Simbolo dell’italianità e del bel canto, Enrico Caruso (Napoli, 25 febbraio 1873 – 2 agosto 1921) è passato dai palcoscenici della provincia napoletana ai più prestigiosi teatri d’opera del mondo e, con la stessa naturalezza con cui interpreta il Duca di Mantova in Rigoletto, può tornare a essere lo scugnizzo delle canzoni popolari. Ma ciò che è meno noto è che il grande tenore scrisse fra il 1907 e il 1919 anche un piccolo numero di queste canzoni, nove per la precisione, riunite tutte insieme per la prima volta nel doppio CD. Sappiamo che Caruso a volte scriveva solo la melodia, a volte solo le parole, in un caso (Tiempo antico, del 1912) le scrisse entrambe. Per l’armonizzazione si affidava poi ai suoi collaboratori (ritroviamo Riccardo Barthelemy, Alfredo Sarmiento, Vincenzo Bellezza). Lo raccontava lo stesso Caruso in un’intervista al “New York Times” nel 1912: “Molte volte, quando sono solo, mi vengono delle piccole idee, ho la quiete che amo, e i miei pensieri vagano da soli. Arriva la piccola musica. Da solo nella quiete la sento. Ah, ma non so scrivere le note! So solo cantarle e suonarle. Non capisco la tecnica della scrittura musicale. Allora forse chiamo il mio amico Barthelemy di Parigi. O al Knickerbocker [l’albergo dove alloggiava mentre si esibiva a New York, n.d.r.] chiamo il mio amico Van Praag. E canto la canzoncina che mi è venuta da sola nella quiete, e lui la scrive. O forse vado al piano e gliela diteggio – solo il motivo. Non so fare l’orchestrazione, no. Ma posso fare la melodia, nella quiete che amo”.
“Tra le novanta canzoni a lui dedicate che ho scoperto finora” – racconta Mark Milhofer –, “abbiamo dovuto prendere delle decisioni difficili durante la nostra selezione. Si è deciso di non registrare molte di quelle che lo stesso Caruso aveva inciso, come le due canzoni scritte per lui dal suo pianista Salvatore Fucito, La Campana di San Giusto di Arona Colombino, Ave Maria di Percy Kahn e I’ m’arricordo ‘e Napule di Giuseppe Gioè, ma non abbiamo resistito a Mattinata e Core ‘ngrato. Molte esistono solo in forma di manoscritto e, crediamo, per una buona ragione! Del resto Caruso aveva un gusto eccellente quando si trattava di scegliere quali canzoni meritavano di essere eternate dalla sua voce straordinaria, e quali meno”.
Un’occasione preziosa, dunque, per approfondire un repertorio poco conosciuto che merita oggi, a centocinquant’anni dalla nascita di Caruso, di essere riscoperto da un nuovo pubblico, e un’occasione altrettanto preziosa per ascoltare di nuovo insieme Mark Milhofer e Marco Scolastra che dopo la fortunata incisione dei Folk Songs di Britten, confermano un sodalizio artistico che coniuga la versatilità della voce del tenore inglese fra i più applauditi nei principali teatri di tutto il mondo, e la ricercatezza delle interpretazioni del pianista italiano.
Enrico Caruso, His Songs composed for him and by him
Mark Milhofer tenore
Marco Scolastra pianoforte
Etichetta discografica: Urania Records
Anno di produzione: 2023
IL LIBRETTO COMPLETO DEL DOPPIO ALBUM