La fisarmonica microtonale XAMP

Un nuovo mezzo sonoro

La fisarmonica è uno strumento in continua trasformazione: nel corso della sua storia ha condotto un cammino musicale continuo, evolvendosi nelle proprie caratteristiche tecnico-foniche, migliorando le proprie potenzialità espressive, garantendosi il rispetto e la stima di importanti musicisti e, di conseguenza, riuscendo a raggiungere una sempre più ampia gamma di pubblico. Ciò si è ottenuto grazie al lavoro di ricerca dei grandi esecutori, che, in collaborazione con i compositori, hanno individuato la vera natura dello strumento in tutte le sue sfaccettature, dando vita ad una cospicua produzione artistica. In questo contesto s’inquadra il lavoro di ricerca sulla fisarmonica microtonale XAMP, operato dai fisarmonicisti francesi Fanny Vicens e Jean-Étienne Sotty.

Il microtonalismo, inteso come una divisione del tono in parti ancor più piccole del semitono, è stato un ambito di ricerca per i compositori già dal secolo scorso, e ha interessato molti strumenti musicali. Per quanto riguarda la fisarmonica, va riconosciuto che la ricerca intorno alla costruzione e alla metamorfosi del suono in ambito sonoro ha ottenuto talvolta un microtonalismo generato dalla scrittura stessa espressa da strumenti accordati tradizionalmente: ne sono un esempio la Improvvisazione n. 1, per fisarmonica sola, di Salvatore Di Gesualdo, con le varie combinazioni di altezze, registri, “mezzi registri”, e l’interazione della fisarmonica con l’ensemble polistrumentale in Partiels di Gérard Grisey.

Gli strumenti messi a punto nel 2015 da Fanny Vicens e Jean-Étienne Sotty, invece, si propongono d’essere un vero e proprio nuovo strumento, con caratteristiche foniche ben definite, con importanti conseguenze sul piano del nuovo repertorio originale. Spiegano infatti Vicens e Sotty (2017): “Nell’arco di diciotto mesi sono state scritte una ventina di opere per questi strumenti, in tutte le configurazioni: solo, duo, musica da camera, ensemble con direttore, musica mista, orchestra, opera. Questo strumento ha fatto il suo ingresso nella storia della musica, una storia che include una pienezza di invenzioni strumentali, sviluppi, trasformazioni, a volte rivoluzionari, a volte dimenticati”.

Per meglio trattare l’argomento, lo presentiamo direttamente con le parole dei due fisarmonicisti ideatori del progetto, tramite la traduzione di alcune parti tratte dal seguente articolo:

Jean-Étienne Sotty et Fanny Vicens, «L’accordéon microtonal XAMP: gestation, fabrication et évolution d’un nouvel instrument», La Revue du Conservatoire [En ligne], Actualité de la recherche au Conservatoire, Le cinquième numéro, La revue du Conservatoire, pubblicato il 5/7/2017, leggibile qui nella sua versione originale.

 

Fermenti estetici

È piuttosto sorprendente quanto sia profondamente radicata la fisarmonica nella musica contemporanea. Risponde a parametri musicali cari a questa musica: una gamma dinamica molto ampia, una grande estensione, un’ampia tavolozza sonora, caratteristiche associate a un ricco potenziale armonico e una predisposizione a contrappunti complessi. Per tutti questi motivi si adatta perfettamente alla musica che prospetta suono e timbro: musica spettrale (Gérard Grisey era un brillante fisarmonicista), musica strumentale concreta, musica mista… ovunque si tratti di lavoro sonoro, timbro, ricchezza di rumori, illusioni e ambiguità, la fisarmonica si mette in mostra. Tuttavia, se la fisarmonica è uno strumento così flessibile, è difficile da modificare [fonicamente]: la sua lavorazione è delicata e la sua meccanica complessa, le ance, sorgenti sonore molto raffinate, sono di difficile accesso. La sua preparazione è, ad esempio, un compito difficile. È da questa estetica che spesso abbiamo invidiato i percussionisti e il loro illimitato instrumentarium, i pianisti e i loro strumenti di preparazione, gli strumentisti dotati di tecnologia, in primis il Tana Quartet…

Questo desiderio di trasformazione è stato espresso più volte. Un esempio molto stimolante per il nostro progetto è dato dal pezzo Plein-jeu (2010) di Philippe Hurel. Il titolo di quest’opera si riferisce al desiderio del compositore di ampilare lo strumento fisarmonica e avvicinarlo al suo lontano cugino, l’organo. L’elettronica in tempo differito serve ad accrescere le capacità sonore e timbriche della fisarmonica, migliorando al contempo le capacità dinamiche naturali. La microtonalità dell’elettronica dà l’illusione di torcere il suono della fisarmonica, la quale diventa “meta-fisarmonica”.

