“Sos tumbarinos”

I tamburi di Gavoi

Il tamburo di Gavoi, chiamato Su tumbarinu de Gavoi è uno strumento appartenente alla tradizione musicale della Sardegna e, secondo il sistema di classificazione Hornbostel-Sachs, si colloca nella categoria dei membranofoni a percussione diretta. Grazie al Dizionario del Casalis e agli scritti dello storico Vittorio Angius, il suo uso è attestato intorno alla prima metà dell’Ottocento (1829 circa). Gavoi è sicuramente uno dei pochi centri in cui si riscontra un’alta varietà di membranofoni e, in particolare, tamburi bipelle (con mazzuoli e senza) e monopelle a frizione.

I tamburi a percussione di questo paese della Barbagia di Ollolai vengono genericamente identificati con il nome Tumbarinos, ma si distinguono in almeno tre tipologie principali:

Su tumbarinu, identificato con la classica struttura e sistema di tiraggio, che potremmo quasi definire “Tumbarinu classico”;

Su tumbarinu ‘e Gardone, realizzato con una cassa acustica in sugherone (su gardone appunto);

Su tumbarinu cun criccos, che si differenzia per la diversa modalità adottata per tenere in tensione le pelli (is criccos, appunto).

Questi strumenti vengono sostenuti e mantenuti alla corretta altezza di utilizzo da un cordino (o fascia in pelle) che passa intorno al collo del musicista.

Parlando di tamburi cilindrici bipelle, in Sardegna troviamo anche il tamburo di Aidomaggiore e il tamburo di Sassari. Sebbene tra loro ci siano delle piccole varianti che li rendono unici, sono tutti costituiti, essenzialmente, da un cilindro di legno, sughero o metallo ai cui bordi sono tese le pelli. Una di queste due pelli viene percossa con i mazzuoli, l’altra, invece, è spesso messa a contatto con una cordicella (bordoniera o cordiera), che vibra “per simpatia”, cioè vibra sollecitata dall’onda sonora prodotta dalla prima pelle. Questa è una caratteristica comune ai tamburi militari e ha la funzione di produrre l’armonico immediatamente superiore dividendo in due la porzione vibrante di membrana.

Struttura e costruzione. Come è facilmente intuibile, a seconda del tamburo che si vuole realizzare avremo diversi materiali di base e/o tecniche costruttive differenti. Lo strumento classico è composto da un cilindro in legno (spesso faggio o ramino) di spessore sottile (un tempo venivano utilizzati vecchi setacci per la farina, chiamati sos malùnes), con un diametro generalmente compreso tra 30 e 50 cm, alto 20/25, che funge da cassa acustica. Le dimensioni del cilindro in legno possono variare in caso di modelli particolari. Su tumbarinu ’e gardone ha una struttura molto simile al tumbarinu classico, ma con la cassa di sughero grezzo di primo taglio (chiamato appunto gardone). La corteccia, asportata dall’albero in un sol pezzo, ha già la forma cilindrica del tamburo; in questo caso è, quindi, sufficiente cucire con un sottile fuscello di salice o con fil di ferro l’incisione longitudinale e turare con colla i pori interni del sughero. Realizzato il corpo del tamburo, bisognerà levigarne bene i bordi dove si poseranno le pelli, in maniera tale da avere una superficie quanto più regolare possibile per consentire un’ottimale vibrazione delle membrane.

Per tutte le tipologie di tumbarinos, alle due basi del cilindro (in legno o in sughero) verrà poi applicata una pelle tesa. Oggi, per la costruzione vengono adoperate, generalmente, pelli di capra o capretto, ma, in passato, alcune testimonianze riferiscono dell’utilizzo frequente di pelli d’asino, di pecora, cervo, daino, e, talvolta, anche di animali domestici morti d’inedia.

Per conciare le pelli si usa la medesima procedura sia a Gavoi, sia in altre aree della Sardegna, anche per diverse tipologie di tamburi. Sulla pelle fresca, dalla parte del pelo, si stende uno strato di cenere impastata con acqua calda. La pelle, arrotolata, si sotterra per circa dieci-quindici giorni. Allo scadere del tempo, viene dissotterrata in uno stato di avanzata putrefazione, che facilita il distacco del pelo. Terminata quest’ultima operazione, una volta risciacquata e fatta asciugare, la pelle è pronta per essere montata sul cilindro. Viene distesa con attenzione, ripiegata ai bordi e assicurata, tramite una correggia, ad un cerchio di filo di ferro (anticamente, intorno ad un fuscello di legno) disposto lungo la circonferenza del cilindro. 

Per il tiraggio delle pelli, il sistema può variare. Nel modello classico i tiranti passano, alternativamente, direttamente da una pelle all’altra, formando una struttura reticolare, mentre nel tipo cun criccos la corda viene fatta passare attraverso asole di cuoio fissate a loro volta a controcerchi di legno, che premono su quelli di fil di ferro sui quali è cucita la pelle.

I mazzuoli, in faggio, castagno o melograno, vengono, invece, sagomati con il coltello o con un frammento di vetro, spesso personalizzati con un pirografo. Ogni artigiano, naturalmente, ha i propri piccoli segreti, incluse tecniche e/o materiali preferiti.

Esecuzione e occasioni di utilizzo dello strumentoSu tumbarinu ‘e Gavoi viene impiegato soprattutto nel carnevale di Gavoi, uno dei più caratteristici e musicali della Sardegna.

In jovia lardajola, il giorno di giovedì grasso, centinaia di suonatori, soprattutto di tamburino, ma, anche, di organetto, triangolo, zufolo e qualche tumburro o serraggia (antico strumento cordofono sardo), accompagnati dalle maschere tradizionali gavoesi si riversano nelle strade formando numerosi cortei, che, in serata, si concentrano nella piazza principale del paese in un grande raduno chiamato sa sortilla ‘e tumbarinos, l’uscita dei tamburini. Qui, si trattengono e suonano fragorosamente sino a notte inoltrata, accompagnando le danze tradizionali della Sardegna e, in particolare, su ballu gavoesu, su dillaru e su curre curreSos tumbarinos di Gavoi sono i protagonisti principali del carnevale. Nutriti gruppi di ragazzi passano per le vie del paese percuotendo energicamente la pelle dei propri strumenti. È soprattutto il tamburo la componente essenziale della musica di questo centro della Barbagia, insieme al pipaiolu (formazione già attestata nel secolo scorso da Vittorio Angius nel Dizionario del Casalis), al triangolo e all’organetto.

Sos Tumbarinos, però, non sono famosi solo a Gavoi o in area Sarda; non di rado capita, infatti, che sempre più musicisti professionisti scelgano di utilizzare questo strumento per le sue caratteristiche e peculiarità sonore uniche.

Questo articolo è frutto della collaborazione tra Accademia di Musica Sarda e “Strumenti&Musica Magazine”.

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

SPANU, Gian Nicola (a cura di), Sonos. Strumenti della musica popolare sarda, Nuoro, Ilisso,1994.

http://www.sardegnadigitallibrary.it

https://www.facebook.com/TumbarinosGavoi/?ref=page_internal

 

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Foto Tamburi: Articoli in vendita presso lo SHOP di Accademia di Musica Sarda – https://www.accademiadimusicasarda.com/negozio/https://www.gavoi.com – https://www.instagram.com/igers_sardegna/ – https://www.labarbagia.net

 

(Foto in evidenza ©Ziga Koritnik 2019)

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