Il connubio fra immagini visive e musica

I racconti musicali di Marco Lo Russo attraverso le immagini

Musicista dalla toccante sensibilità comunicativa, Marco Lo Russo è un fulgido talento della fisarmonica perdutamente innamorato del cinema e delle colonne sonore. Il suo approccio artistico, nello specifico quello compositivo, è profondamente narrativo e descrittivo, proprio per esternare le sue emozioni attraverso le note. Assai attivo e impegnato anche nel sociale, in questa intervista racconta il suo vissuto e si sofferma sui momenti salienti del suo intenso percorso musicale.

Dopo aver intrapreso un ricchissimo percorso di studi comprendente lauree in fisarmonica, strumentazione per banda e composizione presso i conservatori di Pesaro, Bologna, Milano e Roma, oltre a numerosi master di perfezionamento fra cui uno in jazz e arrangiamento  al prestigioso “Berklee College of Music” di Boston, in direzione d’orchestra al conservatorio “Santa Cecilia” di Roma e, come se non bastasse, una laurea magistrale al DAMS – in Storia della Musica Moderna e Contemporanea – presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna, hai iniziato a lavorare sviluppando un tuo excursus artistico strettamente personale, rendendo la fisarmonica protagonista affrancandola dall’immaginario collettivo di uno strumento solo ed esclusivamente popolare. Quando e com’è nata l’esigenza di far superare questo steccato stilistico all’accordion?

Mi trasferii a Pesaro, dopo la maturità nel novembre del 1996, per studiare fisarmonica al Conservatorio “Gioachino Rossini” di Pesaro e frequentare il “DAMS” all’Università di Bologna. Avevo il forte desiderio di comprendere la musica, poiché ascoltando delle trascrizioni per fisarmonica e gli stessi brani con organico originale, sentivo l’esigenza di capire come venissero realizzate e il perché di alcune scelte musicali con il mio strumento. Nel frattempo, sempre al conservatorio di Pesaro, frequentavo anche il corso di “Composizione” ma, nonostante questo, non avvertivo ancora la necessità di esprimermi in uno stile o un approccio personale. Questo, molto probabilmente, era dovuto anche ad una insicurezza personale. Ci fu un evento che mi spronò. Passeggiavo sul lungomare di Pesaro con un amico, non musicista ma che studiava Beni Culturali a Ravenna. Conversavamo e gli raccontavo come funzionano gli strumenti traspositori nonché le mie insicurezze. Provenivo da una famiglia umile che non mi aveva alfabetizzato molto alla musica. Nonostante stessi studiando tantissime cose fantastiche, spesso mi sentivo ignorante, e Giovanni, il mio amico, mi rispose: «Ma quanta gente sa che un clarinetto basso traspone una nona sotto? Tu lo sai!» Non possiamo sapere tutto, chiedi e impari una cosa nuova, oppure, se già la sai, te la raccontano da un altro punto di vista, poi scrivi la tua musica. Queste parole mi spronarono, perché non pensavo più che se avessi composto della musica originale avrebbero potuto ascoltarmi o meno, quindi iniziai a sentir sempre più l’esigenza di esprimere qualcosa che potevo comunicare solo attraverso la musica.  Da lì iniziò un percorso parallelo. Studiavo in conservatorio fisarmonica e composizione, ma nello stesso tempo frequentavo jazz club, suonavo con jazzisti, dj e lavoravo in uno studio di registrazione, frequentavo corsi di jazz e musica improvvisata, oltre a dar vita a un quartetto di jazz/world music, i Musaik, che poi divenne il Marco Lo Russo Quartet con il quale, nel 2005, incisi la prima versione del disco Mediterranean Accordion per la Rai in occasione del restyling musicale di sigle e colonne sonore per diversi programmi  televisivi. Questo mi portò sempre più ad esprimermi in maniera personale, affrancando la fisarmonica dall’idea di strumento solo ed   esclusivamente popolare dall’immaginario collettivo e, soprattutto, questo approccio mi spinse poi anche a scegliere d’insegnare in conservatorio “Orchestrazione e Concertazione Jazz” e non fisarmonica, proprio per sentirmi libero nelle mie scelte artistico-musicali. Ricordo con emozione le parole del maestro Ennio Morricone nei miei confronti, durante un incontro: «Marco, sei un musicista che utilizza la fisarmonica, non semplicemente un fisarmonicista. Complimenti!»

