Secondo Casadei è stato l’idolo di milioni di migranti che, nell’immediato dopoguerra, hanno valicato le Alpi in cerca di fortuna; alle sue canzoni associavano un legame indissolubile con la propria terra nata e suscitavano emozioni forti, uniche, che solo l’Inno di Mameli riusciva ad uguagliare.
Ma andiamo per ordine: Secondo Casadei nasce a Sant’Angelo di Gatteo (Forlì) il primo aprile del 1906, e, almeno agli inizi, la sua è stata una storia simile a quella di tanti comuni mortali. La tradizione di famiglia imponeva per lui un futuro da sarto, ma tutti noi sappiamo che le cose sono andate ben diversamente. La musica è la sua grande passione e, dopo un po’ di sana gavetta, abbandona gli studi classici e si dedica alla musica da ballo con il suo inseparabile violino. A ventidue anni dà origine alla prima Orchestra Casadei e lo fa con una formazione “anomala” almeno per le ferree regole della Romagna. Infatti, accanto al clarinetto in do, ai due violini, al contrabbasso e alla chitarra, inserisce due strumenti nuovi (novità assoluta): il saxofono e la batteria. Il successo è una naturale conseguenza del talento, dell’impegno e dell’amore che Secondo Casadei investe in questa nuova avventura; la sua notorietà tocca degli apici altissimi anche in virtù delle tante incisioni (a fine carriera se ne conteranno oltre mille) e dell’inesauribile vena creativa.
Alla fine degli anni Cinquanta, viene affiancato dal nipote Raoul; nasce così l’Orchestra Spettacolo Casadei, un elevato connubio di grandi musicisti e cantanti che si esibiscono in uno show finalizzato ad entusiasmare e a divertire il pubblico. Il gruppo si esibisce ininterrottamente tutti i giorni dell’anno, ad eccezione del 2 novembre, il primo giorno di Quaresima e la vigilia di Pasqua; è un vero tour de force quello che si consuma lungo tutto lo stivale, ripagato, però, da grandi successi e soddisfazioni.
Nel 1954 la svolta. E di quelle che ti cambiano la vita. Secondo Casadei è a Milano, presso gli studi de La Voce del Padrone e Columbia (ora Emi) in sostituzione di un cantante che si è improvvisamente ammalato. L’occasione è troppo ghiotta per non coglierla, così, finito il suo turno di registrazione, approfitta della presenza del direttore artistico Dino Olivieri per fargli ascoltare una delle sue composizioni. Il brano in oggetto è Casetta mia, successivamente ribattezzata Romagna mia su consiglio dello stesso Olivieri. Il “provino” è di esito favorevole, la canzone sarà interpretata da Fred Mariani e da Arte Tamburini ed è un tributo alla sua terra, un atto d’amore che si rileverà di proporzioni planetarie.
Il sodalizio tra Secondo e Raoul Casadei è consolidato dalla realizzazione di tanti altri brani di successo e dalla popolarità sempre crescente che sancisce la definitiva consacrazione di uno stile musicale del tutto personalizzato.
Nel 1966, Secondo Casadei riceve l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana; muore il 19 novembre del 1971, a conclusione di una grande missione che lo ha visto portabandiera di un genere musicale e di un’intera regione. In occasione del suo centesimo compleanno tutta la Romagna si è prodigata in una serie di eventi e manifestazioni che per un anno intero hanno attirato migliaia e migliaia di nostalgici fan. L’ultimo successo del Maestro Secondo Casadei va attribuito paradossalmente al regista Davide Cocchi, che ne ha immortalato la carriera nel film L’uomo che sconfisse il boogie, premiato come miglior Documentario Folk Pop Jazz al Roma Music Doc Fest – Festival di Palazzo Venezia.
Dal 2000, l’onore (e l’onere…) di gestire l’orchestra più famosa d’Italia ricade sul figlio di Raoul, Mirko Casadei che, pur apportando idee innovative legate alla sua giovanissima età e all’inesorabile evolversi del genere musicale, contribuisce (se ce ne fosse ancora bisogno) al buon andamento “dell’azienda di famiglia”.
Un ultimo apprezzamento va ai tanti musicisti che si sono alternati tra le fila dell’orchestra: i vari Gelli, Tassinari, Giannarelli, Robertino, Renzo il Rosso, Moreno il Biondo, Mauro Ferrara, Luana Babini e tanti altri che, pur con formazioni diverse, continuano ad entusiasmare le piazze con quel “valzerino” tanto caro a Secondo Casadei e a milioni di ballerini.