Il tenore del tango – Tito Schipa maestro di Gardel

Tito Schipa è stato un leggendario protagonista della storia dell’opera lirica. Considerato uno dei grandi tenori leggeri (ovvero dal timbro chiaro) che hanno magnificamente interpretato ruoli da protagonista in opere notissime (soprattutto di autori italiani), Schipa ha potuto vantare una carriera di assoluto livello internazionale. Di origini modeste, nato a Lecce nel 1888 con il nome di Raffaele Attilio Amedeo, si trasferì a Milano per completare gli studi. Tito diventò fin da subito il suo nome d’arte e dal 1909, l’anno del suo debutto a Vercelli con Traviata, divenne di anno in anno sempre più un “cittadino del mondo”: sempre in viaggio per la sua carriera artistica, imparò a parlare quattro lingue, cantò e interpretò in molti idiomi diversi (undici o dodici si narra), visse anche per un lungo periodo negli U.S.A. (dove morì nel 1965), il grande paese in cui fu “rivale”, in quanto a notorietà, di Enrico Caruso e di Beniamino Gigli. Differentemente, sono un po’ meno conosciute le vicende che legano questo illustre cantante lirico (e compositore) al mondo del tango e all’Argentina. L’anno 1917 viene unanimemente riconosciuto come quello d’inizio dell’epoca del tango-canción; fu allora, infatti, che uscì Mi noche triste di Carlos Gardel (musica di Samuel Castriota su testo di Pascual Contursi), brano che, a ragione, si può considerare il primo della “nuova” svolta nella produzione tanghistica. La voce si guadagna un posto di primo piano nell’ambito della produzione di tanghi, portando con sé le tematiche che conferiscono un nuovo colore al genere: amori impossibili, malinconia, tristezza, povertà, desiderio, ecc. La voce di Schipa sembrava davvero essere un vestito su misura per questo nuovo genere; ne sono una riprova le parole spese dagli estensori del Dizionario della musica e dei musicisti Grove (uscito nel 1980) al lemma Schipa, Tito: “timbro inconfondibile, a momenti quasi velato, particolarmente adatto a toni di tenerezza, melanconia o nostalgia”. Quando per di più, si viene a sapere che Schipa non solo cantasse dei tanghi, ma li componesse pure, risulta evidente che non si è più di fronte a una semplice coincidenza. Il rapporto tra Tito Schipa e il tango è stato approfondito da alcuni studiosi come Emilio Zamboni (marchigiano, molto legato all’Argentina, nativo di Potenza Picena, il paese di Bruno Mugellini), i cui scritti sono reperibili anche su Todotango, e Gianni Carluccio (leccese, studioso, biografo e curatore dell’archivio Schipa), i cui materiali si trovano essenzialmente nel fondo che curava personalmente. I viaggi di Schipa in Argentina sono stati ben tredici, tutti dovuti a rappresentazioni di opere liriche o comunque a concerti di rilievo. Nei primi viaggi (il primo è del 1913), il tenore italiano venne avvicinato da Carlos Gardel che gli chiese delle lezioni per impostare e educare la propria voce. Schipa acconsentì e, negli incontri, non chiuse le possibilità di un ingresso nel mondo della lirica del cantante uruguaiano, al quale precisò, però, di avere una voce ormai piuttosto formata e più baritonale che non da tenore. Gardel sfruttò gli insegnamenti del leccese, ma la sua voce era, ormai, già di grande successo nel campo della musica popolare e del tango: perché rischiare nel complesso mondo della lirica? Nei suoi viaggi, il famoso tenore si esibì in tutti i teatri più importanti dell’Argentina, a partire dal Colón di Buenos Aires, ma anche altri della capitale come Coliseo e Politeama, e poi al Politeama argentino de La Plata, Ateneo Popular Esteban Echeverría di San Fernando, Opera e Odeon di Rosario, Rivera Indarte di Córdoba, Odeon e Alberdi di Tucumán, Cóndor di Mendoza e Teatro di San Rafael. In diverse occasioni la voce di Schipa fu diffusa con il mezzo radiofonico: da “Radio El Mundo”, “Radio Belgrano” e “Radio Excelsior”. Ma il rapporto di grande amore con il pubblico argentino passava, principalmente, attraverso le incisioni e grazie all’attenzione che Schipa aveva per il tango, fino al punto di comporne diversi. Al lavoro di ricerca di Zamboni dobbiamo la traduzione di una frase riferita a Schipa e scritta sulla copertina di uno dei suoi dischi di successo: “Tito Schipa cessò di esser straniero nello stesso istante che calpestò la nostra terra, poco bastò per ambientarsi e percepire così il tango nella sua essenza primordiale, e immediatamente si sentì coinvolto dall’ispirazione dei suoi creatori”. Sempre a Zamboni dobbiamo la traduzione di un’annotazione sull’artista in un catalogo discografico del 1931: “Tito Schipa è senza dubbio il tenore più popolare in tutta l’America Latina, e i suoi dischi, cantati in castigliano, figurano tra quelli prediletti da ogni categoria di pubblico, grazie alla sua chiara dizione e alla fedele interpretazione che egli sa dare alle romanze popolari”. A dimostrazione del desiderio del pubblico di sentire i tanghi di