Oltre a essere assai prolifico come fisarmonicista, sei molto attivo in veste di compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra, musicologo e producer. Infatti, con la tua etichetta e il tuo studio di registrazione, “Rouge Sound Production”, hai prodotto e composto colonne sonore per cinema, televisione e teatro, oltre ad aver collaborato alla realizzazione di svariate produzioni musicali, compreso per il Festival di Sanremo. Mentre per l’”Eurovision Song Contest Lituania 2017”, ti sei classificato “Producer Finalista”. In particolar modo per quanto concerne il mondo della composizione, qual è la genesi e quale la gestazione che caratterizzano i tuoi brani​ originali?

Ho sempre amato il cinema e le colonne sonore – e quando compongo sento fortemente l’esigenza di avere un’immagine visiva, che mi guidi, da legare alla musica. Sia un brano contemporaneo, che di un genere più commerciale, per me avere una visione, un’immagine o meglio una storia da raccontare, è fondamentale. Da lì, tecnica compositiva a parte, si sviluppa un vero e proprio discorso drammaturgico che mi supporta nella gestazione musicale. Spesso, le idee musicali che più mi convincono le trovo viaggiando e le appunto su   carta. Amo moltissimo scrivere su carta, anche se ovviamente non posso fare a meno dei programmi di notazione e produzione musicale che oggi sono utilissimi soprattutto per dare forma all’idea e farla recepire a chi non riesce ad ascoltarla dentro di sé, leggendo la musica. L’idea, quella di base, nasce su carta e grazie al supporto di immagini, si sviluppa poi come in un racconto. Questo mi ha permesso negli anni di lavorare in sintonia con diversi coreografi e registi in Italia e all’estero e di prender parte a progetti artistici di cui sono molto fiero.

Sei anche docente di Orchestrazione e Concertazione Jazz, nonché docente di Storia del Jazz presso il conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino – e durante la tua brillante carriera hai conquistato diversi premi e ricevuto importantissimi apprezzamenti da figure iconiche della musica, del cinema e del teatro, con le quali hai anche collaborato, del calibro di Ennio Morricone, Leo Brouwer, Nicola Piovani, Pupi Avati, Piera Degli Esposti, Lina Sastri, Giorgio Albertazzi. Quali sono stati gli insegnamenti più preziosi che hai tratto frequentando artisti di questo blasone?

Mi ritengo estremamente fortunato ad aver collaborato con numerosissimi grandi artisti, più o meno famosi. Quello che dal mio personale punto di vista accomuna i veri grandi è la capacità di meravigliarsi, con   ovviamente tanta dose di umiltà e curiosità. Da questo presupposto, forse, l’insegnamento più prezioso che ho tratto è quello di lavorare sodo per ottenere risultati, anche se si ha tanto talento, così come imparare a distaccarsi dal giudizio altrui è un altro aspetto fondamentale. Il talento senza una ferrea disciplina non basta, solo con un impegno costante si ottengono risultati, ma preoccuparsi poi troppo del pensiero di altri, se non costruttivo, non aiuta, anzi ti danneggia. Non riuscirai mai ad accontentare tutti, alla fine quello veramente non contento sarai tu. Quindi, in sostanza, lavorare sodo e discernere da giudizi altrui, a meno che non siano espressi con cognizione, sono gli insegnamenti che porto con me grazie a queste preziosissime esperienze di collaborazione.

Oltre che per network stranieri, così come per Rai, Sky, Mediaset, TV2000, curando in alcune occasioni anche la direzione artistica e musicale di programmi televisivi in mondovisione, ti sei esibito alla presenza   di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. Quali sono i ricordi più significativi legati a queste esperienze vissute in presenza dei due pontefici?

