Nello specifico parliamo adesso del Maestro Massimiliano Pitocco, pioniere del bayan in Italia, e della sua classe di strumento del Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Fra i suoi allievi più meritevoli spiccano Saria Concertino, Pietro Roffi e Samule Telari, i quali si sono esibiti lo scorso sabato 5 aprile 2014 presso il Maxxi – Museo delle arti del XXI secolo di Roma, eseguendo un repertorio, misto tra il moderno e il contemporaneo, che ha messo in luce le straordinarie caratteristiche espressive del bayan. L’appellativo di “giovani” riferito a questi tre musicisti si ferma alla constatazione del solo dato anagrafico, dal momento che i curricula parlando di artisti che hanno già un trascorso di una certa importanza: Samuele Telari è il neo vincitore del primo premio nella categoria concertisti nel prestigioso concorso “Città di Castelfidardo”; Pietro Roffi, classe 1992, di recente tornato da una tournée in Cina è anch’egli vincitore del Primo Premio al Concorso Internazionale di Castelfidardo – cat. moderna (2010); Saria Convertino è la vincitrice del concorso internazionale “Luigi Denza”, del “Premio delle Arti”, del Concorso “Talenti per la musica 2009″ e del “Premio Via Vittoria” (2008).
L’aspetto multiculturale del bayan, evidente nella provenienza geografica dei compositori in programma e nelle conseguenti caratteristiche stilistiche dei brani, è stato il filo conduttore del dialogo fra i tre fisarmonicisti che si sono alternati nelle varie perfomances. Samuele Telari ha eseguito “la parte nostrana” del repertorio, a firma di autori italiani: i Tre Aforismi di Domenico Turi per bayan e clarinetto (con Perla Cormani al clarinetto), interpretati con grande attenzione alle indicazioni espressive volute dal compositore, e Verso Sud (Giardini di Pietra – Freccia del sole) di Enrico Blatti, in un bel connubio di grande forza ritmica insieme agli altri musicisti (Rita Testani – clarinetto, Nicola Bassan – contrabasso e Valerio Cosmai – vibrafono e percussioni).
Innovative ed estremamente interessanti armonie sono state ascoltate attraverso Pietro Roffi che ha portato all’attenzione del pubblico il poco conosciuto compositore finlandese Matti Murto, interpretando Burlesque e Tango, due movimenti tratti dalla Dancing Suite (eseguiti insieme alla violinista Magdalena Gasior). Ancora, in merito all’etnia balcanica dello strumento, si ha avuto modo d’apprezzare lo splendido duetto dello stesso Roffi e della Convertino in Incantation, dalla Balkan Rhapsody per due bayan di Vyacheslav Semyonov: avvincente gioco melodico di scambio delle parti tra i due strumenti, interpretato con grande comunione d’intenti. Il tango, altra anima multiculturale del bayan, è stato interpretato da Saria Convertino, che ha incantato con le Four Tango Sensations di Astor Piazzolla, insieme al quartetto d’archi composto da musicisti dell’Accademia di Santa Cecilia, ovvero, Rosario Genovese – violino, Marlene Prodigo – violino, Giacomo Menna – violoncello, David Bursack – viola. Quest’ultimo lavoro, testamento spirituale di Piazzolla e brano di “tragica bellezza”, ha richiesto all’esecutrice un certo livello di pathos per rendere al meglio la personalissima idea del tango del compositore argentino, dov’è possibile l’eterogeneità dell’organico e l’emancipazione della dissonanza a fini espressivi. Infine Balkan Dance di Janusz Woitarowicz è stata l’occasione per ascoltare i tre fisarmonicisti in trio, cogliendo la forza e la liricità del bayan in diverse sfaccettature, dall’energia ritmica all’espressività della parte solistica.
Emanuele Duchetta