Il Direttore delle Stelle

Miguel Caló e la “generación del cuarenta”

Miguel Caló è stato un grande bandoneónista, ma, soprattutto, un grande direttore di orchestre di tango. A dire il vero il suo primo strumento era stato il violino che aveva iniziato a studiare nel 1923, quindi all’età di sedici anni. Poco dopo, però, passò allo studio del bandoneón, all’epoca lo strumento principe della musica rioplatense. Nel 1926 (quindi a soli diciannove anni) entrò nell’orchestra di Osvaldo Fresedo e nel ’27 in quella di Francisco Pracánico. Dopo un primo tentativo, subito abbandonato, di costituire una propria orchestra, iniziò la collaborazione con il poeta e direttore Cátulo Castillo. Dopo un secondo tentativo di costituire una sua formazione, venne chiamato di nuovo da Fresedo per una tournée negli USA.

Negli anni Trenta del Novecento, Miguel Caló costituì un suo primo gruppo al quale collaborava il cantante Carlos Dante e il suo primo eccellente pianista: Miguel Nijenshon. Fu proprio questo pianista e far comprendere a Caló l’importanza che il pianoforte aveva nella realizzazione di un tango ben riuscito e apprezzato dai ballerini. Una caratteristica evidente di Caló fu senz’altro quella di aver avuto al fianco sempre dei pianisti straordinari. Nel 1932, compose il suo primo brano importante: Milonga porteña.

I tanghi eseguiti da Miguel Caló erano strutturalmente abbastanza semplici, con un ritmo costante (quindi ottima cosa per i ballerini), comunque composizioni e/o arrangiamenti mai banali e musicalmente molto curati e raffinati. Caló, dunque, fu un nome sempre molto apprezzato dai ballerini, al punto che nell’ambiente dell’epoca uscì il detto che “occorreva far ballare un brano di Caló a una donna per farla innamorare”. Il suo prestigio crebbe di continuo, fino a diventare, negli anni Quaranta, un direttore capace di attirare a sé i migliori musicisti di quel decennio. Questa cosa ottenne una tale fama che i suoi collaboratori vennero chiamati la generación del cuarenta o addirittura – con ancor maggior vigore – la Orquesta de las Estrellas (l’Orchestra delle Stelle). I componenti delle sue orchestre, nel decennio del Quaranta, erano tutti musicisti straordinari: i pianisti Héctor Stamponi e Osmar Maderna, i bandoneónisti Domingo Federico, Julio Ahumada, José Cambareri, Antonio Rios, Felipe Ricciardi, Armando Pontier, Carlos Lázzari, Alberto San Miguel, Julián Plaza, Eduardo Rovira, i violinisti Enrique Mario Francini, Aquiles Aguilar, Angel Bodas, Haroldo Gessaghi, Antonio Rodio, Nito Farace, Mario Lalli, i contrabbassisti Ariel Pedernera, Juan Fassio e le voci di Raúl Berón, Alberto Podestá, Jorge Ortíz e Raul Iriarte. In alcune occasioni anche il grande Osvaldo Pugliese venne diretto da Miguel Caló, questo a dimostrazione della notorietà raggiunta da questo bandoneónista e direttore. Nella lista dei suoi collaboratori vediamo calibri come Armando Pontier e Enrique Mario Francini (la loro orchestra Francini-Pontier ha lasciato una impronta indelebile nella storia del tango), grandi bandoneónisti come Julio Ahumada e Eduardo Rovira, ma, se proprio volessimo andare e cercare qualcosa da segnalare dal punto di vista storico e artistico, occorre parlare dei pianisti. Miguel Nijenshon, Héctor Stamponi e, soprattutto, il grande Osmar Maderna realizzarono nei tanghi parti pianistiche di una elevatissima ricchezza, di grande spettacolarità per il pubblico e con grandi spunti innovativi e creativi. Per riascoltare delle esecuzioni pianistiche di grande protagonismo come quelle bisognerà attendere la cadenza introduttiva eseguita da Pablo Ziegler in Adiós Nonino nel New Tango Quintet di Astor Piazzolla degli anni Ottanta. Alla creatività di Osmar Maderna Caló deve il “coraggio” di una grande innovazione: sostituire il classico finale del tango (due accordi staccati dominante – tonica) con un accordo arpeggiato di sesta. Questo nuovo modo di eseguire il finale dei brani divenne quasi una etichetta “di origine controllata” in grado di far identificare al pubblico la genialità di Miguel Caló (con l’apporto di Osmar Maderna, ovviamente).

Una storia molto singolare ha visto protagonista Miguel Caló nel rendere celebre la voce di Raúl Berón nel mondo del tango. Raúl Berón e suo fratello José erano sostanzialmente dei cantanti di musica folk. Raúl conosceva però qualche melodia di tango e per questo Armando Pontier lo presentò a Caló che lo inserì in orchestra e gli insegnò il repertorio. Caló portò così anche alla radio Raúl Berón, il quale fu però molto criticato dai responsabili delle trasmissioni di tango. Vista l’insistenza dei dirigenti della radio, Caló fu costretto ad annunciare a Berón che alla fine del mese la loro collaborazione si sarebbe interrotta definitivamente. Nel frattempo, però, era arrivato nei negozi il disco singolo dell’orchestra diretta da Caló con l’esecuzione del tango Al compás del corazón di Domingo Federico su testo di Homero Expósito cantato dalla voce di Raúl Berón. Fu un successo travolgente. Pochi giorni dopo, quegli stessi dirigenti radiofonici, nel corso delle trasmissioni sul tango si complimentavano con Caló per aver scoperto e portato alla ribalta la sensazionale voce di Berón.

Nel 1961, Caló cercò di riproporre una riedizione della Orquesta de Las Estrellas, realizzando anche delle incisioni per l’etichetta Odeon. Al suo fianco c’erano i bandoneónisti Armando Pontier e Domingo Federico, i violinisti Enrique Francini e Hugo Baralis, al pianoforte Orlando Tripodi, e le voci di Raúl Berón e Alberto Podestà. Morì a Buenos Aires (dove era nato) il 24 maggio 1972 all’età di sessantacinque anni. Nessun dubbio che Caló fosse stato molto abile nello scegliere i propri collaboratori e nessun dubbio sul fatto che la sua orchestra sia stata considerata una delle migliori della storia del tango. I ballerini ricorderanno per sempre una delle sue interpretazioni più significative: Sans Souci, il magnifico brano di Enrique Delfino che l’orchestra di Miguel Caló incise nel luglio del 1944 per l’etichetta Odeon (che ovviamente finisce con un accordo di sesta). A dimostrazione del grande successo di questo brano (e dovremmo dire anche di questo stile) nel 1998, a Buenos Aires nasce l’Orchestra Sans Souci (che sta tenendo tournée in tutto il mondo) con l’esplicito obiettivo di ricreare lo stile di Miguel Caló e Osmar Maderna.

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