“Tu sei un musicista?”
“Sì, suono la fisarmonica”.
“Vuoi venire nella banda? Io sono il direttore”.
“Ma io suono la fisarmonica…”.
“Non ti preoccupare, qualcosa ti troviamo”.
Dopo due giorni il maresciallo maggiore chiama Nazzareno e gli chiede di suonare qualcosa. Nazzareno esegue Preludio e fuga di Felice Fugazza, uno dei suoi cavalli di battaglia: “Non ti dico l’entusiasmo quando m’ha inteso!” ricorda ancora Nazzareno. “Ha chiamato il sergente, ha chiamato un’infinità di persone. Mi commuovo… ha avuto tanto entusiasmo, e m’ha detto di stare con loro, con la banda”.
“Maresciallo, a lei le canzoni napoletane proprio non le piacciono, eh!”.
“A me non è che non mi piacciono le canzoni napoletane, non mi piacciono i napoletani”. Alla faccia della sincerità!
Finito il militare e tornato a casa, per qualche anno Nazzareno mantiene i contatti col suo maresciallo di Pinerolo. “Comunque, quello del militare me lo ricordo come un periodo bello, ho tanti bei ricordi. Nella caserma si stava bene. A mensa mangiavamo a tavolini da sei, avevamo tutti una piccola bottiglia di vino, le scodelle erano di porcellana e il colonnello napoletano, che era patito per le cose della cucina, se vedeva che qualcuno aveva una mela più piccola o che i piatti non erano scolati bene, si arrabbiava”.
Tornato a casa, Nazzareno riprende il lavoro “con grande vigoria, anche di più di quando ero partito perché ero rimasto inattivo per un lungo tempo”.
Comincia allora quella ricerca di “cose particolari” (di cui si è parlato nella precedente puntata dell’articolo) per superare le varie crisi. “Sì, perché la fisarmonica ha avuto varie crisi. A Castelfidardo abbiamo avuto i costruttori di prima generazione che non avevano studiato, come mio padre o addirittura Paolo Soprani che è stato il primo. Qui da noi a quel tempo avevamo il 99% di analfabetismo. Questi primi imprenditori non capivano nulla di commercio. Quindi le fabbriche sono nate veramente con l’ingegno. E l’ingegno è qualcosa di differente dalla conoscenza del commercio”.
Anche la seconda generazione ha un approccio alla produzione e al commercio uguale alla prima. Intanto, subito dopo la II Guerra Mondiale, c’è una richiesta immensa di fisarmoniche, specialmente dall’America. “Una cosa paurosa. Sono nate delle ditte impensabili. Bastava un po’ d’iniziativa e un paio di bravi operai e si formava una società. Fabbriche che venivano fuori come funghi. Il lavoro c’era per tutti, non c’era bisogno di fare l’offerta perché c’era la richiesta, potevi mandare via quello che volevi”. È un momento di grande euforia nel mondo della fisarmonica: “Nel 1952, abbiamo raggiunto le 197.000 unità mandate all’estero”. Poi, la crisi. A Castelfidardo gli imprenditori si lasciano cogliere impreparati. Non sono stati accorti né, tantomeno, lungimiranti. “Qui da noi i fabbricanti non hanno fatto come ho fatto io quando ho fatto la macchina, la casa, ecc. Io non ho mai voluto fregare nessuno. Prima mettevo da parte i soldi, poi compravo quello che mi serviva. Gli altri, invece, quando hanno visto che c’era la richiesta hanno fatto le grandi ville, le grandi fabbriche, le grandi macchine, si sono buttati un po’ allo sbaraglio. Poi, quando il vento ha cominciato a tirare contrario, si sono trovati perduti perché per fare tutte queste cose avevano dovuto ricorrere alle banche. Quindi, quando il lavoro è calato hanno cominciato a diminuire i prezzi, tanto che gli utili non bastavano più nemmeno a pagare gli interessi”. Molti imprenditori di Castelfidardo entrano, a mano a mano, in un circolo vizioso da cui non riescono più ad uscire e che porta, inesorabilmente, al disastro. “Dalle ricerche che ho fatto per un libro, che ho scritto insieme ad un professore di italiano di Camerano, è venuto fuori che il 70% e anche più delle fabbriche di fisarmoniche di Castelfidardo ha chiuso per fallimento. Adesso, la nuova generazione è una generazione molto più intelligente, ragazzi che hanno studiato per diventare imprenditori; l’unica cosa negativa, rispetto alla mia generazione, è che noi suonavamo tutti la fisarmonica, adesso no, quasi nessuno la suona. Però hanno studiato. Quando vanno alle fiere, dal più piccolo artigiano a quello più grande, tutti parlano l’inglese”. Oggi, a Castelfidardo ci sono 32 ditte, lavorano tutte, “fanno dei buoni prodotti, veramente eccezionali”.
