasce la passione per la fisarmonica? C’è stato qualcuno o qualcosa che l’ha spinta a intraprendere questa strada?

In famiglia non avevo nessun musicista, e quindi nessun esempio da seguire, ma i miei genitori ascoltavano volentieri la fisarmonica e la musica tradizionale slovena, per cui sono cresciuto con queste sonorità. Tuttavia, sono sempre stato un bambino timido e nemmeno i miei genitori si aspettavano che avrei intrapreso la carriera da musicista. In effetti, io ho cominciato lo studio relativamente tardi, all’età di dieci anni, considerando che i bambini, oggi, iniziano anche a cinque anni.

Lei è nato in provincia di Trieste, una città di confine dove l’incontro tra culture è all’ordine del giorno. In che modo convivono queste due culture? Hanno in qualche modo influenzato la sua musica?

Esatto, Trieste è una città multietnica. Io faccio parte della minoranza slovena, quindi già da bambino ho conosciuto le due culture, quella italiana e quella slovena, oltre a quella austriaca, visto che anche l’Austria non dista molto. Per quanto riguarda l’etnia slovena dei paesi intorno a Trieste, ognuno ha una propria solidità: hanno il coro, la banda, la squadra di calcio slovena, e anche la prima lingua è lo sloveno, rappresentando quindi delle realtà a sé stanti e riconosciute senza che una cultura prevarichi l’altra e senza che si creino fastidi, al di là di qualche estremista che troviamo da entrambe le parti. Durante il fascismo, era vietato parlare lo sloveno e le minoranza non erano ben viste, mentre oggi, comunque, i giovani di entrambe le culture hanno una mentalità diversa e più aperta. Per quanto riguarda il discorso musicale, devo dire che io sono sempre stato aperto a collaborare con tutti e non ho mai avuto problemi.

A questo proposito, qual è il suo rapporto con il pubblico italiano, sloveno e, visto che gira il mondo suonando, internazionale?

Rispetto ad altri colleghi, che magari hanno scelto la strada dell’insegnamento e hanno preferito stare nella propria comfort zone, io ho scelto di fare il performer, che per certi versi è una strada più complicata che ti obbliga a dover uscire al di fuori. La mia missione è sempre stata quella di uscire dagli schemi tradizionali e presentare la fisarmonica diatonica e la mia musica anche a un nuovo pubblico, che magari non si è mai imbattuto in questo strumento, ma, alla fine, ne rimane affascinato.

L’incontro con questi nuovi tipi di pubblico ha modificato il suo modo di suonare o, comunque, durante i suoi oltre trent’anni di carriera, il suo modo di suonare la fisarmonica si è modificato o si è adattato a situazioni specifiche?

Viaggiare mi ha già aperto tanto gli orizzonti musicali: infatti non ho un modo di suonare strettamente tradizionale, ma suono anche altri generi e altre musiche, con l’obiettivo di avvicinarmi anche alle persone che non seguono il folk tradizionale. Quando suono fuori, cerco di avere un programma internazionale, ma sempre presentando qualcosa che provenga dalle mie zone, o interpretando a modo mio la tradizione del luogo in cui mi trovo. Questo mi permette anche di dimostrare che la diatonica non è limitata, ma è uno strumento molto versatile: sta poi al musicista essere aperto e arrangiare i pezzi nel modo giusto.

Quindi, lei integra un repertorio tradizionale con uno originale. Per quanto riguarda quello tradizionale, mi sembra di capire che si concentra soprattutto su canzoni popolari italiane, slovene e austriache…

La musica con la quale sono cresciuto e che presento maggiormente è la cosiddetta Oberkriner, musica alpina, ma sono anche autore di oltre duecento pezzi, perché, quando ho intrapreso questa strada, ho capito che per vivere di musica non basta essere solo un esecutore, ma è necessario anche fare qualcosa di proprio.

Che studio c’è dietro alla reinterpretazione di brani tradizionali da una parte, e alla composizione di brani originali dall’altra?

