Quando due artisti creativi si incontrano, affrancati da gabbie mentali pericolosamente limitanti, è sempre un inno alla libertà, un vero e proprio atto volto a dare libero sfogo alla propria feracità. Questo è il caso di Cecil Taylor, monumentale pianista e autorevolissimo antesignano del free jazz, scomparso nell’aprile del 2018, e di Tony Oxley, estroso e storico batterista inglese oggi 83enne, anch’egli fervido sperimentatore particolarmente orientato verso il jazz d’avanguardia e l’improvvisazione libera. Il sodalizio fra il jazzista statunitense e il musicista britannico, segnatamente in duo, ha inizio oltre trent’anni fa, soprattutto con la realizzazione di un album intitolato Leaf Palm Hand, registrato live a Berlino il 17 luglio 1988 e pubblicato nel 1989 dall’etichetta discografica tedesca FMP (Free Music Production). Successivamente, invece, ecco Alianthus / Altissima: Bilateral Dimension of 2 Root Songs (2009), per l’etichetta Triple Point Records, Conversations with Tony Oxley (2018) prodotto dalla Jazzwerkstatt, Birdland, Neuburg (2020) licenziato da Fundacja Słuchai e Being Astral and All Registers – Power of Two (2020) dato alle stampe dalla casa discografica Discus, disco inciso dal vivo, il 10 maggio 2002, al “Ulrichsberg Festival” (Austria). Cecil Percival Taylor, così all’anagrafe, è stato un pianista e compositore costantemente animato da un profondo spirito di innovazione stilistica, nonché inclito esempio del linguaggio appartenente al free jazz. Il suo stile pianistico si è sempre contraddistinto per un approccio assai energico, a dir poco complesso, caratterizzato da inebrianti dissonanze e, in particolar modo, da un tocco marcatamente percussivo, tanto che il suo pianismo è stato descritto come “Eighty-Eight tuned drums”, ossia “88 tamburi accordati”, con chiaro riferimento ai tasti del pianoforte. Bartok e Stockhausen hanno molto influenzato il suo modo di concepire la musica, mentre Steve Lacy e John Coltrane sono stati due immensi giganti del jazz con il quale lui ha stretto collaborazioni di assoluto prestigio. Dopo sessantatré interminabili anni di luminosa carriera, è passato a miglior vita il 5 aprile 2018, all’età di 89 anni. Con all’attivo ben sessantuno anni di percorso artistico, Tony Oxley è un batterista dalla fertile creatività, che ha condiviso palco e studio di registrazione al fianco di una pletora di musicisti blasonati in ambito mondiale, fra cui Kenny Wheeler, Vangelis, Gordon Beck, Georgie Fame, Bill Dixon, John Surman, Palle Danielsson, Paul Bley, Gary Peacock, Evan Parker e gli italiani Enrico Rava, Claudio Fasoli, Stefano Battaglia, Paolino Dalla Porta, Furio Di Castri, Gianluigi Trovesi, Giorgio Gaslini, solo per citarne alcuni. Soffermandosi sulla recente attività discografica di Taylor e Oxley, Being Astral and All Registers – Power of Two è un CD formato da due brani: Being Astral and All Registers e Power of Two, esattamente come il titolo del disco. Il mood di Being Astral and All Registers è inquietante, colmo di suspense, in cui Cecil Taylor e Tony Oxley dialogano a briglie sciolte, fra le stordenti asperità armoniche cesellate dal pianista, dispensatore di fragorosi cluster e incandescenti svolazzi sugli ottantotto tasti, e i suoni pungenti, roboanti, talvolta financo coloristici, prodotti dal batterista, il tutto sublimato da una comunicatività ardente, torrenziale, colma di travolgente energia interpretativa. In Power of Two, specie nelle prime misure, l’atmosfera è (apparentemente) serafica, ma movimentata dalle improvvise impennate cromatiche di Taylor. Anche qui, sulla scia del primo brano, le conversazioni intessute dal duo sono fittissime, serrate, mosse da una febbrile espressività, viscerale, ad altissima intensità, andando all-in sulla vera e propria estrosità del momento, lasciandosi trasportare dallo stato d’animo di quel preciso istante. Being Astral and All Registers – Power of Two è l’autentico manifesto della genialità che sfocia nella massima libertà di espressione improvvisativa, armonica, ritmica e interpretativa, quella pura, completamente scevra di preconcetti stilistici talvolta risibili e tediosi. Un fortunatissimo incontro fra un “percussionista” dell’avorio e un batterista totale, che danno vita ad architetture musicali lasciandosi guidare dall’istintività, figlie della peculiarità per antonomasia del jazz: la creazione estemporanea.
Cecil Taylor & Tony Oxley, Being Astral and All Registers – Power of Two
Etichetta discografica: Discus
Anno produzione: 2020
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