Umberto Turchi, classe 1997, è un concertista emergente; ha compiuto gli studi accademici in fisarmonica e si dedica sia ai repertori della musica antica, sia, con particolare attenzione, alla produzione contemporanea per la fisarmonica. Turchi non è nuovo alla scrittura e non è raro leggere dei suoi contributi su questo giornale. Con lui, il rigore del concertista è trasposto in quello del musicologo: gli elementi di analisi e quelli di storia (della musica, s’intende) non sono mai scevri di precisione e partono sempre da uno studio scrupoloso, altrettanto minuziosamente documentato.
Prima di entrare nel merito dell’analisi della Sequenza XIII (Chanson) per fisarmonica di Luciano Berio, il libro di Turchi focalizza l’attenzione su Berio stesso, sulla sua rilevanza come compositore nel Novecento, probabilmente il più importante e il più noto tra gli italiani che si affacciarono sulla scena internazionale. Berio, ricorda Turchi, è stato anche uno straordinario divulgatore; con C’è musica e musica, programma prodotto e trasmesso dalla Rai nel 1972, esplorò tante questioni relative al comporre, eseguire e pensare la musica con esempi che spaziavano dal Barocco al rock e testimonianze di numerosissime personalità del mondo musicale italiano e internazionale, tra le più acute del tempo. Non si trattò di un’indagine scientifica per addetti ai lavori, ma, come disse allora lo stesso Berio, “il tentativo di avvicinare il pubblico a chi la musica la fa”.
Il legame di Berio con la Rai si era tradotto anche nella fondazione dello Studio di Fonologia di Milano, che, secondo le sue stesse parole, era “il risultato di un incontro fra la musica e le possibilità dei nuovi mezzi di analisi e di trattamento del suono” e si poneva “come sintesi fra le differenti e spesso contrastanti esperienze già consumate negli studi di Colonia, Parigi e New York, fra le esigenze pratiche della produzione radiotelevisiva e cinematografica e le necessità espressive del musicista che voglia allargare il campo dell’esperienza musicale anche attraverso le possibilità dei nuovi mezzi sonori”. Attorno a quello straordinario laboratorio Berio coinvolse i nomi dei massimi esponenti della musica dell’epoca: Bruno Maderna, Luigi Nono, John Cage, Henri Pousseur, Niccolò Castiglioni, Aldo Clementi, Franco Donatoni, Giacomo Manzoni, Camillo Togni, Armando Gentilucci tra gli altri.
Sequenza XIII, al centro del libro di Turchi, è uno dei “capitoli” delle Sequenze di Luciano Berio per strumento solo: quattordici brani composti nell’arco temporale di quarantaquattro anni, che, ricorda l’autore del saggio, rivestono un’importanza notevole nel panorama della musica contemporanea occidentale, vista anche la mole di analisi di cui sono stati oggetto. Un progetto eterogeneo in cui, scrisse lo stesso Berio, “ci sono diversi elementi unificanti, pianificati e no”. La Sequenza XIII (Chanson) per fisarmonica fu composta nel 1995. Umberto Turchi la ritiene una delle più interessanti tra le Sequenze e le attribuisce un ruolo di spicco nella letteratura fisarmonicistica contemporanea. Il compositore scrisse il pezzo per Teodoro Anzellotti, allievo di Jürgen Habermann e di Hugo Noth e, oggi, oltre che concertista, didatta presso la Scuola artistica superiore di Berna e la Scuola superiore di musica di Friburgo.
Il brano si inscrive pienamente nella capacità di Berio di “operare una sintesi tra istanze artistiche diverse e a volte opposte”, scrive Turchi, “[…] da un lato [vi] troviamo la storia recente, che affonda le radici nell’avanguardia vera e propria, a Darmstadt, dall’altro [vi] troviamo un’altra storia, quella dello strumento fisarmonica, che è stato simbolo della musica popolare, che ha saputo conquistare un ruolo di primo piano nella musica jazz ed etnica, ma che si configura anche moderno strumento discendente degli antichi strumenti da tasto. Uno strumento estremamente versatile, quindi, ricco di storia e di storie, che Berio non si preoccupa di riportare alla lettera, ma che in qualche modo si possono riscontrare anche all’ascolto”.
Completano il saggio un’utilissima cronistoria della vita e delle opere di Luciano Berio, il catalogo delle Sequenze e degli Chemins, un apparato critico dettagliatissimo e un elenco di tutti i lavori di Berio per fisarmonica, sui quali invito Umberto Turchi a lavorare perché, lo garantisco fin da ora, troveranno spazio adeguato sulle pagine di “Strumenti&Musica”. Parola di direttore.
Umberto Turchi compie gli studi accademici in fisarmonica con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore nella classe di fisarmonica di Patrizia Angeloni al Conservatorio di Latina. Integra la sua formazione con studi in Composizione, Pianoforte e Musicologia. Presente come interprete in alcuni album discografici (Accordion Waves suona italiano, Accordion for Menotti, Accordion for Beethoven), si dedica ai repertori della musica antica ed è particolarmente attento alla produzione contemporanea per il suo strumento con prime esecuzioni (tra gli altri: Bosco, Bonilauri, Durieux, Forlivesi, Harada, Palumbo, Narboni, Rotili). Il suo impegno concertistico, tra attività solistica e cameristica nelle più varie formazioni, vede collaborazioni come fisarmonicista in diversi ambiti, tra cui: Icarus vs Muzak – Musica/Realtà, Reggio Emilia/Milano; Dialoghi sul Comporre RE; GAMO, Firenze; Musei Vaticani; Museo Marino Marini, Firenze, Festival Pontino di Sermoneta, Orchestra del Baraccano, Bologna, Istituti di Cultura Italiana di Praga e di Varsavia. Per Ars Spoletium Publishing&Recording ha pubblicato una serie di trascrizioni oltre al saggio qui recensito.
Umberto Turchi, Ritratto di un ritratto. Sequenza XIII (Chanson) per fisarmonica di Luciano Berio
Editore: Ars Spoletium, Spoleto
Anno di edizione: 2022
Pagine: 116, bross., € 25,00