La particolarità di queste esperienze che porto nel cuore come l’esibizione che feci, sempre in mondo visione, dal Duomo di Torino, in occasione dell’ostensione della Sacra Sindone del 2013, è in primis essere accomunate da un profondo misticismo e da una grande sacralità che, da credente, ho vissuto intensamente. L’organizzazione di eventi di questa portata è pazzesca, sia per numero di persone coinvolte che per protocolli di sicurezza. Gli spazi in cui vengono organizzati sono immensi e diventano dei mini villaggi dietro al grande palco prima della diretta o della differita, per cui si ha la possibilità d’incontrare tantissime persone. Ho vissuto con grande gioia, fede e serenità l’atmosfera della bellissima festa che si crea. Grazie a questi eventi ho conosciuto, scherzato e giocato anche a carte nelle attese per le prove e il soundcheck, tantissimi attori e altri artisti con i quali sono ancora oggi in contatto. Porto con me il ricordo di un bellissimo calore, umanità, tanta spiritualità e forti emozioni.

Le tue composizioni originali sono state pubblicate anche da famose e prestigiose etichette discografiche, come Universal Music, in compilation con notevoli artisti quali i Gotan Project e Caro Emeral. Inoltre, le tue produzioni musicali vengono utilizzate anche in eventi e spettacoli di moda di noti marchi “Made in Italy” come Dolce & Gabbana, ad esempio all’anteprima del “Festival del Cinema di Venezia” (2021). Proprio in virtù della tua concezione a tutto tondo della fisarmonica, anche i tuoi brani originali si prestano a contesti culturali di vario genere?

Come affermavo precedentemente, componendo con visioni e/o immagini nella mente, sicuramente credo umilmente che molte delle mie produzioni musicali siano in grado di creare suggestioni. Da arrangiatore, se   ad esempio ad un regista piace particolarmente un tema musicale, lo trasformo con il vestito più adatto al contesto richiesto (questo tra l’altro è anche l’obiettivo di uno dei corsi che tengo per gli iscritti a “Composizione Jazz” al conservatorio di Avellino, dove lavoriamo proprio sull’arrangiamento per le colonne sonore). In passato, tanti musicisti hanno operato in questi termini, pur avendo composto un brano musicale per uno scopo, arrangiandolo e rivedendolo, lo inserivano in un altro contesto. In questa ottica posso affermare tranquillamente che gran parte dei miei brani può prestarsi a contesti di vario genere tranne alcuni, come ad esempio l’Ave Maria che ho composto, come brano devozionale, e che ho dedicato a Papa Francesco.

Nel dicembre 2021 hai ricevuto il premio al “Monaco International Film Festival” per la colonna sonora originale alla produzione cinematografica internazionale “La Machetera”, già premiata a Los Angeles. Dal punto di vista emozionale, come hai vissuto quel momento?

Questo premio è legato a una esperienza particolare della mia vita. Sono molto grato e felice nell’averlo ricevuto quale riconoscimento e apprezzamento al mio lavoro quotidiano, ma l’ho vissuto in maniera completamente diversa da tutti gli altri premi e riconoscimenti ricevuti in passato. Quando appresi la notizia ero in tour in Messico, e proprio in quel giorno, libero da impegni artistici, mi ero concesso un’intera giornata per visitare un allevamento di farfalle. È stato come vivere dentro una fiaba in una sinestesia sensoriale che   mi fece riflettere profondamente, giuro! Vivevo un contrasto pazzesco nel ricevere un premio così prestigioso e nell’aver visto tutto il giorno tante farfalle volare. Percepii un’intuizione e un brivido, mi resi conto che stavo vivendo l’ennesima emozione legata al “fare” grazie al premio, ai riconoscimenti. Invece avevo appena vissuto, nell’intera giornata, un’emozione autentica legata all’“essere” delle farfalle. Ho vissuto questa esperienza come una grandissima lezione grazie a cui, ad oggi, sono cambiate le mie priorità. È un bellissimo premio, di cui ribadisco, sono grato e di cui ne sono onorato, ma non ha catalizzato totalmente il mio stato emozionale che, da quei giorni, si è spostato su aspetti differenti della vita.

