Partiamo dalla storia della Victoria, fondata nel 1919 a Castelfidardo.
Sì, giusto! Inizialmente è stata fondata come ditta Dari e Picchietti, dal nome dei due proprietari di allora (Dario Dari e Adriano Picchietti, ndr). Poi nel 1936 è cambiata, prendendo il nome Victoria che è stato mantenuto nel corso degli anni. Questo cambiamento avvenne perché ci si accorse che in Inghilterra il nome Dari e Picchietti era difficile da memorizzare e, quindi, da ricordare: due cognomi tipicamente italiani molto lontani dalla lingua e dalla pronuncia inglese. Il nome Victoria nasce da questa esigenza, ossia dalla necessità di avere un marchio riconoscibile anche all’estero; l’ispirazione venne dalla Victoria Station di Londra, che diede il la alla nuova azienda. Oggi, per assurdo e a distanza di tanti anni, siamo noi che dobbiamo spiegare che il marchio Victoria è un marchio italiano e non inglese, tedesco o americano.
Tutto nasce quindi nel 1919, mentre nel 1936 viene data la denominazione che oggi conosciamo. Come si è evoluta la Victoria a partire dal secondo dopoguerra? Quali sono stati i cambiamenti più rilevanti vissuti dall’azienda dalla seconda metà degli anni Quaranta?
Sicuramente uno degli elementi di maggiore importanza per l’azienda sono stati i canali di vendita all’estero, soprattutto nei paesi scandinavi e negli Stati Uniti d’America, dove siamo stati sempre presenti. Victoria era già allora un marchio di alta qualità molto conosciuto nel Nord America e questo ha contribuito fortemente ad attraversare senza eccessivi problemi i periodi di crisi che, nel corso degli anni, hanno interessato anche il nostro settore. Chiaramente la propensione all’internazionalità è da sempre una peculiarità dell’azienda: questo per dire che, insieme ai mercati che facevano registrare i dati di vendita maggiori, la Victoria era presente un po’ ovunque con le proprie fisarmoniche.
Voi oggi siete un’azienda che, tra le altre cose, ha la possibilità di annoverare tra i suoi musicisti più importanti alcuni dei nomi più conosciuti a livello internazionale. Questo specialmente nel campo della fisarmonica jazz. Quanto aiuta, al di là del contributo di immagine che da questo certamente deriva, il fatto che ci sia questa collaborazione tra artisti di livello assoluto e un’azienda storica come la Victoria nello sviluppo dello strumento?
Per quanto riguarda lo sviluppo dello strumento il contributo è indubbiamente molto. Spiego subito che, al contrario di quello che si pensa, noi non abbiamo dei contratti con i nostri musicisti, non siamo noi a dare loro lo strumento. Quello che accade è l’esatto contrario, perché sono gli artisti che cercano noi. Parliamo di fisarmonicisti come Richard Galliano, Frank Marocco, Coba che sono a livelli altissimi e necessitano di strumenti di grande qualità; sono musicisti che viaggiano in tutto il mondo, che suonano continuamente e che, quindi, chiedono moltissimo alla loro fisarmonica. Questo per noi significa lavorare sempre al massimo per rispondere al meglio alle loro esigenze e fornire loro uno strumento sempre all’altezza della loro tecnica. A questo si aggiunge il fatto che discutiamo direttamente con loro le modifiche da apportare e gli interventi da fare per avere un suono sempre migliore e di qualità. Lavorare in questo modo ci ha permesso di sviluppare continuamente nuovi sistemi, sperimentando nuove migliorie per quanto riguarda le voci, l’accordatura o le tastiere. Questo approccio è stato chiaramente sempre di grande aiuto per noi.
Insieme ai tanti musicisti che voi presentate, c’è anche una grande varietà di modelli di fisarmonica a marchio Victoria. Possiamo considerarla una scelta strategica per cercare di soddisfare al massimo i clienti ed essere presenti in maniera massiccia anche su mercati come quello asiatico o dell’europa orientale?
