Roberto Cotroneo organizza il suo Il demone della perfezione. Arturo Benedetti Michelangeli l’ultimo dei romantici (Neri Pozza, 2020) in una miriade di piccoli capitoli, ciascuno lungo una pagina e mezza o poco più, per cantare il mito moderno di uno dei più grandi pianisti della storia della musica. Uno dei più singolari, aggiungerei. Di ABM (con questa sigla è passato alla storia) si è sempre narrata ogni intemperanza, ogni idiosincrasia, ogni ossessione. Roberto Cotroneo le ha raccolte, assieme ad elementi biografici certi, a testimonianze e a uno scrupoloso ascolto delle registrazioni, riconducendole, dopo appassionate riflessioni, a unità: quella di un musicista che fu, al tempo stesso e inscindibilmente, realtà e leggenda.
Quel che manca, però, è l’approfondimento, che lascia il lettore con il proprio orizzonte d’attesa… disatteso. Largheggiano, invece, osservazioni e racconti, non tutti inediti, sul carattere di ABM, sul suo talento, sul suo orecchio assoluto, sempre alla ricerca del suono perfetto e in grado di cogliere il minimo difetto in un dettaglio della meccanica di un pianoforte, sulle sue avversioni a cose e persone (per Vladimir Horowitz, innanzitutto, e, in seguito, per l’Italia e gli italiani), sull’amore per le automobili sportive e sulla sua incapacità di guidarle, sulla sua presunzione di essere al di fuori e al di sopra delle regole della civile convivenza, sul nomignolo “Ciro” – mutuato da un personaggio del “Corriere dei Piccoli”, Cicirillo – col quale era chiamato in casa fin da bambino, e che non lasciava presagire, a dire di Cotroneo, la sua futura grandezza. Nulla di nuovo, nulla che aggiunga (e nemmeno sottragga, per carità) elementi che consentano di sviscerare la figura di ABM, di approfondire l’esegesi delle sue esecuzioni e del repertorio, e, soprattutto, nulla di più di quanto già ampiamente raccontato e documentato dal fondamentale testo di Cord Garben, Arturo Benedetti Michelangeli. In bilico con un genio, o da quello di Piero Rattalino, Arturo Benedetti Michelangeli. L’asceta,
che l’editore Zecchini ha pubblicato rispettivamente nel 2004 e nel 2006, e che Cotroneo, a giusta ragione, cita in diverse occasioni.
Per l’autore, infine, Benedetti Michelangeli “rappresenta un mondo in parte perduto […] Quella forza del talento, della perfezione, della disciplina, e dell’intransigenza; tutte cose che oggi ci appaiono lesionate, irrecuperabili, lontane, a volte persino bizzarre”. Il mio pensiero in proposito è, certamente, del tutto ininfluente, ma non posso non esprimere il mio dissenso. Certo, se confrontassimo ABM con i concorrenti di un reality show, non avrei dubbi: sottoscriverei col sangue il pensiero di Cotroneo. Ma se i termini di paragone sono, invece, tanti musicisti e altrettanti studenti di Conservatorio, e tanti altri artisti o professionisti e giovani aspiranti tali in diversi rami della creatività e del sapere, allora no: la disciplina, la forza del talento, la ricerca della perfezione abitano ancora lì, tra di loro. Per favore, lasciamo ad altri contesti mediatici le lamentazioni sui giovani d’oggi che non sono come quelli di una volta (per fortuna, altrimenti saremmo fermi al paleolitico) o su una certa Italia (o il mondo intero) che non c’è più…
Roberto Cotroneo è un giornalista, fotografo, scrittore e critico letterario italiano. È stato responsabile, per molti anni, delle pagine culturali de “l’Espresso”. Nel 2003, esce per Mondadori Chiedimi chi erano i Beatles. Lettera a mio figlio sull’amore per la musica, un racconto sulla musica vista attraverso storie, ricordi, pensieri e grandi suggestioni. Nel tempo libero ama suonare il pianoforte.
Roberto Cotroneo, Il demone della perfezione. Arturo Benedetti Michelangeli l’ultimo dei romantici
Editore: Neri Pozza, Vicenza
Anno di edizione: 2020
Pagine: 141, ill., brossura, € 16,50
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Photographer: Israel Press and Photo Agency (I.P.P.A.) / Dan Hadani collection, National Library of Israel / CC BY 4.0