Ogni elemento dell’elettronica, sebbene realizzato in tempo differito, è la conseguenza di un gesto strumentale, il suo prolungamento. […] Potremmo dire che, in Plein-jeu, l’elettronica ha il ruolo di registrazione, e l’obiettivo è quello di sentire una sorta di “meta-fisarmonica”, delle volte simile all’organo.

L’elettronica apporta microtonalità, diventando così un dispositivo che esalta le potenzialità sonore della fisarmonica (si ricordi che la fisarmonica classica ha già una capacità di microtonalità, dichiaratamente vincolata, realizzabile grazie al bend). Altri lavori modificano il suono della fisarmonica, come Recession di Christopher Trapani (2009) per la fisarmonica e l’elettronica in tempo reale, dove la microtonalità è ottenuta tramite software.

Il brano si apre con diversi strati di file sonori circolari, costruiti in Open Music e SuperVP, per creare una sorta di fisarmonica microtonale espansa. […] Dopo due minuti, tre sintetizzatori additivi (sintetizzati in tempo reale) si uniscono, introducendo una tavolozza espansa di timbri che vanno da strutture omogenee a ricche e pulsanti. Gli armonizzatori allungano il suono di una singola intonazione, mentre le armonie derivano dalla modulazione circolare e gli intervalli naturali fanno avanzare l’azione, culminando con una cascata di triadi in intonazione naturale da un singolo si bemolle acuto.

Infine, troviamo nel repertorio per strumento solo Bossa nova (2008) di Franck Bedrossian, che porta l’esecutore ad eseguire una “oscillazione microtonale, lenta e irregolare, ottenuta esercitando una pressione più o meno forte sulla tastiera durante l’esecuzione” e a “produrre un suono «tremolante», il cui risultato è un suono ibrido, metà acustico-metà elettronico”.

Dalla trasformazione del suono alla trasformazione dello strumento, resta solo un passo da compiere, che era stato oggetto di una doppia premonizione. Nella sua opera L’Accordéon, instrument du XXesiècle, Pierre Gervasoni cita due compositori:

“Un’idea fantastica sarebbe quella di utilizzare il sistema di innesco per passare da una tradizionale tastiera cromatica dei bassi a una tastiera accordata su un quarto di tono più alto o più basso! […] Se avessi una fisarmonica completa che mi permettesse i quarti di tono, scriverei subito un concerto, di sicuro lo farei. Ma non sono affatto deluso di non averla ottenuto per l’opera, e la soluzione sostitutiva costituita dalle due fisarmoniche (in relazione di quarti di tono tra loro) mi soddisfa pienamente e offre ulteriori possibilità nell’uso dei registri” (Claude Ballif, “Parigi”, intervista realizzata il 24/11/1983).

Gérard Grisey usa spesso i quarti di tono ma ha scritto poco per la fisarmonica. Claude Ballif ha avuto l’esperienza di prendere due fisarmoniche accordate a differenza di quarti di tono per la sua opera Dracoula (1983). Per questo il nostro desiderio di lavorare con il suono dello strumento si è cristallizzato attorno alla microtonalità dei quarti di tono: senza rispondere a una richiesta espressamente microtonale, si trattava di rispondere a un progetto estetico plurale, dove la microtonalità sarebbe servita sia all’armonia che al timbro. A un desiderio estetico, assieme a precise premonizioni organologiche, non mancava che attraversare il pericoloso ed emozionante corso della creazione.

 

Il nostro concetto di fisarmonica microtonale: quale fisarmonica?

