Il testo è il primo di una serie di pubblicazioni, dedicate ognuna ad aspetti specifici dello strumento, e desunta dagli appunti personali del grande artigiano. Fogli su fogli, molti ormai ingialliti, scritti a matita e, in alcuni casi, di difficile lettura, che, con amore e dedizione, la figlia Cristina ha reso disponibili per tutti gli appassionati dello strumento sparsi per il mondo.
“Benché realizzata e conosciuta da oltre tremila anni e seppur sostanzialmente immutata nella sua funzione oscillatoria, l’attuale voce è il risultato di continui esperimenti nel tempo che le hanno consentito di perfezionare l’effetto tecnico, vibratorio e sonoro”: così Nazzareno Carini descriveva l’ancia libera, raccontando di avere ricevuto in dono la prima voce (un rarissimo esemplare in avorio) nel 1948, dal Maestro Pierre Monichon, grande didatta e musicologo, che fu insegnante di Nazzareno all’epoca del suo soggiorno giovanile a Parigi. Nel corso di vari decenni, a quell’esemplare ne ha poi affiancato un’ampia gamma, basata su diversi materiali: in ferro, ottone, zinco, bronzo, alluminio, plastica, argento, legno e con i più vari sistemi di chiodatura. Pezzi spesso rari e particolari, a volte con nomi e marchi di produttori per distinguerne l’origine oppure con cerchi, asterischi, scritte di animali e fiori, segni e simboli, persino la croce con la svastica usata nel periodo bellico per evidenziare la produzione tedesca.
Come sottolineato, nella parte introduttiva, dal presidente della Civica Scuola di Musica “Paolo Soprani” di Castelfidardo, Moreno Giannattasio, e dal Maestro Alessandro Mugnoz, l’opera di Carini è una testimonianza di accurata dedizione e viscerale amore per la fisarmonica da parte di un cultore capace di costruirla praticamente da zero e desideroso di promuoverne sempre più la conoscenza e lo sviluppo.
Il libro, dopo una breve parte preliminare dedicata all’autore, entra nel merito dell’argomento con un ricco corredo di foto, riguardanti anche gli attrezzi specifici adatti alla lavorazione delle voci. Non manca una documentata ricerca storica sulla “voce armonica” e sul lungo percorso dell’ancia libera dallo sheng cinese ai modelli attuali, cui hanno dato impulso molti costruttori e artigiani, da tal padre Filippetti a Paolo Soprani e via dicendo.
Nella seconda parte, si entra in modo specialistico e approfondito sui dettagli della voce e delle sue componenti, descrivendone le varie fasi di lavorazione: da quelle fatte a mano fino alla più recente produzione, che prevede in gran parte la meccanizzazione.
L’ultimo interessante capitolo tratta osservazioni, prove e diverse ricerche, anche empiriche, che lo stesso Nazzareno Carini aveva effettuato; perché sicuramente è anche dai tentativi falliti che si impara a fare meglio. Un breve e utile glossario chiude un libro che svela tanti segreti e accorgimenti.
In conclusione, un libro che può impreziosire la biblioteca di ogni fisarmonicista, professionista o semplice appassionato, che voglia approfondire la conoscenza del proprio strumento e, in particolare, della parte più importante: il cuore.