Il 1985, come abbiamo visto, è l’anno dell’ascesa al potere di Michail Gorbačëv. L’anno, insomma, per l’Unione Sovietica ma anche per il mondo intero – grazie alle sue formidabili ripercussioni politiche, culturali ed economiche – della glasnost e della perestrojka. “[…] Fu un fenomeno straordinario, perché mai nessuno prima aveva dichiarato ufficialmente che c’era bisogno di cambiare almeno qualcosa”, afferma Sofija Gubajdulina nell’intervista rilasciata a Enzo Restagno nel 1991. “Nella storia di questo Stato appariva una linea di confine tra il passato e una nuova epoca. […] molti si sono sentiti incoraggiati a realizzare le proprie possibilità creative. Solo allora fu possibile uscire dai confini geografici, statali e mentali; i contatti personali sono diventati più facili e abbiamo avuto la possibilità di sentirci parte del contesto mondiale”.
Et Exspecto è una sonata in cinque movimenti, composta, come De Profundis, per Fridrich Lips. Il titolo del pezzo è mutuato dai versi del Credo niceno:
Et exspécto resurrectiónem mortuórum,
et vitam ventúri sæculi.
Amen.
E aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
Gubajdulina ha utilizzato i numeri della serie di Fibonacci come principio costruttivo primario per questo pezzo, ispirandosi all’applicazione della Sezione Aurea da parte di Béla Bartók (vedi la terza parte di questo articolo). Anche questa scelta è correlata alle “capacità respiratorie” della fisarmonica: “La serie di Fibonacci si applica […] al sistema ‘del mondo’, in una parola a quella natura che viene violata dall’artificio del sistema temperato” – sostiene Gubajdulina nell’intervista a cura di Enzo Restagno. “L’uso della serie di Fibonacci nel sistema ritmico mi sembra invece giusto e naturale perché il ritmo è legato alla naturalità del nostro respiro […]”.
Il primo movimento inizia con dei cluster in pianissimo con una dinamica che imita la respirazione, annunciando il “principio di tutto”, l’esplosione della vita, la nascita. Il ritmo e le dinamiche di respirazione mutano costantemente durante la composizione, lasciando percepire che la fisarmonica sia animata da un soffio vitale. Alla fine ci sono una serie di ricochet seguiti, prevalentemente, da un effetto vibrato dopo il quale viene, attraverso i cambiamenti di registro, un glissando che introduce il secondo movimento.
Il terzo movimento porta una nuova atmosfera, conseguenza di un tempo più veloce (presto), dell’uso di sedicesimi e di bruschi cambi di mantice. È un movimento molto drammatico, che immette l’ascoltatore in un’atmosfera di crescente incerta sospensione fino al punto culminante in cui tutti gli effetti sono suonati in prestissimo e forte fortissimo. Il cluster nella mano sinistra risuona come l’urlo di una persona morente.
Il quarto movimento rappresenta la fine della vita: “gli accordi” – ha detto la fisarmonicista giapponese Mie Miki – “collegano cielo e terra nel miglior modo possibile”. In certi momenti, sono accordi tonali, mentre in altri sono cluster dissonanti. La forma ricorda i corali di Bach. Gli accordi continuano a svilupparsi fino alla parte culminante, costituita dall’alternanza di cluster della mano destra e della mano sinistra. Poi, gli ultimi “respiri” e la morte imminente.
Il quinto movimento simbolizza la Resurrezione. La mano sinistra e la mano destra suonano materiali completamente differenti: la destra porta avanti un passaggio che dura fino alla fine della composizione, la sinistra è ricca di cluster e fremiti.
Sia la linea melodica, sia i cluster si muovono verso un registro più basso, sempre più profondo, fino a scomparire. L’ultimo cluster e il sospiro della valvola di rilascio evocano la Resurrezione a lungo attesa. L’anima, finalmente, si placa, raggiungendo uno stato di pace (Nikola Peković).