Sì effettivamente la nostra esposizione è composta da una buona varietà di modelli. Diciamo che è il frutto di una metodologia di lavoro che ha reso la Victoria un’azienda molto flessibile nella produzione. In questo modo riusciamo, partendo da una base comune, a presentare molte proposte diverse. È ovvio che questo ci da la possibilità di rispondere con maggiore facilità anche a richieste molto particolari e molto differenti l’una dall’altra. Bisogna dire che i mercati sono tanti; noi, ad esempio, suoniamo i nostri strumenti in oltre 40 paesi e ognuno ha le sue caratteristiche come strumentazione, quindi, già da qui nasce una variazione nei modelli abbastanza vasta: questo ci porta ad essere molto flessibili nella risposta al cliente. Avendo rapporti costanti con musicisti di alto livello siamo in condizione di muoverci seguendo le richieste di ogni singolo suonatore.
Voi avete quindi la possibilità di personalizzare, in base ad esigenze particolari, gli strumenti che i vari fisarmonicisti vengono a scegliere da voi?
Sì certo! Diciamo che essendo io stessa una fisarmonicista riesco a comunicare facilmente con loro. Se un fisarmonicista non ha un interlocutore preparato a comprendere subito quali sono le sue esigenze e, quindi, quali le modifiche da apportare ovviamente questo passaggio comunicativo diventa molto più difficile. Per la nostra azienda questo sistema è indispensabile dovendo seguire sempre le esigenze dei professionisti.
La Victoria, mi dicevi prima, è presente in circa 40 paesi. C’è un aspetto che ci interessa molto ed è quello relativo al mercato e alla produzione Made in Cina. L’ingresso nel mercato di prodotti di bassa qualità, perché di questo parliamo, come ha modificato l’approccio di aziende titolate come la vostra?
Sono convinta che non sia possibile per la nostra azienda, ma più in generale per le aziende che fanno prodotti di qualità, affrontare questo tipo di concorrenza. Ho visto con i miei occhi come vengono prodotte le fisarmoniche cinesi e, come dicevi tu, parliamo di bassa qualità a bassissimo costo. Chi le acquista, e anche questo è un ritorno che abbiamo avuto, dopo un po’ si rende conto che non c’è paragone con uno strumento di qualità. La produzione di una fisarmonica richiede una notevole precisione e quando ti accorgi che questa manca credo passi la voglia di suonare. Noi che produciamo anche fisarmoniche per bambini seguiamo gli stessi criteri che abbiamo per tutto il resto della produzione.
Per quanto riguarda invece il discorso della produzione, Castelfidardo è una città che, direi da sempre, è strettamente legata alla fisarmonica, tanto che nell’immaginario collettivo è facile sovrapporre la città allo strumento e viceversa. C’è però un aspetto che ritengo particolare e che riguarda la collaborazione tra le aziende di questo settore. Quanta unione c’è e quali possibilità ci sono di lavorare insieme, presentando all’estero un’immagine unica della fisarmonica Made in Castelfidardo?
Purtroppo il Consorzio che abbiamo non funziona molto bene, questa almeno è la mia opinione. Ci sono molte aziende che ne fanno parte ma ognuna preferisce muoversi in autonomia e non c’è la mentalità di lavorare per promuovere la fisarmonica come strumento facendo forza su una produzione qualitativamente ottima, come quella che abbiamo qui a Castelfidardo. È chiaro che lavorare insieme per aumentare la visibilità e migliorare l’immagine di questo strumento avrebbe ricadute positive non solo per la città, ma anche e soprattutto per le aziende. Noi, ad esempio, abbiamo recentemente organizzato un evento dove hanno partecipato persone provenienti da dieci differenti paesi, con moltissimi stranieri. È stata un’iniziativa aperta a tutti, non c’eravamo solo noi della Victoria, c’erano anche altre aziende. È stato un evento che ha permesso di promuovere la fisarmonica e questo messaggio devo dire che è passato. Vorrei che la città nel suo insieme si desse un po’ più da fare per promuovere questo strumento in Italia e nel mondo. Noi continuiamo a lavorare in questo senso, poi vedremo cosa succederà.
Questo discorso ricade anche sulla formazione della forza lavoro, visto che la fisarmonica rimane ancora oggi un lavoro prevalentemente artigianale?
Ma, innanzitutto è necessario dare dei numeri. A Castelfidardo si producono annualmente circa 12.000 fisarmoniche professionali, che non sono moltissime se pensiamo che in Cina, nello stesso arco di tempo, ne vengono prodotte 200.000. Allo stesso tempo, come ricordavamo prima, la qualità non è paragonabile tanto che non è un’eresia dire che qualsiasi fisarmonicista professionista, almeno una volta nella vita viene a Castelfidardo a scegliersi la sua fisarmonica. Questo perché la qualità della produzione e, quindi, degli artigiani che ci lavorano continua ad essere notevolmente superiore.