La fisarmonica è composta da due tastiere mosse da un mantice, la cui azione fa vibrare linguette metalliche, o ance libere, fissate a grandi armoniche di legno, le soniere. Una fisarmonica classica può contenere fino a novecento ance. Questo numero elevato può essere spiegato da tre ragioni principali: sono necessarie due ance per nota (della stessa altezza, una quando si tira, una quando si spinge); le tastiere destra e sinistra sono identiche e hanno la stessa estensione di ottantadue note; ogni tastiera ha un certo numero di voci (quattro sulla tastiera destra, dalle due alle tre sulla tastiera sinistra), che con le loro combinazioni creano i registri, permettendo questo grande ambito d’estensione e arricchendo la tavolozza sonora.

È quindi facile rendersi conto che la fisarmonica classica ha diverse ance per una certa altezza. Ad esempio, ci sono fino a quattordici ance accordate sulla La del diapason in una fisarmonica: quattro sulla tastiera destra (una per voce), tre sulla tastiera sinistra (per una fisarmonica con tre voci della mano sinistra), tutto questo moltiplicato per due (sette in apertura, sette in chiusura). Concepiamo quindi la fisarmonica come una “orchestra di ance libere”: se portassimo all’estremo la nostra logica potremmo immaginare di concedere queste ance “duplicate” in molteplici modi e un semplice calcolo permette di costruire una “super fisarmonica microtonale” in sedicesimi di tono mantenendo tutta l’estensione, mentre il pianoforte in sedicesimi di tono copre solo un’ottava… L’ergonomia risulterebbe comunque notevolmente modificata! Questo calcolo chimerico fa rendere conto del potenziale microtonale della fisarmonica.

Sebbene queste numerose ance permettano di immaginare tutti i tipi di esperienze microtonali, volevamo che il nostro concetto fosse il più coerente possibile, sia in termini di costruzione, che di costo di produzione ed ergonomia. Per noi era importante raggiungere un gran numero di compositori indipendentemente dalla loro lingua e non limitare questo nuovo strumento a un solo tipo di musica: volevamo anche preservare la possibilità di suonare repertori preesistenti.

Riassumendo, volendo avere le altezze in quarti di tono su tutta la gamma, ci è sembrato essenziale mantenere:

– l’estensione totale, i registri estremi della fisarmonica sono particolarmente apprezzati dai compositori;

– ergonomia: una fisarmonica avente lo stesso peso, le stesse dimensioni e che suoni come una fisarmonica classica, unitonica e che mantenga la stessa organizzazione e geometria della tastiera;

– le possibilità polifoniche di ogni tastiera, o in altre parole, l’estensione della mano sulla tastiera, che superi le due ottave;

– i colori di base offerti dai registri della mano destra: i toni rotondi e caldi del “cassotto” (cosiddette voci inserite in una scatola) e i toni brillanti delle voci chiamate “fuori cassotto”;

– possibilità di combinare alcuni registri utilizzati per variare la potenza;

– la qualità del suono dello strumento.

Veniamo ora alla descrizione della fisarmonica microtonale XAMP. Sulla base di quanto precedentemente stabilito, inclusa la doppia natura stereofonica della fisarmonica, abbiamo potuto ottenere il totale intra-cromatico accordando le due tastiere a un quarto di tono l’una dall’altra. Abbiamo mantenuto l’organizzazione specifica per ciascuna tastiera, che soddisfaceva esattamente i nostri requisiti. Poiché la tastiera destra ha più voci della sinistra, abbiamo scelto di risintonizzare due delle sue quattro voci un quarto di tono più alto. La scelta delle voci interessate dalla risintonizzazione avviene come segue: le voci denominate “8 piedi” o flauto in cassotto e “4 piedi” o ottavino fuori cassotto sono state mantenute ad una altezza di 442 Hz, mentre le voci cosiddette “16 piedi” o fagotto in cassotto e “8 piedi fuori cassotto” o flauto fuori cassotto sono stati accordate più alte di un quarto di tono. Si è così mantenuta la possibilità di scegliere tra il suono “cassotto” o “non cassotto” in ciascuno dei due diapason. Come su qualsiasi fisarmonica classica, queste quattro voci di base possono essere combinate in quindici registri: ogni nota ha quindi tre registri che chiamiamo “puri” (ognuna delle due voci isolate più la loro combinazione), e i nove registri rimanenti mescolano le voci accordate sul 442 a quelle sintonizzate sul quarto di tono. Chiamiamo questi nove registri “miscela”.