Allora, io da bambino sono cresciuto, come dicevo prima, con la musica che ascoltavano i miei genitori ed era prevalentemente folk tradizionale, per cui posso dire di averla interiorizzata ascoltandola. Poi, in realtà, ho fatto studi completamente diversi da quelli musicali: ho studiato ragioneria ed economia, pensando che la musica restasse un hobby e ritenendo troppo rischioso fare questa attività a tempo pieno. In seguito, però, ho iniziato a studiare la fisarmonica classica con il metodo del professor Giovanni Tarabocchia, che mi ha dato delle basi che poi mi sono servite tantissimo con la diatonica.

A proposito del fatto che non avrebbe mai pensato prima alla musica come sua attività principale, mi sono incuriosita quando sul suo sito ho letto che le sue passioni da ragazzo erano principalmente due, il calcio e la musica, ma, a un certo punto, si è trovato a dover scegliere quale portare avanti e la scelta è ricaduta sulla musica. Direi che è stata la scelta giusta, ma cosa l’ha portata a scegliere proprio questa?

Se devo essere onesto, mi sembrava molto più difficile realizzare qualcosa di più in ambito calcistico, nonostante giocassi in squadre a livello regionale. Giocando a livello regionale, però, gli allenamenti e le partite erano molti e s’intrecciavano con le esibizioni musicali, che già mi davano delle soddisfazioni, e ho dovuto scegliere. In ogni caso, anche lo sport mi ha dato delle basi importanti, soprattutto dal punto di vista personale, a livello di disciplina e rigore: anche parlando con altri colleghi musicisti ci siamo trovati d’accordo sul fatto che ci sia una sorta di affinità tra sport e musica.

Secondo lei, che cosa rende la fisarmonica uno strumento essenziale nella musica popolare, fermo restando che, come abbiamo detto e come lei dimostra continuamente, la fisarmonica è uno strumento molto versatile il cui utilizzo può coprire diversi generi?

Penso che la fisarmonica sia lo strumento principale, ma anche il più completo e che si abbini facilmente ad altri strumenti che da soli non rendono e hanno bisogno di accompagnamento.

Durante i suoi oltre trent’anni di carriera ha avuto modo di suonare per personaggi illustri e ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti…

Dividerei la mia attività in tre fasi principali definite da decenni. I primi dieci anni sono quelli in cui studiavo e partecipavo a concorsi, iniziando a ricevere le prime conferme di essere sulla buona strada, approcciandomi però a questi riconoscimenti sempre con estremo rispetto e senza mai aver pensato di “essere arrivato”. La seconda fase coincide con il periodo in cui avevo iniziato a fare delle registrazioni con la Pioneer Records, che pubblicava soltanto album con contenuti popolari. Infine, il mio nome ha iniziato a circolare in modo più consistente e ho cominciato a svolgere un’attività musicale fatta sempre più di concerti e tournée, in cui ho avuto l’opportunità di presentare i miei lavori. Per cui tutto questo è stato il risultato di un lungo cammino e devo dire che non faccio mai la distinzione del pubblico per cui suono e, a volte, mi danno anche più soddisfazione concerti più intimi in cui c’è un contatto più diretto con il pubblico a cui si riesce a trasmettere più energia.

Per quanto riguarda l’aver suonato per personaggi illustri, per me non è un motivo di vanto, quanto un modo per dimostrare che anche con l’a fisarmonica diatonica si può arrivare lontano. Questa è la mia missione: dare un’altra immagine di questo strumento, spesso sottovalutato.

Quindi il suo obiettivo è anche quello di dimostrare l’anima virtuosistica di questo strumento.

Esatto, anche perché a me da bambino, è stato più volte detto che con questo strumento non sarei andato più lontano di un osmica: un’usanza popolare per la quale i viticoltori vendono i vini che hanno prodotto direttamente nelle loro case, in cui si festeggia e si beve. Il mio obiettivo era un po’ anche quello di uscire dagli schemi locali.

Lei suona come solista e in trio. Ha anche altri progetti?

Ho diverse formazioni legate a diversi progetti. Suono spesso come solista, ma suono anche accompagnato solo da un chitarrista oppure in trio, in base alle esigenze e al tipo di evento. Ultimamente, suono molto come solista anche per le ambasciate, ad esempio ad Abu Dhabi o Hong Kong, dove può essere più impegnativo andare con una formazione di più persone. C’è anche il progetto Italkryner: un quintetto, tipica formazione Oberkriner, con cui ho voluto avvicinare il pubblico italiano alla musica alpina registrando e arrangiando i pezzi italiani in versione folk, cosa che sta riscuotendo molto successo.

