Un originale e antico strumento sardo a corda sfregata è la serraggia, il cui utilizzo è attestato a metà Ottocento dallo storico Vittorio Angius. Si colloca nella categoria dei cordofoni. La serraggia è anche conosciuta con i nomi: buffeta (Alghero); serraga serrággia (Bosa); serragu (Thiesi); serraja (Mores); tumborro (Gavoi); violinu antigu (Ploaghe); zanzarra (Sassari).
Struttura e Costruzione
Possiamo riassumere la struttura dello strumento in tre elementi principali: il bastone di canna; una singola corda tesa da due piroli; una cassa di risonanza ricavata da una vescica di maiale gonfiata. Il bastone in canna matura e stagionata è la struttura portante dello strumento e può avere una lunghezza variabile tra i 120 e i 200 centimetri.
Una volta pronta, si dispone, quindi, tra la corda e la canna dello strumento per amplificarne il suono. Spesso, accade che all’interno della vescica vengano introdotti dei sassolini o semi, che sottendono significati apotropaici, mentre in alcuni modelli di serraggia è possibile trovare anche una sorta di tastiera di canna fissata al corpo e posta sotto la corda.
Alcuni artigiani sostengono che la corda di ottone sia utilizzata prevalentemente a Gavoi, altrove, invece, sarebbe preferita in acciaio. Anticamente, si usava esclusivamente il budello e in molti raccontano che, originariamente, servisse a tenere lontane le volpi e le martore, perché oltre al suono la vescica di maiale emetterebbe degli ultrasuoni capaci di metterle in fuga.
Esecuzione/modalità di utilizzo dello strumento
La serraggia viene suonata generalmente con l’ausilio di un archetto composto da un ramo di legno flessibile (normalmente lentisco), che tiene in tensione una corda, ottenuta anch’essa da crine di cavallo. Il suono si ottiene sfregando la corda dello strumento con quella dell’archetto o, più raramente, pizzicandola o percuotendola.
La serraggia si suona in piedi, appoggiandola ad una spalla (soprattutto se possiede la tastiera); una mano tiene la canna, mentre l’altra pizzica la corda o la sfrega con l’archetto. Con la serraggia si eseguivano melodie e brani popolari.
Oggi, purtroppo, il suo utilizzo è diventato molto marginale e relegato, prevalentemente, durante le manifestazioni carnevalesche di Sassari, Bosa e Gavoi o esposta come “pezzo da museo”, poiché sono sempre meno le persone che la conoscono. È importante sottolineare come le sonorità ancestrali di questi antichi strumenti siano oggi, però, sempre maggiormente riscoperti e valorizzati. Tra i tanti, citiamo il gruppo Ilienses, che l’ha suonato nel suo ultimo lavoro discografico, Civitas Barbariae, e il laboratorio artigiano URM di Raimondo Usai, che ne ha ricostruito diverse versioni, elaborandone anche una elettronica.
Questo articolo è frutto della collaborazione tra Accademia di Musica Sarda e “Strumenti&Musica Magazine”.
BIBLIOGRAFIA
SPANU, Gian Nicola (a cura di), Sonos. Strumenti della musica popolare sarda, Nuoro, Ilisso,1994.
Foto articolo: da: www.giornirubati.it