Della prima orchestra di Aníbal Troilo (quella del primo luglio del 1947 al Marabù) facevano parte, tra gli altri, Orlando Goñi, Enrique Kicho Díaz e il cantante Francisco Fiorentino che sono di certo nomi di spessore.
Anche se può sembrare incredibile, le orchestre di quel periodo (pur se composte da undici o dodici musicisti che suonavano contemporaneamente) non disponevano di arrangiamenti completi. O meglio, per essere più chiari: ciò che stava scritto sul pentagramma era solo una traccia, una percentuale assai ridotta rispetto a quello che si ascoltava da ciascun esecutore. Non era sempre così: alcuni direttori – come ad esempio Julio De Caro – erano soliti scrivere molto per i propri musicisti. Questo fatto spostava, inevitabilmente, il merito del risultato sonoro complessivo sulla capacità del leader di aggiustare gli equilibri durante le prove, ma – in modo preponderante – sul fattore “bravura” degli esecutori. Vale a dire che, a parità di spartito “scarno” posto davanti ai musicisti, il risultato finale era molto più soddisfacente se questi erano di comprovata abilità. Quindi, una parte di questa abilità si “collocava” nella capacità di eseguire note che andassero a completare l’insieme orchestrale senza arrecare danno (ovvero dissonanze non gestite) o squilibrio (come coprire o disturbare la parte solistica o principale). Comunque, con il percorso di maturazione dell’ambiente del tango e l’affinarsi dei gusti del pubblico, quella degli arrangiamenti diviene una necessità che anche Troilo avverte, e che inizia ad affidare ad alcuni dei suoi musicisti (vedi Astor Piazzolla tra il 1939 e il 1944) o a elementi esterni. Tra gli arrangiamenti che Astor Piazzolla ha prodotto per l’orchestra di Aníbal Troilo vanno sicuramente ricordati, per il loro pregio, Azabache (musica di Enrique Francini e Héctor Stamponi su testo di Homero Expósito) del 1941, Inspiración (musica di Peregrino Paulos) del 1943 e Chiqué (musica di Ricardo Luis Brignolo) del 1944.
Se si prende in considerazione l’elenco degli artisti che hanno collaborato con l’Orchestra diretta da Aníbal Troilo e le relative collaborazioni con i cantanti, c’è da rimanere sbalorditi. Il mondo del tango che conta ha avuto a che fare con lui e lo ha accettato sempre come leader, come uno dei “primi della classe”. Tra i molti cantanti, quello che ha avuto la collaborazione più duratura con Troilo è stato Tito Reyes, ma, anche per l’importanza delle incisioni discografiche realizzate, vanno citati pure Edmundo Rivero e Roberto Goyeneche. Altri cantanti si sono esibiti al fianco di Troilo: Elba Berón, Raúl Berón, Aldo Calderón, Ángel Cárdenas, Jorge Casal, Francisco Fiorentino, Pablo Lozano, Amadeo Mandarino, Alberto Marino, Carlos Olmedo, Roberto Rufino, Floreal Ruiz, Nelly Vázquez e Roberto Achával.
Una menzione speciale meritano i pianisti che hanno suonato con Troilo: ognuno di essi è stato capace di modificare la sonorità della sua orchestra, lasciando la propria impronta musicale. Ricordiamoli: Orlando Goñi, José Basso, Carlos Figari, Osvaldo Manzi, Osvaldo Berlingieri e José Colángelo. A garanzia del loro valore artistico, basti ricordare che ognuno di essi è poi diventato direttore di una orchestra di tango.
Una figura particolare al fianco di Troilo è stato il bandoneonista Raúl Garello, che collaborò con lui dal 1963 al 1975, anno della morte di Troilo. Con una spalla così affidabile, Troilo riesce a fare quel passo che anche altri leader d’orchestra avevano compiuto, cioè lasciare l’esecuzione sul proprio strumento per dedicarsi esclusivamente alla direzione. In realtà, Troilo non mancherà, di tanto in tanto, di stupire il pubblico con i propri meravigliosi assoli; però, da quel 1963, il posto di primo bandoneón sarà di Raúl Garello, che diventa anche l’arrangiatore principale dell’orchestra. Per elencare tutti gli arrangiatori di Troilo, oltre ai già citati Astor Piazzolla e Raúl Garello, dobbiamo aggiungere Argentino Galván, Emilio Balcarce, Osvaldo Berlingieri, Ernesto Baffa, Julián Plaza e Eduardo Rovira.
Aníbal Troilo aveva un modo di suonare il bandoneón davvero unico: anche laddove lo spirito della partitura fosse violento o aggressivo o festoso o ritmato, era capace di dare profondità a queste sonorità, toccando la parte emotiva degli ascoltatori. Il suo modo di suonare scaturiva dallo spessore del suo talento musicale e non era mai fatto di esteriorità o banalità. I suoi assoli erano magnifici (in particolar modo nelle melodie più struggenti) e sempre geniali; era come se egli non fosse mai preoccupato di emergere sull’orchestra. Infatti, eseguiva gli assoli a un volume in cui il suono del suo bandoneón aveva una timbrica bella, mai sguaiata ed esagerata, lasciando quasi all’ascoltatore “la fatica” di seguire con concentrazione il suono dello strumento in mezzo alla sonorità dell’orchestra. Per riassumere, si potrebbe dire che per Aníbal Troilo l’azione del suonare il bandoneón fosse un fatto di intimità, ma sempre interpretando buonissima musica e facendo ballare chi ne aveva desiderio.
Uno dei suoi brani più noti – e gioiosi – è la milonga intitolata La Trampera, scritta nel 1951; un pezzo tanto giocoso quanto misurato e composto, come c’era da aspettarsi da lui. Lo spirito giocoso è dato al brano soprattutto dalla presenza delle sincopi con la figura
e nelle parti di supporto ritmico dalla presenza delle figure
e
Un altro brano molto conosciuto di Troilo è Miloguero triste, composizione che egli scrisse nel 1965, alla scomparsa dell’amico violinista e direttore d’orchestra Alfredo Gobbi e a lui dedicata.