Salvatore Cauteruccio: vivere le emozioni per trasmetterle all’ascoltatore

Fisarmonicista e compositore viscerale, dalla spiccata sensibilità, Salvatore Cauteruccio è un musicista particolarmente curioso ed eclettico, in grado di affrontare con disinvoltura e finezza espressiva generi come musica classica, tango argentino, pop e jazz. In questa intervista racconta il suo percorso umano e artistico.

Ti sei approcciato alla fisarmonica all’età di nove anni. Come è nato l’incontro con questo strumento?

L’incontro con lo strumento è avvenuto grazie a mio padre, io non ne conoscevo neanche l’esistenza. Un giorno mi chiese: «Salvatore, vuoi imparare a suonare la fisarmonica?» Io risposi: «Cos’è?» Lui mi disse: «È uno strumento che emette un suono armonioso, sono convinto che quando imparerai a conoscerlo non lo lascerai più». In effetti fu così, mi innamorai del suono, rimasi affascinato dal movimento del mantice, mi incuriosirono tutti quei bottoni a sinistra, ma l’emozione più forte fu quando la presi tra le braccia e sentii che poggiava al cuore.

Qual è stato il tuo percorso di studi riguardante la fisarmonica?

Ho avuto la fortuna di seguire gli studi musicali con maestri che non mi hanno insegnato solo la disciplina, ma soprattutto l’amore e la passione verso questa magnifica arte. Ho studiato Fisarmonica Tradizionale con il M° Tony Siciliano, Armonia Moderna e Pianoforte con il M° Alfredo Biondo e Fisarmonica Jazz/ Moderna e Arrangiamento Musicale con il M° Renzo Ruggieri. Inoltre, ho partecipato a diversi stage di perfezionamento.

Quando e perché è sbocciato l’amore per la fisarmonica jazz?

Era un periodo particolare della mia vita, tanto lavoro d’intrattenimento in giro per l’Italia, ma dentro di me sentivo che non era la mia strada. Volevo suonare altro, la musica da ballo non mi piaceva più, nonostante mi facesse vivere bene economicamente. Allora iniziai a comprare dischi di vari fisarmonicisti, tra cui “Viaggio” di Richard Galliano. Rimasi affascinato dal sound, dal suo tocco, tecnico e allo stesso tempo sentimentale, le sue improvvisazioni sembravano temi. Tutto ciò mi incuriosiva. Da quel momento decisi di intraprendere gli studi jazz, per poi cercare uno stile personale ascoltando altri autorevoli esponenti, tra i quali: Astor Piazzolla, Frank Marocco, Art Van Damme, Gorni Kramer, Wolmer Beltrami, Antonello Salis, Gil Goldstein.

Tra i vari progetti discografici dei quali sei protagonista è doveroso menzionare “Tangout” con la formazione “Nova 4tet”. Questo disco ha ricevuto la nomination come miglior CD 2008 dell’Orpheus Award nella sezione jazz. Ritieni che questo sia l’album al quale ti senti maggiormente legato rispetto agli altri tuoi dischi?

No, non mi sento particolarmente legato al disco “Tangout”, anche se la nomination Orpheus ha rappresentato un bel traguardo. Credo fortemente in tutti i lavori pubblicati, poiché rappresentano un periodo ben preciso della mia vita. Ogni disco ha un percorso di idee, sonorità, organico e tipologia di registrazione differente uno dall’altro.

Hai tenuto numerosi concerti in Italia e all’estero. Tra questi c’è stato un live assai prestigioso e significativo al “Cremlino” di Mosca. Quali sono i tuoi ricordi legati a questo evento?

Cerco di affrontare tutti i miei concerti con il massimo della professionalità, vivendomi tutte le emozioni possibili con la speranza di trasmetterle a chi ascolta. Ricordo l’esperienza al “Cremlino” con immenso piacere. Ho vissuto con forte emozione l’intero periodo, dalla preparazione alla performance live. Ero molto felice di poter far ascoltare il mio modo di suonare alla prestigiosa platea presente, pubblico numeroso e attento, sensibile nell’ascoltare ciò che stavo proponendo. Inoltre, ricordo il calorosissimo applauso alla fine di un brano tradizionale calabrese riarrangiato in chiave jazz e gli applausi per il mio saluto in russo. Spero che un giorno calcherò nuovamente quel palco. Non bisogna mai smettere di sognare.

Oltre a essere un brillante fisarmonicista sei un fecondo compositore. Hai scritto svariate musiche per il teatro. Come hai vissuto questa esperienza?

Sin da piccolo ho avuto la passione per il teatro e quando mi hanno proposto per la prima volta di comporre ero molto contento, anche se preoccupato. Non avevo mai scritto musiche su testo teatrale, ho sempre creato la mia musica spontaneamente e senza regole ben precise. La voglia di far bene era tanta e ho affrontato l’intero periodo lavorandoci giorno e notte, escludendo qualsiasi altra proposta. In quel caso ho composto un brano a cui sono tanto legato: “Deseo De Libertad”. Oltre alla composizione, ho curato arrangiamenti per diversi spettacoli come Nuda e Cruda di Anna Mazzamauro, con le musiche di Amedeo Minghi.

La didattica è un altro tassello fondamentale della tua vita artistica. In che modo ti interfacci con i tuoi allievi dal punto di vista umano e musicale?

Dici bene, un tassello importante della mia vita. Amo insegnare e trascorrere il maggior tempo possibile con i miei allievi, anche fuori dalle lezioni.  Con loro sono me stesso e soprattutto sincero, conoscendo fortunatamente i miei limiti. Credo nella didattica semplice, immediata e innovativa. Oltre a far conoscere le nozioni base mi piace tenere incontri di musica d’insieme e discutere delle problematiche che si possono incontrare all’interno di un ensemble, registrare in studio i brani affrontati durante il corso e sensibilizzare i ragazzi nella scrittura di brevi articoli e nell’organizzazione di piccoli eventi.

A tuo avviso, quali sono i requisiti ideali del buon docente?

Oltre ad avere una buona preparazione l’insegnante deve essere onesto, umile e sincero.

Quanto reale interesse si registra tra le nuove generazioni verso lo studio della fisarmonica?

Credo che la fisarmonica stia attraversando un buon periodo. I giovani sono incuriositi dalle potenzialità di questo strumento e intraprendono facilmente gli studi con molto interesse e determinazione per raggiungere obiettivi professionali, nonostante viviamo in una società che propone altri interessi. Bisogna ringraziare musicisti come Richard Galliano, Antonello Salis, Simone Zanchini, Renzo Ruggieri e Luciano Biondini che hanno diffuso il lato moderno dello strumento, ma anche artisti pop che la utilizzano solo come colore, ma contribuiscono alla diffusione, ad esempio: Biagio Antonacci, Antonella Ruggero, Mariella Nava, Ron, Ivano Fossati, Fiorella Mannoia.

Hai in cantiere nuove realizzazioni discografiche?

Sto lavorando contemporaneamente per due nuove pubblicazioni discografiche. “In Milonga – Secondo Volume”, dedicato ai classici del tango suonati in presa diretta con fisarmonica e chitarra e al nuovo CD con i Màs en Tango che prevede la realizzazione di brani originali e l’inserimento di special guests. Entrambi i lavori saranno prodotti dalla prestigiosa etichetta “Picanto Records”.

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