Italia – Germania: un binomio che evoca imprese sportive, soprattutto di tipo calcistico (si pensi alla partita “del secolo” ai Mondiali del 1970 in Messico), due nazioni cardine dell’Unione Europea, accomunate da vari aspetti storici e culturali, tra cui quelli legati alla fisarmonica. Italia e Germania, assieme alla Francia – primeggiando a livello europeo e internazionale – hanno saputo valorizzare lo strumento in molteplici prospettive della cultura, musicale e non solo.
Le aziende: Castelfidardo e Trossingen, eccellenza e innovazione
Sappiamo che i primi passi dello strumento, nei primi decenni dell’Ottocento, non sono stati mossi in Italia e neppure in Germania, bensì a Vienna e, subito dopo, a Parigi, due capitali geopolitiche e culturali dell’epoca. Nei decenni successivi, la fisarmonica si diffonde con eccezionale rapidità un po’ dappertutto e trova terreno fertile in varie botteghe artigiane e anche presso vari musicisti, in particolare, e in primis, della Germania e della nostra penisola, territori caratterizzati da una solida tradizione artigianale e poi da una crescente industrializzazione.
A Trossingen, conosciuta come “città della musica”, la celebrità maggiore è probabilmente proprio l’azienda Hohner, fondata nel 1857 da Matthias Hohner; la prima produzione inizialmente riguardava solo l’armonica a bocca, poi si aggiunsero la fisarmonica e successivamente altri strumenti.
Queste aziende, leader nel settore delle fisarmoniche, contribuirono in maniera determinante alla diffusione dello strumento anche grazie all’apporto significativo di abili artigiani e altrettanto validi musicisti. Naturalmente, la storia di queste aziende è costellata di continue innovazioni tecniche, che portarono ai modelli attuali.
A tal proposito, in uno stimolante libro di Francesco Carreras, I brevetti italiani sugli strumenti musicali (Libreria Musicale Italiana, 2019), che elenca sinteticamente i brevetti industriali registrati dal 1855 al 2018, abbiamo trovato dei dati piuttosto interessanti. Il testo presenta in totale 3.598 brevetti, dei quali ben 2.121 italiani e 1.477 stranieri (come estensione e tutela anche in Italia della validità di brevetti esteri). Tra questi brevetti stranieri, che testimoniano anche i rapporti commerciali internazionali delle varie nazioni con l’Italia, il Paese europeo più rappresentato è la Germania, con 383 brevetti, la quale, in generale, risulta seconda dopo gli Stati Uniti (con 431 brevetti). Trattando di fisarmoniche, scopriamo, che, in generale, tale settore primeggia su tutti gli altri strumenti con un numero davvero notevole di brevetti: 613 (+ altri 15 per la sezione “Perfezionamenti ad Ance applicabili a fisarmoniche e armonium”), e alcuni altri riportati sotto la voce “Armoniche”, dove tale termine non indicava solamente l’armonica a bocca, ma anche l’armonica a mantice, organetti, fisarmoniche diatoniche, ecc. Tali brevetti sulle fisarmoniche, coprendo un arco temporale che va dagli ultimi anni dell’Ottocento – con lo storico brevetto della Paolo Soprani (13 settembre 1899), che inaugura la moderna fisarmonica – al 11 giugno 2015 (Roland Europe s.p.a., con un brevetto per il mantice delle fisarmoniche elettroniche) – effettivamente, presentano dei picchi proprio nei primi decenni del Novecento e, segnatamente, negli anni Cinquanta.
Entrando un po’ più nel particolare del settore “Fisarmoniche”, notiamo che in Germania: a Trossingen sono stati registrati 52 brevetti, a Berlino circa 40, mentre a Klingenthal una decina. In Italia si contano a Stradella 24 brevetti, invece in altre città marchigiane del distretto degli strumenti musicali abbiamo: Camerano con ben 76 brevetti, Ancona con 44, Recanati 34, Numana 25, Osimo 24; mentre a Castelfidardo addirittura 225 brevetti. Ecco uno dei chiari motivi, illustrato quasi plasticamente, per cui la città è stata definita “la capitale (o la culla) della fisarmonica”. Si pensi quanti continui miglioramenti e innovazioni in circa centocinquant’anni di storia.
Le collaborazioni e i grandi artigiani
Dietro a questi numeri, pur esplicativi e inoppugnabili, ci sono, però, delle storie e, quindi, delle persone. Nello specifico gli artigiani, che hanno costruito letteralmente la storia delle fisarmoniche, in alcuni casi veri e propri artefici, definibili, come nel titolo di un bel libro di Beniamino Bugiolacchi e Roberto Carlorosi “artigiani del suono”.
Alcuni di loro hanno avuto un ruolo fondamentale non solo in Italia, ma anche in altri Paesi, come la Germania, contribuendo a rinsaldare e cementare un proficuo rapporto, sicuramente commerciale, ma, anche e soprattutto, di collaborazione tecnico-artistica.