Tutto questo – e molto altro – lo troviamo nel bel libro di Hannah Rothschild, La baronessa. La Rothschild ribelle musa segreta del jazz, biografia appassionata e appassionante di Pannonica “Nica” Rotschild, coniugata de Koenigswarter, che, dopo un’infanzia vissuta in una sorta di clausura, sebbene dorata, tra le mura e i giardini della residenza di una delle famiglie più potenti d’Europa; dopo una gioventù da signora altoborghese durante la quale mette al mondo cinque figli; dopo aver partecipato alla Seconda Guerra Mondiale come autista d’ambulanza, decodificatrice di messaggi segreti, pilota di aeroplani e organizzatrice di rifornimenti per l’esercito della Francia libera, vive una quarta vita negli U.S.A., a New York, come mecenate e manager di musicisti afroamericani. Quelli che avrebbero riscritto la storia della jazz. A bordo della sua Bentley decappottabile, attorno ai “suoi” tavolini nei locali della Cinquantaduesima Strada o nella sua suite d’albergo, s’incontrano Art Blakey (con cui ebbe una relazione) e Dizzy Gillespie, Quincy Jones e Sonny Rollins, Bud Powell e Teddy Wilson, Mary Lou Williams e Miles Davis, Sonny Clark e Max Roach, Coleman Hawkins e John Coltrane. E i poeti beat, quelli che del bebop avevano fatto la colonna sonora delle proprie vite, strutturando jazzisticamente lo stile dei propri versi e delle proprie prose: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs. E poi, i pittori espressionisti astratti: Jackson Pollock, Willem de Koonig, Frank Stella. In quella suite , nella notte fatale del 12 marzo 1955, muore Charlie Parker, dopo una vita spesa per la musica e sempre in un precario equilibrio fra allucinazione e coscienza, pervasa da mostruosi fantasmi interiori.
Soprattutto, però, al fianco di Pannonica, ci sarà lui, l’autore di ‘Round Midnight, Thelonious Monk, l’uomo che, ancor prima di conoscerlo, avrebbe cambiato la sua vita, come lei avrebbe cambiato quella di lui. Nica e Thelonius sono l’uomo e la donna che appaiono nella straordinaria foto di copertina a cui facevo cenno poc’anzi. Lo sguardo profondo e sensuale di lei, che guarda lui totalmente preso dal pianoforte. Forse, chissà, sta componendo proprio Pannonica, un brano dedicato a lei. Pannonica non è l’unico pezzo che Monk scrive per lei. Ci sono anche Bolivar Blues, Coming on the Hudson e Little Butterfly (“Pannonica” è anche il nome di una farfalla). E Monk non è l’unico jazzista a essere ispirato da Nica: Kenny Drew (Blues for Nica), Barry Harris (Cats in My Belfry e Inca), Sonny Clark (Nica), Wayne Horvitz (Nica’s Day), Horace Silver (Nica’s Dream), Freddie Redd (Nica Steps Out), Gigi Gryce (Nica’s Tempo), Donald Byrd (Pannonica), Doug Watkins (Pannonica), Sonny Rollins (Poor Butterfly), Tommy Flanagan (Thelonica), Eddie Thompson (Theme for Nica), Kenny Dorham (Tonica), Art Blakey (Weehawken Mad Pad).
Nica e Monk si erano conosciuti grazie a ‘Round Midnight: “Non avevo mai neanche sentito nominare Thelonious”, avrebbe raccontato in seguito Pannonica. “Cosi Teddy [Wilson, n.d.r.] corse a cercare il disco e poi lo suonò. Be’, non riuscivo a credere alle mie orecchie. Non avevo mai sentito nulla di lontanamente simile. Devo averlo ascoltato venti volte di seguito”. Lo scrittore Stanley Crouch, destinatario di questa confessione, disse che “nell’ascoltarla raccontare si immaginava che fosse la versione su vinile di un incantesimo lanciato da qualcuno. Però non è un incantesimo che arriva da solo, è un incantesimo che ha bisogno dell’assistenza di chi ascolta: tu, proprio tu. Più ascoltava, più profondamente si immergeva in quella musica. Non si può spiegare la musica. Non sappiamo dove lei andò, dove fu portata da quella musica, però, a partire da quel momento, capì di dover incontrare il tizio che la suonava”.
Nica lascia definitivamente il marito e, una volta conosciuto Monk (non fu facile incontrarlo la prima volta) il loro rapporto diventa simbiotico. “Cosa suscita l’attrazione fra due persone?” si chiede Hannah Rothschild, autrice della biografia e pronipote di Pannonica. “Perché ci si innamora di una persona anziché di un’altra? Monk era nero, lei bianca: povero lui, lei ricca; lui era cristiano, lei ebrea: un elenco infinito e alquanto futile. Erano forse uniti da qualcosa di più profondo che non era subito visibile all’osservatore distratto? Era possibile scavare più a fondo e trovare altre connessioni? Forse sbagliavano coloro i quali sostenevano che la loro amicizia si fondava sull’attrazione degli opposti? Mi resi conto che uno degli interrogativi fondamentali della mia ricerca era questo”. Anche se, rivela la stessa Hannah, probabilmente, Pannonica avrebbe finto di odiare tutti queste riflessioni e attenzioni e avrebbe detto “Ssssh, Hannah, ascolta la musica e basta. Ascolta la musica e basta”.
Noi lettori ascoltiamo, invece, anche le parole di Hannah Rothschild, che sono esse stesse musica.
Hannah Rothschild è una scrittrice e regista. Il suo primo romanzo, L’improbabilità dell’amore, ha vinto il Bollinger Everyman Wodehouse Prize per il miglior romanzo comico ed è entrato nella graduatoria finale per il Baileys Women’s Prize for Fiction. Scrive per periodici e quotidiani, inclusi “The Times”, “New York Times”, “Vogue”, “Bazaar” e “Vanity Fair”. È vicepresidente dell’Hay Literary Festival, fiduciaria della Tate Gallery e prima donna presidente della National Gallery di Londra. Vive a Londra.
(Foto di apertura: Mallory1180, CC BY-SA 4.0 httpscreativecommons.orglicensesby-sa4.0, via Wikimedia Commons)
Hannah Rothschild, La baronessa. La Rothschild ribelle musa segreta del jazz
Editore: Neri pozza, Vicenza
Anno di edizione: 2024
Pagine: 288, brossura, € 19,00
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