Così si presentano Carla Frezzato e Cinzia Laura Di Mattia sulle pagine del sito della Frezzato & Di Mattia Harpsichords, due imprenditrici della provincia di Padova e più precisamente di Galzignano, due professioniste votate all’arte che contribuiscono, con dedizione e passione, alla promozione dell’artigianato locale e al rilancio del Made in Italy nel mondo.
Iniziamo subito con una domanda scontata che vi avranno fatto in molti… Qual è la motivazione che spinge due donne a cimentarsi in un lavoro come il vostro, tradizionalmente appannaggio degli uomini?
Questo strumento musicale, senza passione, è difficile da costruire. Bisogna avere una buona propensione ad accettare le sfide. Sono strumenti storici, ricchi di significato, hanno una precisa identità. Raccontano il genio dei compositori e degli stessi costruttori, raccontano la società, l’economia, la storia. È un privilegio appartenere a questa nicchia.
La vostra esperienza ha incentivato qualche altra artigiana/artista/imprenditrice ad intraprendere un percorso simile?
Se è accaduto non ne siamo a conoscenza. Abbiamo disquisito con molte giovani donne impegnate in corsi universitari per il restauro dei beni culturali, o prossime a tesi con specificità di strumenti antichi a tasto. Se in qualche modo siamo state incentivo per qualcuno non può che farci piacere. Vale sempre la pena intraprendere le proprie aspirazioni.
L’osservazione di un pianoforte moderno può dare indicazioni sull’evoluzione del cembalo. Da salterelli in legno che pizzicano la corda si è giunti a martelli che la percuotono, a dinamiche nella meccanica completamente differenti. Sono state affinate tutte quelle caratteristiche che consentono di offrire all’esecutore un maggiore controllo del suono e dei suoi abbellimenti. La lavorazione del clavicembalo in linee generali si ripete. Le tecniche costruttive mutano di scuola in scuola e per modelli di strumenti differenti. Ci sono artigiani che costruiscono come una volta e altri che utilizzano macchinari più innovativi per ridurre i tempi di produzione. Molte attrezzature sono invenzioni dello stesso “cembalaro”. Le odierne macchine a controllo numerico per la lavorazione del legno nascono per le grosse industrie. È un mestiere di bottega e per sua natura artigianale.
Dalla scelta dei legni alle finiture. Quanto tempo necessita per la costruzione di un clavicembalo? Fatta eccezione, suppongo, delle corde, riuscite a fare fronte internamente alla realizzazione di tutte le componenti dello strumento?
Per un cembalo a due tastiere indicativamente otto/dieci mesi salvo progetti decorativi che necessitano più tempo. Fatta eccezione per gli elementi metallici, costruiamo interamente ogni componente: “dal tronco al clavicembalo”.
Nasce dall’osservazione del nostro tempo, dalla volontà di esprimere opinioni, sentimenti, emozioni oltre la frenesia quotidiana. È il ruolo che ha l’arte, quello di denunciare, di mostrare un’altra faccia della nostra realtà. Leggiamo libri, osserviamo opere pittoriche, andiamo a teatro, etc. La realizzazione degli strumenti è il risultato di queste influenze e così si traduce in dettagli di ebanisteria, nella scelta della decorazione. Per dipinti importanti ci affidiamo ad amici di talento. Il dipinto di Artemisia Gentileschi è stato realizzato da Opificio Empirico i SanTi, riprodotto con le medesime tecniche del tempo, mentre il Laboratorio di Scenografia di Pesaro di Lidia Trecento ha realizzato il cembalo che ripropone sul coperchio un dettaglio della Basilica di Santa Maria Novella di Firenze e, infine, l’artista Alfredo Dal Santo, ha realizzato il dipinto ispirato a Kandinsky.
Quali sono i materiali che più si prestano ad una migliore resa sonora?
Il clavicembalo è costruito da diverse essenze lignee. Tutti i materiali concorrono in armonia al raggiungimento di un buon suono. L’abete rosso di risonanza è il legno di elezione impiegato per la realizzazione della tavola armonica, l’anima dello strumento. Alcuni clavicembali di scuola italiana hanno la tavola armonica in cipresso. Queste essenze caratterizzano il suono in differenti timbri.
Nei pianoforti, con l’introduzione delle piastre di ghisa si è parzialmente risolto il problema della tenuta dell’accordatura che, chiaramente, va rivista periodicamente. Dove sono avvitate le chiavi sul clavicembalo? Il musicista riesce ad essere autosufficiente o serve comunque l’apporto di un professionista con una strumentazione adeguata?
Sono altri i fattori che rendono stabile l’accordatura in uno strumento. La ghisa nei pianoforti è stata aggiunta quando il carico di tensione della cordiera è aumentato per la necessità di più volume sonoro. I cembali sono strumenti delicati. La materia che li costituisce è viva. Assorbono e rilasciano l’umidità presente nell’aria. Devono essere quotidianamente accordati. Come nei pianoforti vi è un somiere dove sono collocate le caviglie intorno alle quali è avvolta la corda. Queste caviglie o piroli servono per accordare. La pratica dell’accordatura è una disciplina articolata che va approfondita con lo studio. Un clavicembalista può essere autosufficiente se studia per imparare ad accordare, se affina l’orecchio e acquisisce manualità. Poi può sempre affidarsi ad un professionista.
Abbiamo delle regole da rispettare che ci consentono di mantenere la qualità; un esempio? Non costruire strumenti troppo piccoli perché non hanno un bel suono. Ascoltiamo i clienti e le loro richieste tenendo in stretta considerazione gli standard di qualità.
Il clavicembalo è uno strumento prevalentemente utilizzato nella musica rinascimentale e barocca. Avete percezione di musicisti/compositori che ne fanno uso anche per repertori più contemporanei?
Qualcuno si cimenta in sperimentazioni, ma continua ad essere strumento d’elezione per la musica antica.
Quali sono i mercati, in alternativa a quello italiano, più interessanti per la commercializzazione dei vostri strumenti?
La definizione di mercato in Italia è piuttosto discutibile poiché vi è una scarsa valorizzazione di questo patrimonio artistico. Fuori dall’Italia apprezzano l’artigianato italiano e sono esperti nel valutare i materiali che costituiscono gli strumenti. Un mercato fiorente è sicuramente Cina e Giappone. L’arte è il fiore all’occhiello di ogni nobile civiltà, ma si scontra con la burocrazia imposta dagli Stati. Guadagnarsi una fetta di mercato estero con le regole sull’esportazione è un compito arduo.