Quell’amato immortale – Il duecentocinquantesimo anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven

A duecentocinquant’anni dalla nascita, Ludwig van Beethoven incarna ancora la figura del musicista moderno in cui convergono – come mai prima, né dopo di lui – spiritualità, dolenti vicissitudini esistenziali e grandi ideali libertari. Una personalità che ha resistito ad oltre due secoli di nuova musica, di nuovi generi, di nuovi idoli. Beethoven non teme confronti. Non solo, ovviamente, dal punto di vista strettamente musicale. Anche da quello mediatico. Elvis Presley, John Lennon, Jim Morrison: al suo cospetto crolla ogni iconica rockstar del Novecento.
Uomo tormentato – ma dotato anche di un grande senso dell’umorismo – indifferente ai dettami e alle consuetudini sociali, cercò prima di tutto in sé stesso il mondo “altro” al quale aspirava, senza esitare a demolire i miti in cui pure aveva, illusoriamente, creduto. Beethoven innovò ogni aspetto della musica. Lo fece interrogando, instancabilmente, sé stesso e l’ascoltatore, e cercando le risposte. E lo fece parlando all’uomo del domani.
Nel mese di dicembre 2020 (e oltre), anche “Strumenti&Musica” renderà omaggio a Ludwig van Beethoven. E lo farà a modo suo. Innanzitutto, dedicando al compositore un album, Accordion for Beethoven, nel quale Patrizia Angeloni, Ivano Battiston, Ivano Paterno e Umberto Turchi hanno riversato tutta la propria esperienza – e sapienza – di concertisti e di ricercatori sull’impiego della fisarmonica nel repertorio colto, trascrivendo per il “nostro” strumento alcune opere partorite dal grande compositore. Il nostro giornale darà ampio spazio al disco (Ars Spoletium, 2020) con interviste e articoli. Anche le rubriche “I libri di S&M” e “Note d’Arte” saranno interamente riservate a Beethoven: dalla recensione del recentissimo romanzo di Valerio Simonelli, Cercando Beethoven, a quella del nuovo saggio di Alessandro Zignani, Ludwig van Beethoven. Una nuova interpretazione della vita e delle opere; da una bibliografia ragionata ai rapporti del compositore con il variegato mondo culturale della sua epoca (arti visive, letteratura, filosofia) fino ad arrivare al cinema, che tante pellicole gli ha dedicato e che per tante colonne sonore ha attinto al suo catalogo. Stefano Dentice, infine, “firma jazz” di “Strumenti&Musica”, ci racconterà di quanto – e come – anche la musica afroamericana abbia un debito nei confronti Beethoven.
Un tributo doveroso e irrinunciabile. Perché la musica di quell’«amato immortale» ha varcato ogni soglia temporale e spaziale, riuscendo a comprendere e a svelare l’anima di ogni epoca e l’animo di coloro che l’hanno vissuta e la vivono.

 

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