successo del momento con la voce di Schipa, si potrebbe prendere l’esempio di Confesión, brano che Gardel fa uscire nel 1931. Si tratta di un brano composto da Enrique Santos Discépolo con testo dello stesso Discépolo e di Luis César Amadori. Ebbene, Schipa lo registrò sempre nel 1931, lo stesso anno di Gardel. Luis Martínez Serrano e Augusto Berto composero nel 1928 il tango Dónde estás corazón su testo dello stesso Martínez Serrano; la prima incisione del brano fu di Teresita Asprella accompagnata dall’Orquesta de Horacio Pettorossi nel 1930; Schipa lo incise nel 1931. Nel 1933, Osvaldo Fresedo compose uno dei suoi maggiori successi: il tango Vida mia. La prima incisione fu della sua orchestra con la voce di Roberto Ray; Schipa lo incise nel 1934 (sempre con l’orchestra di Fresedo). Nel 1934, Francisco Lomuto compose (su proprio testo) il tango Dímelo al oído, affidandone la prima incisione proprio alla voce di Tito Schipa. Di grande popolarità fu anche la sua versione di La Cumparsita con l’Orquesta Tipica Victor, nel 1930. Alle ricerche svolte da Gianni Carluccio dobbiamo, invece, il racconto di un grandissimo concerto tenuto da Schipa nel suo ultimo viaggio in Argentina del 1954. Il concerto fu organizzato dal Partito Peronista all’incrocio tra Avenida Nueve de Julio e Avenida Belgrano in Buenos Aires il 18 febbraio 1954, alla presenza di oltre centomila ascoltatori, tra i quali il Presidente Juan Domingo Perón. Questa vicenda costituisce una verace testimonianza del fatto che l’amore degli argentini per Schipa non diminuiva affatto col passare degli anni. Come già accennato, un altro forte legame tra il tenore leccese, il pubblico e i tangofili era costituito dalla sua dedizione alla composizione di tanghi. Nel 1913, egli compose El coquetón, un tango senza parole, mai inciso dallo stesso compositore, che centrò, però, pienamente lo stile e il gusto rioplatense. Lo studioso Giorgio Lala denota come questo lavoro di un giovane di soli ventiquattro anni esprima, comunque, una sua vena lirica, che gli fa mirabilmente precorrere il sapore del tango-canción prima della sua ascesa. Diversa la sorte del suo secondo tango: El gaucho. Composto nel 1927, e inciso a New York nel mese di settembre dell’anno seguente, il brano era stato scritto per essere inserito nella colonna sonora del film statunitense The gaucho di Douglas Fairbank Sr. In quell’anno, però, Schipa si dedicò anche alla stesura di un’operetta, genere rappresentativo che in quel periodo tendeva ad assemblare ritmi danzati di diverse provenienze. Il titolo dell’operetta era La Principessa Liana e Schipa vi inserì proprio il suo brano El gaucho. Nelle occasioni in cui egli stesso dirigeva l’orchestra per l’esecuzione de La Principessa Liana, alla fine del secondo atto, posava la bacchetta sul leggio e si rivolgeva verso il pubblico per interpretare direttamente il suo tango di grande successo. Nel 1930, Schipa compose Ojos lindo y mentirosos, che inciderà l’anno seguente per RCA Victor. Il 1932 fu la volta di Esperanza, brano che verrà utilizzato anche nel film Tre uomini in frak di Mario Bonnard e il 1937 quella di El Pampero (che vede come coautore Richard Barthélemy). Negli anni Cinquanta scrive Surriento e Maruja, opere citate da Giorgio Lala in Tangologia 2, ma non inserite nell’elenco dei tanghi stilato da Carluccio, forse perché non completamente inquadrabili nel genere.
E, infine, una notizia che, se si rivelasse vera, sarebbe una “bomba atomica”: uno scandalo per plagio. Della vicenda, però, parla un solo sito: “italianiabuenosaires.com.ar”. La prudenza consiglia, quindi, l’uso del condizionale, anche a causa della data di divulgazione, assai tarda rispetto ai fatti di cui si parla: il 28 gennaio 2018. È ipotizzabile che essa sia stata taciuta fino ai giorni nostri, ritenendo che, ormai, una sua divulgazione non avrebbe più suscitato tutte le polemiche sul giudizio storico-artistico dei personaggi coinvolti? Presumibilmente, sì. Ebbene, Edda Cinarelli, caporedattrice de “La voce d’Italia”, italiana che si è trasferita in Argentina da oltre quarant’anni, scrive su quel sito che Tito Schipa, ascoltando la prima parte di Tomo y obligo di Carlos Gardel su testo di Manuel Romero, la ritenne copiata dal suo El gaucho e decise di sporgere denuncia per plagio. Bomba sganciata. La storia della musica dell’ultimo secolo (soprattutto quella commerciale) è piena di casi di plagio, più o meno difficili da giudicare e risolvere. Forse, la particolarità di questo caso sta nel vedere il maestro che denuncia l’allievo.

Carlos GardelConfesiónDímelo al oídoDizionario della musica e dei musicisti GroveDónde estás corazónEl coquetónEl gauchoEl PamperoEmilio ZamboniLa CumparsitaLa Principessa LianaMarujaMi noche tristeOjos lindo y mentirososOrquesta de Horacio PettorossiOrquesta Tipica VictorRaffaele Attilio AmedeoSurrientotangoTangologia 2Tito SchipaTodotangoTomo y obligoTre uomini in frak