La tastiera sinistra rimane invariata; abbiamo scelto di realizzare queste fisarmoniche microtonali con strumenti a due voci nella mano sinistra (detti “8 + 4”), in modo da avere uno strumento simmetrico dal punto di vista dei registri e con un timbro perfettamente bilanciato tra la tastiera destra e la tastiera sinistra.

 

Un lavoro collaborativo

Come avrete sicuramente capito leggendo i paragrafi precedenti, la creazione della fisarmonica microtonale XAMP è un processo collaborativo. Ricordiamoci anzitutto che la fisarmonica microtonale XAMP non è una creazione ex nihilo: in base a precise premonizioni, questa creazione aveva già avuto dei predecessori. In Finlandia, Veli Kujala ha sperimentato un sistema di fisarmonica microtonale molto diverso, cambiando l’organizzazione digitale delle tastiere e riducendo la gamma; in Svizzera esiste un altro sistema avviato dal serbo Srdjan Vukasinovic, che modifica l’architettura della fisarmonica (aggiungendo, tra l’altro, una fila di pulsanti alla tastiera destra); in Austria, Krassimir Sterev ha sviluppato un esperimento simile al nostro, da cui siamo stati in parte ispirati. Il confronto con questi ultimi ci ha permesso di affinare il nostro concetto, di rispondere in anticipo alle domande che ci stavamo ponendo: attraversare le visioni intime che ogni esecutore ha del proprio strumento ci ha permesso di nutrire la riflessione. Questa riflessione risulta ancora rilevante quando si tratta di scambio di spartiti e annotazioni.

La collaborazione può essere un’opportunità per uno scambio di punti di vista, che affina il pensiero e solidifica il processo decisionale. È anche un’opportunità per uno scambio di competenze e al riguardo va sottolineato il lavoro specificamente collaborativo con Philippe Imbert per la fattura stessa. Una volta stabilito il nostro concetto, avremmo potuto “effettuare un ordine”, assumendo la posizione di “clienti” che acquistano un servizio corrispondente a una specifica. Tuttavia, il vivo interesse che Philippe Imbert ha avuto per il nostro progetto ha immediatamente trasformato il nostro rapporto di lavoro in un rapporto di progetto. […]

Questo lavoro creativo ha bisogno anche di un luogo, un’istituzione. Il nostro collaboratore istituzionale è stato il nostro luogo di studio, il CNSMDP. Al di là del significativo e provvidenziale aiuto finanziario per un progetto creativo di questo tipo che ci ha permesso di ottenere, il Conservatorio è stato luogo di incontri e scambi con docenti e studenti. Più in particolare, lo scenario del Contemporary Performing Artist Diploma (DAI) ha consentito la realizzazione delle prime opere per il nuovo strumento. I corsi di composizione hanno aperto le loro porte per le presentazioni dello strumento agli studenti compositori: queste presentazioni sono andate oltre il loro quadro iniziale e sono diventate a volte dibattiti sullo strumento e sul suo utilizzo, dibattiti impegnati, costruttivi e nutrenti la nostra riflessione […].

 

Conclusioni

Frequenti ascoltatori di musica durante concerti creativi, musica contemporanea, o tramite registrazioni, anche interpreti impegnati nella creazione, abbiamo individuato un bisogno, un desiderio di sviluppare il nostro strumento. Analizzando questo strumento, pur rispettandolo, siamo arrivati ad un concetto semplice, sobrio, basato su ciò che la fisarmonica già aveva da darci, ponendo così il nostro lavoro al confine tra creazione e ricreazione. Infine, ci siamo circondati di persone che potessero guidarci o darci fiducia, colleghi, insegnanti, compositori, istituzioni…

Questo approccio ci ha permesso di comprendere meglio la fisarmonica, la sua logica e i suoi principi, ma anche la sua storia. […]

Oggi è possibile affermare che la fisarmonica microtonale XAMP non ha fatto la storia, ma, anzi, l’ha portata avanti e completata. E questo ci porta anche alla domanda successiva: la fisarmonica di per sé sarebbe uno strumento microtonale? Il futuro risponderà a questa domanda, ma ci sembra già ovvio che la fisarmonica riaffermi il proprio status di strumento multiplo, degno e propizio alle più diverse e ambiziose sperimentazioni e ricerche.

Fanny VicensJean-Étienne Sottymicrotonalismo