Ponendo l’attenzione sul tuo strumento, attualmente quale modello di fisarmonica usi in concerto e in studio di registrazione?

Mi esibisco da sempre quasi esclusivamente con la fisarmonica, ma in alcune occasioni mi sono esibito live e ho registrato dischi anche come pianista. Le fisarmoniche che utilizzo sono esclusivamente strumenti   musicali della ditta Armando Bugari di Castelfidardo, con cui collaboro da circa trent’anni. Principalmente sono due modelli, entrambe con il manuale destro a piano: una a bassi standard dalla serie “Opera”, totalmente nera in massello di acero che chiamiamo anche affettuosamente “Africa”, perché il suo primo concerto lo tenne a battesimo in Gabon (proprio in Africa appunto), e una “Compact” con sistema a convertitore che ha i bassi sciolti cromatici nel manuale sinistro. Quando le distanze lo permettono e soprattutto posso muovermi in auto e non in aereo, suono in concerto con entrambi gli strumenti. Una parte la effettuo con la “Compact” con convertitore e una seconda parte con la “Opera” a bassi standard, questo perché il programma da concerto​ Variazioni linguistiche Made in Italy, che promuovo da anni, prevede un percorso di musica italiana che va dalle trascrizioni classiche sino a brani contemporanei. Utilizzando in concerto entrambi gli strumenti riesco ad avere i mezzi tecnici per non sacrificare, soprattutto nella parte classica dedicata ad alcune trascrizioni, alcuni elementi delle partiture. Quando purtroppo non riesco a portare con me tutti e due gli strumenti, la scelta dipende molto dal tipo di concerto da tenere: se è un contesto jazz o world music utilizzo la fisarmonica “Opera” a bassi standard, se invece è un live di stampo più classico uso lo strumento con convertitore “Compact”. Lo stesso dicasi per l’utilizzo degli strumenti in studio di registrazione dove però, spesso, suono sempre più la fisarmonica “Compact” con sistema a convertitore per via dell’impasto sonoro che desidero ottenere con l’aggiunta di “Virtual Instrument”, di altre sovraincisioni in acustico o di campioni. Infine, sempre ed esclusivamente in studio, delle volte suono anche un bandoneon che realizzò per me la ditta Bugari.

Da qui ai mesi a venire, cosa c’è scritto nella tua agenda artistica?

Come dicevo prima, visto che le priorità ad oggi sono cambiate, gli impegni, seppur sempre tanti, si stanno sempre più legando ad attività per il sociale. Oltre all’attività accademica, come titolare della cattedra di “Orchestrazione e Concertazione Jazz”, nonché la docenza di “Storia del Jazz” al conservatorio di Avellino dove ci sono anche diversi progetti  artistico-accademici  con  gli  studenti  in  programma per la primavera 2023, credo fermamente che la musica possa far bene e possa far del bene – e con l’Associazione di promozione sociale, Marco Lo Russo Music Center APS, che attualmente presiedo, oltre all’attività concertistica per promuovere la fisarmonica che mi porterà prossimamente all’estero, alle produzioni di colonne sonore cinematografiche in lavorazione, continueremo a promuovere, sempre attraverso la musica, il “Made in Italy” anche realizzando video emozionali con colonne sonore originali per diversi enti e comuni, attività sociali come lezioni-concerto per i ragazzi della scuola dell’obbligo e alcune performance gratuite offerte alle case di riposo per anziani, sperando di portare  gioia e conforto anche a loro. Infine, posso solo accennare che sto lavorando anche alla realizzazione di un luogo dove accogliere artisti per realizzare performance, mostre e progetti immersi nella natura. Per saperne di più, potreste visitare il mio sito ufficiale.

 

www.marcolorusso.it

 

(Foto di Marcin Brzózka, Roberto Gabriele e Roberto Recanatesi)

 

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