Nell’universo italiano della fisarmonica ci sono state, prima e dopo di quella ricordata da Nazzareno, altre crisi, “tant’è vero che nel primo ’900 c’era una cosa che qui da noi si diceva. I vecchi dicevano: canta la ciovetta sopra i tetti, come andranno a fini’ sti poveri organetti?”. La civetta intesa come uccello del malaugurio… E Nazzareno elenca le tante crisi: quella del 1915/’18 per la Grande Guerra, quella del ’29, seguita al crollo di Wall Street, quella del 1935, con le sanzioni contro l’Italia che aveva invaso l’Etiopia, e poi la II Guerra Mondiale. “E io penso che adesso” riprende Nazzareno “abbiamo un’altra piccola crisi”. È acuto, come sempre, il ragionamento di Nazzareno attorno a questo tema. La crisi, secondo lui, è dovuta al fatto che tutte le fabbriche sono orientate a fare solo fisarmoniche molto sofisticate: “Ci potrebbero essere due motivi: primo, perché la fisarmonica ha raggiunto una grande evoluzione e questa è una cosa indiscutibile; secondo, e non lo dico per malignità, l’indirizzamento alla fisarmonica è dovuto ai maestri che sempre hanno guadagnato – è brutto dirlo ma è la verità – consigliando una ditta invece di un’altra e prendendoci la percentuale. Una fisarmonica costava 1.000 e prendevano 100/200. Ma oggi, indirizzando gli allievi verso quel tipo di fisarmonica che si fa adesso, che viene a costare 8/10.000 Euro, ne possono prendere 1.000 o 2.000. Le fabbriche negheranno, ma io lo so che è così”. Nazzareno è preoccupato per il futuro. Quanti ragazzi potranno iniziare lo studio della fisarmonica e diventare i musicisti di domani, se i prezzi sono così elevati? “Tante persone mi hanno detto: ‘per quanto mi piace la fisarmonica, mi venderei la casa se fossi sicuro che poi mio figlio seguita. Ma posso andare a comprare un fisarmonica a 2/3.000 Euro quando una chitarra con 30 Euro la compro?’ E io adesso mi pongo quel problema lì: un genitore il cui figlio s’avvia allo studio della fisarmonica deve spendere tanto denaro per comprare uno strumento perché tutte le ditte si sono indirizzate su quel livello. È un seminare meno che facciamo. Se prima se ne facevano 1.000, ora ne facciamo 10. Quindi, se vogliamo raccogliere abbiamo bisogno di seminare”. Nazzareno s’interrompe, mi guarda e sorride. Con le mani fa il segno di stop. “Finito? Ma pensa quante cose t’ho detto!” E il sorriso accattivante si trasforma in una risata che trascina. “Troppe ancora me ne deve dire, Nazzareno!”. Nazzareno continua a ridere, sempre schivo ma felice di poter continuare a raccontare la passione della sua vita. Ed io con lui.