Nel 2020 è entrato a far parte dell’ “Accordion Hall of Fame” di New York. Lei è molto umile, ma va detto che avere il proprio nome lì non è da tutti. Come ha reagito alla notizia?

Per me è un riconoscimento e una conferma; non solo per me, ma anche per lo strumento. Tra l’altro, ho avuto modo di avvicinarmi al pubblico americano più volte in occasione di diverse convention con fisarmonicisti illustri come Frank Marocco, in cui ho visto che, proponendo qualcosa di originale, le mie esibizioni sono piaciute. Mi reputo anche autentico, presentando le cose per come le sento e forse anche per questo ho iniziato a essere apprezzato anche da quel pubblico: il mio obiettivo è sempre stato quello di suonare non solo per un pubblico più esigente, ma anche per le persone comuni in una versione più “folk”. C’è stata anche la nomination ai Grammy Awards di Los Angeles del disco di Walter Ostanek a cui ho collaborato, che ha contribuito a far girare il mio nome. Tuttavia, l’inserimento nell’ “Accordion Hall of Fame” è avvenuto in modo del tutto naturale e questo lo rende un riconoscimento ancora più importante.

Progetti futuri? Dobbiamo aspettarci nuove uscite o la sua attività si concentrerà più sui concerti?

Ogni anno ho due o tre tour più impegnativi, intercontinentali. Quest’anno, tra fine ottobre e metà novembre, suonerò in Australia, poi ho dei concerti a Lubiana con diretta TV e poi suonerò in America, per cui da ottobre sarò molto impegnato. Inoltre, uscirà un libro per Slovenia e Germania, con Aleksi Jercog, che forse verrà pubblicato anche in Italia.

Lasci un messaggio per i nostri lettori se le va.

Sono contento che esista questo tipo di rivista, che già conoscevo e a cui ero abbonato [quando era cartacea, n.d.r.], e penso che abbia un ruolo importantissimo tra gli appassionati della fisarmonica ed è bello sostenere e raccontare le storie che sono dietro a questa musica. Sono anche molto felice di aver parlato con te. Saluto i lettori e spero di vedervi in qualche occasione!

 

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DISCOGRAFIA

Muzikant iz Trsta (Zlati zvoki, 1994)

Frajtoner’ca in orglice (Zlati zvoki, 1996)

A la Salute dei Nostri Padri (Pioneer, 1997)

Od Trsta do Triglava (Pioneer, 1998)

Pri Fleku (Zlati zvoki, 1999)

O du mein Österreich (Pioneer, 1999)

In mezo al mar (Pioneer, 2000)

Meine Freundin die Harmonika (Pioneer, 2001)

Buskers (Pioneer, 2001)

Oberkrainer Spezialitäten (Bogner, 2002)

S Prijatelji (Zlati zvoki, 2003)

El mio capel ga tre busi (Pioneer, 2003)

Gruß aus Triest (Bogner, 2003)

Looking back at the golden times (Samozaložba, 2004)

Mit die unterwegs (Bogner, 2005)

Avsenikove melodije na diatonični harmoniki (2007)

Verliebte Harmonika (Bogner, 2007)

Avsenikove melodije na diatonični h. (Avsenik, 2007)

Neskončnost (Društvo prijateljev D.N., 2008)

Po poti uspehov (Društvo prijateljev D.N., 2008)

Denis Novato Plays Cleveland-Style (Kravos Recording, 2008)

Virtuos (Bogner, 2011)

Mr Button Polka (JBS, 2011)

Harmonikastars & Freunde spielen (Bogner, 2013)

Der Berg ruft! (Bogner, 2015)

Ko ti zaigram Avsenikove (Avsenik,2015)

Denis Novato – Der Weltmeister auf der diatonischen Harmonika (Newport, 2016)

30 Jahre-Jubiläumsausgabe (Bogner, 2018)

Italkryner (Bogner, 2020)

35 Jahre-Jubiläumsausgabe (Bogner, 2023)

 

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