Ma questa bassa produzione, anche se di altissima qualità, è secondo te legata anche alla difficoltà di trovare nuova manodopera, di avere un ricambio generazionale a livello di artigiani? Possiamo considerarlo un problema reale o è solo un finto problema che non incide sullo sviluppo e sul futuro delle aziende?
Sicuramente è un problema. Noi all’interno dell’azienda abbiamo una età media di 40 anni, quindi siamo messi molto bene. Questo perché anni fa abbiamo affiancato i giovani ai lavoratori più anziani, in un contesto dove a Castelfidardo l’età media dei lavoratori in questo settore è più o meno intorno ai 60 anni. Sarebbe auspicabile avere in questa città una scuola che insegni il mestiere. Questo lo dico perché noi, ad esempio, prendiamo regolarmente apprendisti anche da altri paesi: abbiamo avuto finlandesi, greci, giapponesi, spagnoli, ragazzi olandesi che sono venuti da noi a fare stage per quattro o cinque mesi per imparare i segreti del mestiere. È chiaro che sarebbe carino avere proprio una scuola, con la partecipazione di tutte le aziende, che insegni il mestiere perché comunque non è così facile trovare artigiani bravi e affidabili nel nostro settore.
Oggi a Castelfidardo ci sono progetti o idee che prevedono la creazione di una scuola di avviamento professionale?
Di questo devo dire che ho parlato spesso con il sindaco Soprani, anche alla luce del gemellaggio che abbiamo con Kligenthal dove c’è una scuola di questo genere. Abbiamo cercato di fare la stessa cosa qui, ma al momento l’unica cosa che posso dire, in virtù delle esperienze avute, è che è proprio il sistema italiano a non essere ancora sufficientemente pronto ad investire nella formazione. Speriamo comunque di riuscirci in futuro perché credo che potremmo avere tutti gli anni molti studenti pronti a venire a Castelfidardo per imparare il mestiere.
Durante l’anno ci sono moltissime manifestazioni, come ad esempio Kligenthal di cui parlavamo prima o la Coupe Mondiale CIA che si terrà ad ottobre in Cina a Shanghai. In Italia sono oltre 30 le cattedre di fisarmonica presenti nei Conservatori. Nonostante lo sviluppo notevole che negli ultimi anni ha vissuto questo settore, riscontriamo ancora delle difficoltà nel promuovere e nel comunicare in maniera adeguata lo strumento e il movimento fisarmonicistico. Quale può essere secondo te in futuro un modo per migliorare e accrescere la conoscenza di questa parte di mondo musicale?
Ci sono, ad esempio, la maggior parte dei siti internet che parlano di fisarmonica che considero poco informativi. Credo sia necessario lavorare su questi aspetti, perché manca un po’ la prospettiva su ciò che serve veramente a livello di comunicazione anche in un’ottica di lavoro. Noi ad esempio con la nostra azienda abbiamo messo in piedi una casa discografica e una agenzia per concerti e cerchiamo di promuovere fisarmonicisti conosciuti e meno conosciuti attraverso l’organizzazione di eventi un po’ in tutto il mondo. C’è sicuramente molto da lavorare in questo ambito per fare in modo che le informazioni circolino sempre di più e meglio.
Un augurio per il futuro. Un auspicio, sia per quanto riguarda la Victoria, sia per quanto riguarda la fisarmonica; un qualcosa che vorresti vedere realizzato o che come azienda state realizzando.
Personalmente vorrei allontanarmi un po’ dai concorsi e partecipare un po’ di più ai festival per far conoscere la fisarmonica e le sue potenzialità, perché ci sono molte persone che ancora ne sanno poco a riguardo. In parte questo lavoro l’abbiamo avviato con Galliano, Marocco e Coba in occasione dei concerti che abbiamo organizzato nelle capitali un po’ di tutto il mondo. Sono stati eventi che hanno aiutato la conoscenza della fisarmonica. Sono sicura che persone come Galliano, che considero l’ambasciatore per eccellenza di questo strumento, sarebbero molto disposti ad impegnarsi in prima persona per lavorare ancora di più a favore di questo nostro meraviglioso strumento.