La fisarmonica di Luciano Berio 3^ parte

“Un Re in ascolto” (1981/1983)

Proseguiamo il nostro viaggio nella produzione con fisarmonica di Luciano Berio, di cui quest’anno ricorre peraltro il centenario della nascita. Riprendiamo il cammino dall’ultimo lavoro degli anni Ottanta, prima di addentrarci nei molto prolifici anni Novanta: Un Re in ascolto.

Gli anni Ottanta di Luciano Berio rappresentano un periodo relativamente disteso rispetto a prima: il suo luogo di riferimento diventa la Toscana, in particolare Radicondoli, in provincia di Siena. A Firenze, riesce anche a fondare il centro di sperimentazione Tempo Reale. Qui, come all’IRCAM di Parigi in un certo senso, vengono sviluppate tecnologie innovative, tra cui TRAILS (Tempo Reale Audio Interactive Location System). Vengono alla luce in questi anni anche diverse altre Sequenze: la IX e la IXb, rispettivamente per clarinetto e sax contralto, la X per tromba e risonanze di pianoforte (e si noti che questa è una delle due sequenze che richiedono due strumenti), e la XI per chitarra. Gli ultimi anni della vita di Berio, che vedremo nei prossimi articoli, segneranno una distensione ancora maggiore, anche a causa di una produzione artistica notevolmente ridotta, e una serie di riconoscimenti internazionali di grande prestigio.

Rimaniamo ancora, però, agli anni Ottanta, in particolare nella prima metà del decennio: tra il 1981 e il 1983 arriva (anche se alcuni abbozzi risalgono alla fine degli anni Settanta) Un Re in ascolto, azione musicale in due parti su testi di Italo Calvino (Sotto il sole giaguaro) e Luciano Berio, dedicato a Margherita Kalmus, un’importante soprano inglese.

La prima rappresentazione assoluta avviene a Salisburgo nell’agosto 1984, sotto la direzione dell’indimenticabile Lorin Maazel, che ne diresse anche la prima esecuzione italiana nel gennaio 1986. L’organico si compone di sei voci soliste (2 soprani, baritono basso, mezzosoprano, e voce recitante), insieme a coro e orchestra. Nell’orchestra, com’era già accaduto in La vera storia, troviamo anche la fisarmonica.

Prima di passare all’analisi sommaria del ruolo del nostro strumento in questo lavoro, vediamone brevemente la trama: in un regno leggendario vive un re, il cui unico legame con il popolo che governa è rappresentato da conversazioni che ascolta per caso. Un gruppo teatrale itinerante giunge nel suo regno con l’intenzione di mettere in scena La Tempesta di Shakespeare. Mentre il re, casualmente, ascolta le audizioni e le prove, comincia a identificarsi con Prospero, il protagonista della commedia, e a vedere paralleli tra la trama della pièce e gli eventi del suo stesso regno, confondendo i due mondi. Alla fine, il re subisce un crollo psicologico. Lo spettacolo non viene mai rappresentato e la compagnia teatrale, dopo aver concluso la propria breve permanenza, lascia il regno. Il re, ormai sull’orlo della morte, ha una visione del proprio destino futuro.

Sono abbondanti, evidentemente, le citazioni shakespiriane: l’evento di una compagnia teatrale itinerante che giunge nel regno, e che con la sua rappresentazione mette in moto una serie di situazioni psicologiche nei protagonisti, è ciò che avviene in Amleto.

Il testo, forse è superfluo sottolinearlo, è ricco di ambiguità ed è stratificato in maniera da essere molto difficile da interpretare. Il libretto stesso richiede più letture per essere compreso, perché, spesso, azioni diverse avvengono contemporaneamente, e i piani narrativi si mischiano in una narrativa non convenzionale. Come si legge sul sito della casa editrice Universal: “Un re in ascolto è il risultato di un dialogo continuo sotto il segno dell’immaginazione.”

La fisarmonica, in questo regno onirico, riveste una funzione timbrica, anche se si può notare che l’aspetto tecnico è più importante rispetto agli altri brani che abbiamo visto in questa serie. In uno dei suoi primi interventi, lo strumento sintetizza le voci, conferendo a queste ultime una sonorità molto particolare. Possiamo assimilare la funzione della fisarmonica a quella della celesta o della glassharmonika nell’orchestra romantica: rimandare alla dimensione onirica, fantastica, persino irreale, di un momento, di una situazione, di un evento.

La musica di Berio ha sempre attinto alla tradizione, lo abbiamo visto in Sinfonia come esempio lampante. Ecco allora che l’uso di strumenti per richiamare scene di sogno, di follia, di dissociazione dalla realtà ci riporta a Donizetti, in particolare alla Lucia di Lammermoor, nell’aria “Eccola”. In un modo simile la fisarmonica in Un re in ascolto funge da “catalizzatore emotivo” in un certo senso, sottolineando i sentimenti espressi dal testo.

In conclusione non mi resta che consigliare vivamente l’ascolto di questo brano suggestivo e interessante, prima di darci l’appuntamento al prossimo articolo, dove si parlerà dei due Chemins con la fisarmonica: Chemins V e Kol-Od.

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